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Attacco al latte crudo?

di Andrea Bertaglio - 29/12/2008

 

Abbiamo già parlato nei giorni scorsi di quello che negli ultimi tempi è stato un vero e proprio attacco ad uno dei prodotti più amati fra quelli ri-apparsi sulle nostre tavole: il latte crudo venduto alla spina. Vi proponiamo oggi un articolo che approfondisce la questione e l’intervento di un veterinario che la pensa diversamente.


 


Qualche settimana fa i media ci hanno inondato di immagini e parole che mettevano in discussione le proprietà del latte crudo e che diffondevano timore in chi ne fa uso. E’ stato sferrato un vero e proprio attacco al latte crudo.

 

Questo “attacco” ha avuto inizio per opera di Paolo de Castro, ex ministro del PD ed ex presidente di Nomisma (società che, stando a ciò che ha recentemente svelato il giornalista Matteo Incerti, è finanziata dalla Granarolo), il quale ha presentato con altri deputati del PD un’interrogazione parlamentare che mette in dubbio la salubrità del latte alla spina. La tesi è stata appoggiata da professori universitari dell’Ateneo di Bologna che, sempre stando all’inchiesta di Incerti, collaborano con grandi marchi del mercato del latte italiano.

Il segreto del perché sia stato fatto tanto clamore sembrerebbe quindi già svelato.

Per fortuna, però, ci sono anche “esperti veri” che hanno il pudore di fornire informazioni veritiere. Un esempio è quello del Dottor Fausto Cavalli, agronomo zootecnico, coordinatore di Bevilatte Srl, Agenzia di Servizi per l'Agricoltura, il quale afferma che il latte crudo è un prodotto solido e sicuro. E nutriente dato che, non essendo stato bollito o pastorizzato, conserva delle caratteristiche nutrizionali nettamente superiori a quello che si trova al supermercato. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, esso contiene vitamine ed enzimi intatti che invece la pastorizzazione e la bollitura vanno parzialmente a modificare o, addirittura, a distruggere.

Il latte crudo, quindi, - a differenza di ciò che televisione e giornali hanno iniziato a voler far credere - è assolutamente sicuro perché prodotto in aziende costantemente controllate dalle ASL e dalle autorità preposte. Questo alimento ovviamente non è prodotto come si faceva una volta, perché prima non esistevano né la refrigerazione né tutti i metodi di “pulizia” del prodotto che oggi possono garantirne, appunto, la sicurezza.

La regione Lombardia, ossia quella in cui il fenomeno del latte crudo ha avuto una maggiore diffusione ed un maggior successo, secondo le ricerche effettuate dallo stesso Dottor Cavalli, ha effettuato nel corso del 2008 ben 1423 controlli capillari su tutti i distributori presenti sul suo territorio. Ebbene, non è stato registrato alcun caso di Escherichia Coli O 157. Ciò significa che, nonostante si parli solo ed esclusivamente dei nove casi di sindrome emolitico uremica indotta da Escherichia Coli O 157, stando ai risultati di questi controlli in Lombardia nessuno ha mai avuto infezioni dopo aver bevuto questo latte. E si tratta di migliaia di persone che ne hanno fatto un uso quotidiano nell’arco degli ultimi quattro anni.

 


Escheria Coli 0: 157
Lascia quindi perplessi vedere come si stia cercando di diffamare un prodotto sano tirando in ballo le infezioni da Escherichia Coli, quando invece nessuno (a parte Eric Schlosser nel suo interessantissimo libro “Fast Food Nation”) ha mai seriamente parlato del fatto che tale batterio ha provocato problemi anche molto gravi a migliaia di clienti di McDonald’s. Il batterio in questione, infatti, sarebbe presente in una grande quantità di hamburger dell’onnipresente catena.

 

Secondo le statistiche, quindi, si dovrebbe avere più paura per i propri figli organizzando una festa di compleanno da McDonald’s che facendogli bere un bicchiere di latte sano, genuino e prodotto dietro casa.

