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Ucraina: un territorio chiave per la battaglia geopolitica tra la Russia e l’Occidente

di Jose Miguel Alonso* - 16/01/2009

 




Il conto alla rovescia per le elezioni presidenziali ucraine, che avranno luogo il 30 gennaio del 2010, è già cominciato. Una così anticipata tornata elettorale sarà decisiva per via delle sue profonde implicazioni geopolitiche. Il suo risultato avrà un considerevole impatto negli equilibri del potere mondiale. Una fiera battaglia sul territorio ucraino sta per cominciare e sarà combattuta, una volta ancora, fra le forze filo occidentali e le forze filo russe.
Durante la così detta ‘rivoluzione arancione’ una coalizione filo occidentale guidata dall’ex banchiere centrale ucraino Viktor Yushchenko, uscì vittoriosa nei confronti del Partito delle Regioni, guidato da Viktor Yanukovich, incline alle posizioni filo russe. Appena dopo, Kiev prese le distanze da Mosca per divenire il più fedele alleato degli Stati Uniti nel territorio post-sovietico (insieme col presidente georgiano Mikheil Saakashvili). Da allora, la politica estera ucraina ha persistentemente cercato di aderire sia all’Unione Europea che alla Nato.
Il ‘cambio di regime’ ha rappresentato evidentemente un grosso costo per gli interessi russi. In maniera abbastanza spiccata molte ONG americane e organizzazioni semi ufficiali vennero attivamente coinvolte, come l’USAID, la società di George Soros ‘Open society Institute and freedom House’ (il cui capo in quel periodo era niente di meno che l’ex direttore della CIA James Woolsey).
Così come dichiarato dal prominente neocon Charles Krauthammer “questa (la rivoluzione arancione sponsorizzata dall’Occidente) riguarda la Russia in primo luogo e la democrazia in secondo” che significa chiaramente che l’obiettivo principale del’impegno di Washington fosse quello di incoronare un regime senza condizioni a Kiev per isolare ulteriormente la Russia dall’Europa e per poi arrivare a smantellare la Federazione Russa come Stato nazione funzionante.
Il progetto non è affatto nuovo; originariamente fu pianificato dagli ufficiali dell’intelligence polacca all’inizio del ventesimo secolo. Allora era chiamato ‘Prometeismo’ e il suo modus operandi per ridurre la Russia in pezzi includeva il supporto dei gruppi separatisti che volevano rivaleggiare con Mosca sia all’interno del territorio russo che oltre i suoi confini ( all’interno della sfera di influenza russa).
Il ‘Prometeismo’, fu riproposto da Zbigniew Brzezinski quando egli fece cadere i russi nella trappola afghana usando la carta islamica come esca. L’idea era quella di creare un conflitto che potesse assorbire e alla fine erodere il potere sovietico. Ancora, un altro obiettivo del progetto era quello di istigare agitazione nelle repubbliche centro asiatiche a principalmente musulmane (ancora ufficialmente secolari) che erano parte dell’Unione Sovietica, come il Kazakistan, il Turkmenistan, l’Uzbekistan, il Kirghizistan e il Tagikistan.
A seguito del collasso dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni 90, il Cremlino ha provato a promuovere l’idea di un’integrazione economica nell’area dell’ex Unione Sovietica (un’area chiamata anche ‘l’estero vicino’ dai nuovi geostrateghi di Mosca), usando l’attrazione gravitazionale russa per coinvolgere altre nazioni appartenenti all’area post sovietica. Nelle sue fasi iniziali questa cooperazione comprenderebbe l’Ukraina, la Belorussia e il Kazakistan (gli stati che sono più vicini a Mosca da un punto di vista geografico, linguistico e demografico).
Se avesse successo, questo progetto potrebbe servire come piattaforma di lancio per alter iniziative utili a migliorare questo processo di reintegrazione includendo qualche altro partecipante e stabilendo un sistema parallelo di mutua difesa. Questa agenda è stata presentata presso diversi organismi internazionali, tra cui:
· La comunità economica eurasiatica (EurAsEC) che include la Bielorussia, il Kazakistan, il Kirghizistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan. Il suo scopo principale è di migliorare la formazione di uno spazio economico in termini di commercio, investimenti, regole doganali, controllo del commercio estero, mercato energetico e così via.
· Il Trattato per l’organizzazione della sicurezza collettiva (CSTO, anche conosciuto come ‘Il patto di Tashkent’) che coinvolge Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan, e Uzbekistan. Il suo accordo fondante stabilisce che agli stati partecipanti non è concesso di aderire ad altre alleanze militari. Questo accordo implica che un’aggressione commessa contro uno degli stati firmatari venga considerata come un attacco contro tutti i membri.
· L’Unione di Russia e Bielorussia. Questo progetto intende fondere economicamente, a livello monetario e politicamente entrambi gli stati. Comunque, non è ancora chiaro come questa unificazione andrà avanti, e ci sono stati dei disaccordi sul destino della stessa, ovvero se l’unificazione debba essere una specie di confederazione o se la Bielorussia sarà semplicemente incorporata all’interno della Federazione Russa, come un altro Oblast (regione amministrativa).
· La Confederazione degli Stati Indipendenti (CSI). E’ piuttosto un forum multilaterale che provvede uno spazio per promuovere iniziative condivise e per discutere problemi comuni.

