Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Un giorno di ordinaria carneficina

Un giorno di ordinaria carneficina

di Alessia Lai - 14/01/2009

 
Le chiacchiere internazionali proseguono, mentre Gaza continua a contare i suoi morti. Dopo 17 giorni di bombe, ieri il conto delle vittime è salito a più di 900, di cui almeno un terzo bambini. Il prossimo 17 gennaio, in Quwait, si terrà una riunione straordinaria dei ministri degli esteri dei Paesi arabi sulla crisi in Palestina.

Un summit voluto dal Qatar per sollecitare la Lega Araba a ritagliarsi un ruolo di primo piano nella vicenda e per superare le divisioni all’interno del mondo arabo sulla situazione. All’inizio del mese anche il presidente siriano Bashar al-Assad aveva chiesto la convocazione del vertice, osteggiata però da altri Paesi come la Giordania e in particolare dall’Egitto, interessato ad avere nella vicenda un ruolo di mediazione, ma palesemente al servizio di Washington e Tel Aviv. Sono divisioni, storiche nel mondo arabo, che non porteranno purtroppo a nulla, lasciando la questione nelle mani della “diplomazia occidentale”, apertamente schierata con Israele.

L’ex premier britannico Tony Blair, attuale inviato del Quartetto (Usa, Russia, Onu e Ue) ha dichiarato ieri, dopo un incontro al Cairo con il presidente egiziano Hosni Mubarak, che il quadro generale per un accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sarebbe già stato determinato, mancherebbero gli ultimi dettagli.

Ehud Olmert parla di sforzi prodigati assieme agli egiziani per porre fine alle ostilità, ma la sua reale volontà è quella di proseguire l’attacco ad oltranza. Tzipi Livni ha riproposto la litania della “la guerra al terrorismo”, ribadendo che Israele “userà la forza militare perché è l’unico modo per combattere” Hamas. Il ministro degli Esteri e leader di Kadima ha poi rafforzato il concetto dichiarando alla radio israeliana che non negozierà mai con la Resistenza palestinese per un cessate il fuoco, perché le parole di Hamas non hanno alcun valore. Nulla, insomma è cambiato, né cambierà. L’unilateralità e l’asimmetria di questa guerra sono un fatto palese, nonostante i dirigenti israeliani riescano anche ad avere il coraggio di denunciare una presunta informazione a senso unico, ovviamente a scapito di Tel Aviv, nei media planetari. Ehud Olmert ha infatti accusato la stampa internazionale di parzialità nel riportare gli eventi di Gaza. Le tattiche ampiamente usate dall’amministrazione Bush per attaccare e invadere Stati sovrani negli anni passati sono ora utilizzate da Tel Aviv, che nasconde l’aggressione criminale contro Gaza dietro alla “lotta al terrorismo” e che può contare sulle menzogne e le mezze verità spacciate da una informazione compiacente o addirittura pavida, tutt’altro che schierata con la causa palestinese.