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L'Alifrancia è servita...

di Paolo Emiliani - 13/01/2009

 

 
L'Alifrancia è servita...

La pietra tombale è stata posta sul sepolcro della nostra ex compagnia di bandiera. Il Cda di CAI ha ieri preso la decisione che da tempo era stata annunciata ovvero la cessione alla compagnia di bandiera francese (anzi francolandese) di una quota pari al 25% del pacchetto azionario per un valore intorno ai 320 milioni di euro.
L’inserimento in extremis nella trattativa da parte di Lufthansa, come auspicato anche dal sindaco di Milano Letizia Moratti, non c’è stato.
Da oggi comincia una nuova epoca, nella quale per la prima volta mancherà nel panorama internazionale una compagnia di bandiera italiana, un’azienda pubblica al servizio dei cittadini in un settore altamente strategico come il trasporto aereo.
Questa mattina, alle 6,10, il volo Az205 in partenza da Londra Heathrow per Roma darà l’inizio ai collegamenti della nuova compagnia, questo mentre ancora regna la confusione più completa tra i lavoratori ex Alitalia, molti dei quali ancora incerti circa il loro futuro. La vicenda Alitalia ha segnato una nuova pagina oscura della nostra storia: due governi, prima quello di Prodi e poi quello di Berlusconi, non hanno saputo salvare quel che rimaneva di quello che fu un gioiello del trasporto aereo internazionale. Così, mentre l’Argentina, per esempio, rinazionalizza le sue “Aerolinas”, l’Italia ha proseguito stoltamente sulla strada delle insensate privatizzazioni, regalando (questa è la parola giusta) ad un gruppo di imprenditori un marchio prestigioso ed asset ancor oggi di grande valore. Il presidente di CAI, Colaninno, lo stesso della sciagurata operazione Telecom, ha addirittura assunto nella vicenda un atteggiamento di ritrosia, quasi fosse lui ed i suoi compari a fare un favore agli italiani. Alla fine, con la complicità dei soliti sindacati infingardi, il regalo all’imprenditore amico dei potenti uscirà dalle tasche dei contribuenti italiani ed è stato confezionato sulla pelle dei lavoratori ex Alitalia. Soprattutto a danno dei più deboli, dei precari, di coloro che avevano contratti di formazione ottenuti dopo un lunghissimo precariato e che in molti casi sono stati retrocessi al livello di stagionali con contratto di apprendistato.
In questi giorni molto si è discusso su quale fosse il migliore partner internazionale per Cai. Certo non era Air France che in questa “fusione” ha sempre visto il modo più spiccio e sicuro per sbarazzarsi di un pericoloso concorrente. Sarebbe stato molto migliore il matrimonio con Lufthansa. Le aerolinee tedesche vedevano nell’intesa la possibilità di una utile sinergia e Milano avrebbe svolto un importante ruolo verso il Nord Europa mentre Roma sarebbe rimasta il baricentro ideale del Mediterraneo. Così non è stato perché non era nell’interesse di Colaninno & soci, che hanno da subito iniziato a fare i loro affari e non l’interesse degli italiani.
La nuova Alitalia diventerà poco più di un vettore locale e siamo certi che Colaninno, come ha già fatto in Telecom, presto dividerà la società in mille pacchetti da vendere al miglior offerente. Insomma, qualcuno si arricchirà ancor di più con questa speculazione, ma non saranno certo i lavoratori italiani ed ancor meno i dipendenti di quella che fu l’Alitalia, quella vera.