La Russia, inutile dirlo, ha molti interessi nell’ex Unione Sovietica, in termini di cooperazione energetica e militare, di sviluppo delle risorse naturali e per questioni geostrategiche. Ad ogni modo l’Ucraina è lo stato ex sovietico più importante per Mosca per i seguenti motivi:
· E’ uno stato cuscinetto che fa sì che I confini europei della Russia non siano direttamente esposti alle forze NATO. Bisogna tenere a mente che non ci sono ostacoli naturali nell’attaccare i confini occidentali della Russia. Questa è una debolezza che è stata sfruttata da invasori quali Napoleone e Hitler.
· Possiede porti in acque calde nella penisola di Crimea, come Odessa, Yalta, e Sebastopoli. L’ultimo ospita la sede centrale della flotta russa nel Mar Nero. La Crimea, comunque, fu trasferita nel 1954 dalla Repubblica Sovietica Russa alla Repubblica Sovietica Ucraina, motivo per cui l’Ucraina l’ha ereditata dopo la disintegrazione dell’Unione Sovietica..
· Ha infrastrutture che collegano l’Europa e la Russia, in particolar modo pipelines, ferrovie e autostrade.
· Ospita un considerevole numero di Russi ed anche una larga porzione della popolazione ucraina manifesta simpatie filo russe. Inoltre Russia e Ucraina condividono alcuni tratti comuni perché sono nazioni principalmente popolate da slavi ortodossi. Lo stato medievale chiamato ‘Rus di Kiev’ è un predecessore della moderna Russia, Ucraina e Bielorussia, e cioè rispettivamente , la ‘Grande Russia’, la ‘Piccola Russia’ e la ‘Russia Bianca’. Perciò, nelle menti degli statisti russi, un governo ostile a Kiev non è nient’altro che un’aberrazione storica che va corretta.

Come sostenuto prima , il presidente dell’Ucraina Yushchenko ha dimostrato un’ostinata determinazione per far entrare l’Ucraina nelle istituzioni atlantiche (ad esempio l’UE e la NATO), a spese della cooperazione con la Russia, ed egli intende raggiungere questo obiettivo quanto prima (presumibilmente prima che il suo termine scada o prima che qualcun altro decida di porne fine).
Il programma di politiche filo occidentali di Yushchenko ha anche incontrato un considerevole problema con l’opposizione interna. Come indicano i sondaggi, la schiacciante maggioranza (vicina al 50% o una percentuale anche maggiore secondo altri sondaggi) dei cittadini ucraini non è favorevole all’ingresso nella NATO, così anche un referendum nazionale forse risulterebbe sconfitto. Nel 2006 le esercitazioni militari ‘Brezza Marina’ tra la NATO e l’Ucraina (previsti in Crimea) non ebbero luogo perché questi piani fecero scaturire diverse proteste che denunciavano la presenza della NATO.
L’amministrazione Yushchenko ha scatenato l’ira del Cremlino quando il suo governo ha fornito armi per la Georgia prima dell’ultimo attacco contro l’Ossezia del Sud. Inoltre, è stato riportato che mercenari ucraini hanno partecipato ai combattimenti dalla parte della Georgia.
Quindi, considerando tutto quello detto finora, la Russia semplicemente non può lasciare che una coalizione filo occidentale trionfi alle prossime elezioni ucraine. Per ragioni di sicurezza nazionale e strategie geopolitiche di lungo termine, i russi hanno bisogno di un regime filo russo tanto quanto gli americani hanno bisogno di un governo amico in Messico.
Mosca può contare sul sostegno del ‘Partito delle Regioni’, fermamente filorusso e che è la forza dominante nell’ucraina orientale. Il Cremlino ha fatto notevoli sforzi per sedurre (politicamente) Yulia Timoshenko che, anche se non ha lo stesso sentimento filo russo del Partito delle Regioni, è ben consapevole del fatto che provocare irresponsabilmente l’orso russo va contro gli interesse nazionali ucraini.
Proprio qualche giorno fa, l’Ucraina ha sperimentato un taglio delle forniture di gas naturale da parte della Russia a causa del fallimento dei negoziati bilaterali riguardanti il prezzo di questo combustibile fossile. Altre nazioni dell’Europa orientale sono state soggette allo stesso trattamento, anche se il più importante acquirente di gas naturale russo (leggi Germania) non ha mai sperimentato lo stesso tipo di problema.
Ciò significa che questo è apparentemente uno sforzo intrapreso dal Cremlino per portare avanti una demolizione controllata del governo ucraino filo occidentale, considerando che l’Ucraina avrà le elezioni presidenziali il prossimo anno.
Con queste manovre, Mosca sta mettendo in chiaro all’Unione Europea che è impossibile mortificare gli interessi russi senza poi aspettarsi in cambio una significativa reazione. Il duo Putin-Medvedev sta perciò dicendo che la Russia non è né impaurita né restia ad utilizzare un po’ di ‘hard power’ per ottenere I suoi obiettivi chiave geopolitici.
Di conseguenza il Cremlino ricorrerà ad ogni possibile soluzione a sua disposizione per sconfiggere la fazione filo occidentale in Ucraina ( ad esempio per evitare che Viktor Yushchenko venga rieletto). Adesso Mosca ha diversi strumenti a sua disposizione che può utilizzare per vincere la sua critica battaglia geopolitica.
La Russia può:
· Sfruttare la dipendenza ucraina dal gas russo;
· Negoziare con l’occidente uno scambio geopolitico (ad esempio l’abbandono atlantico dell’Ucraina in cambio dell’abbandono sovietico dell’Iran);
· Capitalizzare il sentimento filo russo e mobilitare il sostegno per le forze ucraine di orientamento filo russo, principalmente il ‘Partito delle Regioni’, ma anche Yulia Timoshenko;
· Utilizzare i media in lingua russa presenti in Ucraina;
· Impiegare le agenzie di intelligence russe e sfruttare le reti che queste hanno sviluppato in Ucraina;
· Manipolare gli oligarchi russi come strumento di politica estera quale veicolo di un avanzamento degli interessi di Mosca a Kiev;