E allora perché è iniziata questa campagna denigratoria? A chi ha dato fastidio il successo del latte alla spina? Ai grandi produttori come la già citata Granarolo? Alla grande distribuzione o a pubblicitari ed agenzie di marketing, visto che il latte crudo fa risparmiare alle persone fra i 50 ed i 60 centesimi di euro al litro e rende quindi poco competitive le marche “tradizionali”? Al governo, perché girano meno soldi e meno merci sulle nostre strade? Ai costruttori di inceneritori, dato che si evita di buttare in discarica o negli inceneritori, appunto, una quantità enorme di bottiglie di plastica e di confezioni in Tetrapack?

 


Mappa dei distributori automatici in Italia tratta da www.milkmaps.com
E ancora: chi si vuole opporre alla diffusione dei distributori di latte crudo, quando grazie agli stessi si accorciano le filiere di produzione e l’ambiente ne trae un indiscusso beneficio?

 

La realtà è che l’unica vittima certa del latte crudo è ancora una volta il mito della crescita economica a tutti i costi che viene scalfito quando i cittadini risparmiano ed i produttori anche più piccoli possono continuare la loro attività.

Sarebbe ora di valorizzare, agevolare e tutelare questo tipo di distributori “alla spina” e ancor di più queste iniziative di produzione locale non solo di latte, ma di ogni tipo di prodotto.

Chissà se potremo davvero tornare un giorno ad essere “padroni a casa nostra”. Questo dipenderà anche da noi, dal nostro interesse sia per ciò che ci succede attorno e per il tipo di informazione a cui vogliamo affidarci.

Se nel vostro paese o città c’è un distributore di latte crudo, quindi, fatevi un favore: attivatevi per far sì che esso resti dove si trova. Abbiamo tutti solo da guadagnarci, sia a livello economico, che nutrizionale e ambientale.

E se prima di uscire per recarvici volete contribuire a fermare questo attacco denigratorio nei suoi confronti, firmate la petizione.

Vi proponiamo ora un breve intervento scritto dal dottor Angelo Troi in risposta a quanto pubblicato da questo e da altri giornali negli scorsi giorni.

Latte crudo: polemica inutile

 


Il bovino può essere portatore a livello intestinale di E. coli O157 (il più importante tra i sierotipi che producono tossine vasoattive ), senza presentare sintomatologia di sorta. Il latte può essere contaminato durante la mungitura da qualsiasi microrganismo e si può ragionevolmente affermare che una corretta pratica di mungitura, riducendo la contaminazione fecale, influisce favorevolmente sul rischio di coinvolgimento del latte da parte di animali escretori. Tuttavia, bisogna considerare che la dose infettante per l'uomo è particolarmente bassa e l'andamento è incostante, con una percentuale elevata di animali eliminatori, specialmente nella stagione calda.

 

La tossina si forma in seguito alla proliferazione del batterio nell'intestino dell'uomo, conseguenza dell'ingestione del microrganismo: quindi non è presente nel latte, ed il "se e quando" prolifera il patogeno, dipende da una serie di concause, che influiscono sulla capacità dell'ambiente intestinale di bloccarne la formazione.

Per questi motivi è inutile invocare le analisi: se ci fosse del latte infetto e si controllasse oggi, il consumatore potrebbe averlo ingerito prima di avere i risultati, tuttavia non si presenterebbe automaticamente la malattia in chi lo ha bevuto. La stessa incertezza si deve considerare nelle analisi dei bovini portatori: non abbiamo un andamento costante della proliferazione e dell'escrezione del batterio. Perché non limitiamo le prescrizioni alle categorie a rischio? Oggettivamente possiamo fornire delle prescrizioni per chi è giovanissimo o anziano; quasi mai siamo in grado di prevedere chi ha un deficit immunitario, se non a seguito di una precisa diagnosi medica.

I provvedimenti adottati dal Governo sono quindi corretti, non lo è altrettanto la polemica innescata, che rischia di minimizzare le precauzioni e determinare altri casi.

Bollire il latte non vuol dire danneggiare i distributori, non si afferma che il latte della filiera corta crea problemi tout-court, si danno le indicazioni per evitarli.

Viceversa, creare un clima di incertezza, di sospetto, e di scarsa trasparenza dell'informazione scientifica, sicuramente è controproducente...

Angelo Troi

Dottore in medicina veterinaria
Dottore in scienze e tecnologie per l'ambiente e la natura.
Segretario nazionale SIVELP (sindacato italiano medici veterinari liberi professionisti)
www.sivelp.it