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La danza indiana. Un dialogo con gli Dei

di Amadio Bianchi - 07/01/2009


Per la tradizione indiana, la danza, non è conseguenza di una invenzione umana :
come i testi sacri appartenenti alla “Sruti”, essa prende origine da una “rivelazione
divina”. A Brahma, il divino creatore, si attribuiscono le scritture “originali”
considerate sacre, che trattano l’arte del teatro, della mimica, della danza e della
musica.
Ciò è affermato nel primo capitolo del Natya Sastra, opera attribuita al saggio
Bharata e considerata forse il più antico trattato di drammaturgia.
Brahma creò la danza per soddisfare le richieste degli altri dei. In una nota
traduzione-interpretazione di questo antico testo si legge : “Brahma, dunque, ordinò
all’architetto degli dei di costruire un teatro, e, affinché le rappresentazioni non
fossero disturbate, fece in modo che ogni parte dell’edificio fosse collocata sotto la
protezione di un Dio : Chandra, la luna, doveva proteggere la costruzione principale ;
i Guardiani dello spazio, i lati ; Marut, il dio della tempesta, i quattro angoli ; Varuna,
Dio dello spazio illimitato e sovrano della notte, l’interno ; a Mitra, signore del
giorno, fu affidato il palco ; ad Agni, Dio del Fuoco, la scena ; alle Apshara, le
danzatrici celesti ; alla Nimphee, l’intera residenza. Yama, Dio della morte, doveva
proteggere la porta ; i due re serpenti Ananta e Vasuki, gli stipiti ; il tridente di Shiva,
Trishula, l’apice della porta, e così via.....Lo stesso Brahma, avendo il ruolo di
impedire gli ostacoli, occupava il centro della scena”.
“Iniziò, dunque, l’insegnamento specifico della danza pura
“Nritta” : l’aspetto dinamico, potente e virile della danza
“Tandava”, mostrata da Shiva e, l’aspetto grazioso, delicato e
incantevole, “Lasya”, esposto dalla sua consorte Parvati”.
“Brahma mise l’accento sul valore educativo del teatro-danza
con finalità di armonia nell’ordine cosmico : quest’arte di
spettacolo - disse - insegna la rettitudine a chi cerca le regole
etiche, dà godimento a chi attende ai piaceri dell’amore, dona il
dominio di se stessi agli indisciplinati, sapienza alle persone
colte”
In generale, la danza indiana propone azioni che si riferiscono a
comportamenti sia umani, sia divini proposti con i relativi stati
d’animo (“Rasa”). Essa, inoltre nutre i sentimenti (”Bava”) e sviluppa il piacere
estetico.
Si ha ragione di ritenere, inoltre, che sia stata utilizzata anche come mezzo di
diffusione dei principi vedici e induisti. Originariamente era presentata nei luoghi
sacri dalle “Devadasis”, danzatrici dei templi, e l’esposizione degli episodi era
affidata alla mimica del viso e alle molteplici posizioni delle mani (“Mudra”), che
costituivano un preciso linguaggio, oggi ben codificato e sistematizzato. Le Mani ed i
piedi delle danzatrici sono tinti di rosso proprio per rendere scenicamente più visibili
le estremità, in particolare le dita della mano che svolgono un ruolo importante nella
narrazione mimata. Infatti : “dove le mani vanno, lo sguardo segue, lì dove va lo
sguardo, si dirige lo spirito, dove si posa lo spirito, si manifesta uno stato d’animo,
dove si intensifica uno stato d’animo, nasce la gioia suprema”. Nelle fotografie, la
danzatrice “Surya” propone alcuni passi della danza classica Bharata Natyam
originaria del sud India. Questo tipo di danza è considerato lo stile madre dei sei stili
di danza classica indiana, il quale, circa un secolo fa, fu strutturato in una tecnica ben
precisa da alcuni maestri chiamati Nattuvanares. Dopo la sua rinascita ed
affermazione negli anni trenta, si è così sviluppata, fino a divenire una delle forme di
danza più complete e significative del mondo. Questa disciplina può divenire una via
per elevati stati di consapevolezza, uno Yoga che richiede anni di preparazione e di
studio per allenare il corpo e la mente a fondersi nella “Bhakti” o devozione.
Uno spettacolo di danza indiana, in generale, con i
suoi meravigliosi costumi e l’incanto dell’atmosfera
diviene una esperienza emotiva di altissimo livello :
“fiori di loto sbocciano nelle mani della danzatrice e
uccelli prendono il volo dalle sue dita. Il suo corpo si
muove ora orgoglioso, ora sensuale, ora manifestando
devozione. Il viso si trasforma in continuazione
mimando sentimenti ed emozioni. Gli occhi e le
sopracciglia, in particolare, esprimono ora l’amore, ora
il disprezzo, il sospetto, la compassione, il disgusto,
l’orrore.
Quest’arte vive nel suo semplice splendore da 3.000
anni.
Nello Siva Sutra, antico testo indiano in sanscrito si
legge : “Nartaka Atma” - il sé è il danzatore -, “Rango
(a)Nt(a) Ratma” - il palco è il sé interiore -,
“Preksakani Indryani” - gli spettatori sono i sensi,
“Dhivasat Sattva Siddhih” - la sensibilità estatica è
raggiunta con l’intuito -.