Gaza: verità distorte
di Antonio Serena - 13/01/2009
Fonte: liberaopinione
“Riusciamo a vedere i vostri telegiornali e restiamo costernati per le bugie che sentiamo…”. Così Padre Manuel Musallam, parroco della Sacra Famiglia, unica chiesa cattolica della striscia e punto di riferimento per i circa tremila cristiani presenti a Gaza. La sua testimonianza riassume il clima di genocidio che si respira in questi giorni in quel campo di concentramento e che si riassume nel registro dei morti dopo quindici giorni di conflitto: 820 palestinesi (dei quali 235 bambini), 13 israeliani (di cui 4 uccisi da “fuoco amico”). Secondo Padre Manuel non si tratta di una guerra, come si sente ripetere nelle nostre televisioni, ma di uno scontro impari tra uno dei più attrezzati eserciti del mondo ed un gruppo di uomini armati solo di qualche rudimentale razzo artigianale che riesce a stento ad oltrepassare il confine nemico e che dal 2002 ad oggi avrà causato al massimo una decina di vittime. Dunque, ancora disinformazione e menzogne diffuse dai camerieri mediatici di Stati Uniti ed Israele sul tipo della “democrazia export” o delle “armi di distruzioni di massa” di Saddam Hussein. Del resto, politiche estere criminali che offendono non tanto stati cosiddetti democratici già abbondantemente delegittimati, quanto elementari nozioni di decenza, abbisognano, per reggersi presso l’opinione pubblica, di una costante negazione della verità.
Eppure la “questione palestinese” non è poi tanto complicata quanto la si vuol rendere.Prima del 900 ebrei e palestinesi convissero tranquillamente senza mai arrivare agli attuali livelli di odio e violenza. Fu solo con l’avvento del Sionismo – il movimento che vorrebbe estendere a tutta la Palestina storica l’insediamento di uno stato ebraico, che le tensioni montarono. I capi sionisti, anche attraverso l’azione di numerose associazioni terroristiche (l’ Irgun, l’Haganah, lo Stern) accelerarono le pressioni nei confronti degli inglesi per il possesso di territori sempre più vasti della cosiddetta “Terra Promessa” loro assegnata da Dio. Tra gli atti più spettacolari ed efferati di questi terroristi, l’assassinio del ministro inglese per il Medio Oriente Lord Moyne, nel 1944, l’attentato progettato dal premier sionista Menachen Begin che fece saltare l’albergo David di Gerusalemme provocando la morte di novantadue funzionari inglesi e l’uccisione da parte dello Stern del mediatore ONU Folke Bernadotte. Violenze e intimidazioni si protrassero fino a quando, nel 1947-48, la pulizia etnica effettuata dalle milizie sioniste per cacciare i palestinesi dalla loro patria, l’acquisto di parti di territorio e la creazione dello stato giudaico di Israele, dettero inizio al conflitto che perdura tuttora. Agli inglesi, stretti tra le proteste dei palestinesi e le pressioni dei banchieri sionisti, non rimase che rimettere nelle mani dell’ ONU il mandato amministrativo ufficializzando l’influenza statunitense nella regione. E l’ONU, con estrema obiettività, stabilì che ai sionisti, cioè a chi rappresentava solo il 30% della popolazione, fosse assegnato il 54% del territorio e, addirittura,che la regione del Negev, popolata da 90.000 beduini, 500 sionisti e 100 ebrei-ottomani andasse tutta ai sionisti. Qualche anno dopo - siamo nel 1950 - i sionisti arrivarono ad affermare che l’esodo di 725.000 palestinesi che avevano convissuto con gli ebrei pre-sionisti per 1400 anni era stato “volontario” e decretato dagli “estremisti arabi” e che loro si sentivano in obbligo di occupare quelle terre in regime di “custodia temporanea”. Da allora Israele ha moltiplicato le sue aggressioni (impressionante la strage di Sabra e Chatila del 1982 dove furono massacrate più di tremila persone, in maggioranza donne, vecchi e bambini) impadronendosi di sempre nuovi territori palestinesi attraverso insediamenti illegali nella zona occidentale del Paese e continuando ad ignorare la Risoluzione 194 delle Nazioni Unite che garantisce ai palestinesi il diritto a ritornare nelle terre a loro sottratte nel 1948 e assegnando ai sionisti un congruo compenso.Tra l’altro, in seguito a quella guerra ed a quella del 1967, Israele, in violazione delle Convenzioni di Ginevra, si espanse ben oltre i confini assegnatigli dall’originaria partizione della Palestina.
Dunque, il vero problema della Palestina, non sono né gli ebrei né i palestinesi, bensì il tentativo di colonizzazione del Paese da parte dei sionisti. Il sionismo, cosa quindi ben diversa dai credenti ebrei che per anni subirono anch’essi le violenze e le angherie sioniste, è una dottrina con forte connotati razzisti che promuove in seno alla società israeliana una cultura di esclusività e di diritti: essi sono il “Popolo Eletto” che deve vivere nella “Terra Promessa” e chi, come i palestinesi, rivendica il ritorno alla propria terra, va punito senza esitazione in quanto, come affermò nell’aprile 2008 il rabbi israeliano Eliyah, “La vita di un ragazzo yeshiva vale più della vita di mille arabi”. Queste storie e queste impostazioni , è bene ribadirlo, non sono condivise dal popolo ebraico, ma chi dissente (e qui l’elenco è lungo e comprende anche chi contesta l’ “Industria dell’olocausto”) viene punito con il carcere o con la perdita del posto di lavoro e messo all’indice come “un ebreo che si autoodia”, termine usato per emarginare i vari Ilan Pappe e Norman Finkelstein non in linea con il vangelo sionista. Anche l’Occidente, per viltà o interesse, si è allineato alla vulgata dominante che predica che Israele abbia diritto a difendersi dagli attacchi dei palestinesi. In realtà, secondo le leggi internazionali, Israele non può avere nessun diritto a difendere la sua illegale occupazione della Palestina e, nella fattispecie, l’aggressione a Gaza non rappresenta nessun atto di autodifesa, ma un’aggressione contro un popolo di un milione e mezzo di persone, due terzi delle quali costituite da donne e bambini che nel 2006 ha indetto libere elezioni vinte dal partito Hamas, i cui membri eletti furono incarcerati ed assassinati ed il cui governo venne sostituito nella zona ovest dal governo filo-occidentale di Fatah. Dopodichè, al fine di allontanare le simpatie palestinesi da Hamas, Gaza – consenziente la comunità internazionale- è stata posta sotto assedio e privata dei generi di prima necessità, medicine, energia elettrica ecc.: ultimamente anche di scarpe e vestiti, che avrebbero potuto essere impiegati da Hamas per scopi militari. L’ Occidente tace, a sinistra come a destra degli schieramenti politici, avallando tesi ridicole e inverosimili come appunto il diritto all’autodifesa della quarta potenza militare mondiale dai razzi artigianali di Hamas.
In estrema sintesi, Israele continua nella colonizzazione della Palestina, nel genocidio palestinese, tra astuzie e bugie, con l’aiuto dell’ Occidente e specialmente degli Stati Uniti, di cui Israele è base logistica in Medio Oriente. Questa è l’unica realtà leggibile nel conflitto in atto in Palestina. L’altra, quella di cui Padre Manuel si lamenta, è la propaganda diffusa da chi confonde il terrorismo con il diritto all’esistenza dei popoli. Senza accorgersi che, così agendo, sta facendo un grosso favore ad Al Qaeda.