Se la Russia riuscisse a dare il potere a un governo amico a Kiev, questa sarebbe la maggiore vittoria geostrategica possibile, che farebbe tornare l’Ucraina nella sfera di influenza russa.
Ciò significherebbe anche la fine delle intenzioni americani di una partecipazione ucraina alla NATO.
Allo stesso modo questo successo potrebbe diventare uno strumento per avviare un’ulteriore reintegrazione all’interno dello spazio post sovietico. Un Ukraina post- Yuschchenko potrebbe essere invitata ad aderire al CSTO, all’EurAsEC, all’unione tra Russia e Bielorussia e forse anche all’OCS (Organizzazione per la Cooperazione di Shangai).
Anche se il Cremlino fallisse, Putin e Medvedev avrebbero ancora la possibilità di ricorrere a strumenti militari per assicurare che gli interessi russi prevalgano. L’uso della forza per annettere l’Ucraina orientale (che è filo russa e industrializzata) non deve essere scartato.
Ci sono state molte voci relative alla distribuzione da parte del governo russo di passaporti in Crimea e nell’Ucraina orientale. Nel caso in cui il governo Yushchenko prendesse di mira i cittadini filo russi e i possessori di passaporti russi, Mosca potrebbe intervenire, invocando la protezione dei suoi cittadini come giustificazione. Qui bisogna tenere ben presente che la difesa dei cittadini russi è parte integrante della cosiddetta ‘dottrina Medvedev’.
Ammesso che il Cremlino riesca a convincere l’Europa ad agire in accordo con gli interessi russi nell’ex Unione Sovietica, ci saranno ancora altri due altri membri della comunità atlantica a non essere facilmente persuadibili perché non dipendono dalle forniture energetiche russe: gli Stati Uniti e il Regno Unito. Mosca è al corrente della situazione e può dispensare carote e bastoni ad entrambi.
D’altro canto ciò non significa che non ci siano modi per metter loro pressione. Mosca ha anche diverse leve da utilizzare per creare un’intesa con Washington e Londra.
Un patto che potrebbe essere particolarmente utile è il collegamento che Mosca ha stabilito con l’Iran. Mosca è il maggior fornitore di armi di Theran e l’Agenzia Nucleare Russa Rosatom è incaricata di completare lo stabilimento nucleare di Busher. Il Cremlino potrebbe suggerire uno scambio con Stati Uniti e Regno Unito, ad esempio l’Iran in cambio dell’Ucraina.
Il ruolo della Russia nella geopolitica medio orientale non deve essere sottostimato per nessun motivo. Alcuni analisti motivano la decisione di vendere il sistema di difesa aereo S-300 all’Iran come una mera vendetta contro gli Stati Uniti rei di aver fornito armi, consigli e addestramento militare alla Georgia.
Tuttavia questa manovra ha un significato strategico molto più profondo perché la Russia potrebbe far cadere Washington in una trappola mortale. L’invasione angloamericana del 2003 all’Iraq diede alla Russia una vantaggiosa possibilità di aumentare il suo potere perché gli Stati Uniti erano impegnati a dedicare una considerevole parte dei loro sforzi militari e diplomatici per invadere ed in seguito occupare l’Iraq.
Un’eventuale invasione statunitense dell’Iran non sarebbe necessariamente del tutto indesiderabile per la Russia. Per gli americani le operazioni nel teatro persiano sarebbero decisamente molto più sfidanti di quelle irachene, perché l’Iran è territorialmente più largo, la sua geografia è più complessa, ha un grado di coesione interna più alto (anche se non è etnicamente omogeneo) ed ha un arsenale migliore e di maggiore entità.
Nel caso in cui Israele decidesse di attaccare l’Iran e fosse assistito dagli Stai Uniti, questa situazione potrebbe portare ad un ginepraio che intrappolerebbe gli Americani nel territorio iraniano. Questo implicherà che per le strategie russe, la Persia sarà una specie di ‘buco nero’ che risucchierà un grosso ammontare di risorse americane in termini di truppe, fondi e proiezione del potere in generale. La Russia dovrebbe perciò ottenere una vasta opportunità di consolidare il suo potere nello spazio ex sovietico ed è ovvio che l’Ucraina sia proprio il primo obiettivo all’interno dell’agenda geopolitica russa, per le ragioni esposte precedentemente.
Un’altra opzione è di alzare la posta in gioco nel vicinato statunitense (si legga l’emisfero Americano) sostenendo regimi apertamente ostili al potere Americano e anche alimentando l’instabilità in Messico.
Mosca è stata impegnata a sviluppare legami più stretti in Sud America e nei Caraibi che erano considerati, fino a tempi recenti, come il cortile esclusivo di Washington.
Il caso del Venezuela è degno di nota perché il paese è diventato uno tra I maggiori acquirenti di equipaggiamento militare prodotto in Russia. Il Venezuela ha comprato carri armati, aerei da guerra, fucili d’assalto ed altro dalla Russia. Mosca e Caracas hanno approfondito la loro collaborazione al punto che il territorio venezuelano ha ospitato i bombardieri strategici a lungo raggio e le navi militari russe.
Mosca sta probabilmente considerando di aumentare in qualche modo la sua presenza in Venezuela, ma sa che la stabilità del regime di Chavez è incerta. L’impressionante abbassamento dei prezzi dell’olio è stata problematica perché le esportazioni di petrolio sono la sua maggiore fonte di introiti e con esse vengono finanziati fondi per finanziare le ambiziose politiche pubbliche.
Senza considerare ciò la Russia si sta preparando a collaborare col Venezuela per poter applicare una buona dose di pressione geopolitica agli Stati Uniti nel loro continente.
Il governo russo è anche diventato uno stretto amico del Nicaragua. Infatti, insieme a Mosca, Managua è stata l’unica capitale ad aver riconosciuto a livello diplomatico l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud.
E’prevedibile che nel 2009, per convincere persuasivamente Washington a smetterla di giocare con gli interessi russi in Eurasia, il Cremlino cerchi più rapporti di cooperazione (a livello commerciale, diplomatico, di vendita di armi, etc.) con altri governi latino americani disposti a mostrare un’inclinazione anti americana, come l’Ecuador, la Bolivia e anche il Paraguay.
La devastazione di Cuba dovuta a fenomeni metereologici offre a Mosca una significativa opportunità di aumentare la sua presenza nei Caraibi e probabilmente anche di esercitare qualche influenza nelle eventuali riforme economiche e politiche nell’isola. Infatti il Cremlino ha già manifestato la sua volontà di partecipare finanziariamente e logisticamente agli sforzi per la ricostruzione cubana. E’ logico che riceverà in cambio una generosa e grata ricompensa dall’Havana.
Si è anche parlato delle intenzioni russo-cubane di rinforzare i legami tra i due stati, specialmente in aree come la cooperazione in materia di difesa. Mosca ha seriamente considerato la possibilità di disporre bombardieri strategici, jet da combattimento, e probabilmente anche sottomarini nell’isola caraibica, così come l’apertura di strutture per la raccolta elettronica di informazioni. Con il contributo del Cremlino per la ricostruzione di Cuba, la Russia ha proprio trovato una finestra di opportunità per raggiungere questi obiettivi.
Si può ragionevolmente concludere che la Russia è più che seria nei suoi sforzi per riportare l’Ucraina all’interno della sua orbita. Putin e Medvedev hanno diversi strumenti a loro disposizione al fine di far prevalere gli interessi russi. Il Cremlino ha perciò sviluppato una strategia integrale volta a convincere sia gli europei che gli americani che devono prendere in considerazione i desideri di Mosca. Altrimenti, potrebbero realmente trovarsi ad affrontare serie ripercussioni.


*Global Research
www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=11705


(traduzione a cura di Massimo Janigro)