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Il mondo condanna la violenza israeliana. Ma solo a parole

di Matteo Bernabei - 16/01/2009

 

 

Case, strade, vite schiacciate dalle bombe israeliane. Schiacciate, come sotto a un tappeto di odio, di volontà distruttiva. È vero, lo hanno detto i soldati israeliani che non guardano in faccia a niente e a nessuno. Ma non perché i loro nemici di Hamas si nascondono dietro a donne e bambini, la ragione è che lo scopo dell’attacco israeliano alla Striscia di Gaza è quello di annientarla e con essa la maggior parte dei suoi abitanti. Sanno che non ci riusciranno, che nonostante la vergognosa indifferenza del mondo non gli sarebbe possibile perpetrare il genocidio totale dei Palestinesi. Allora fanno il possibile, il maggior numero di vittime che i loro mezzi e l’ignavia internazionale gli consentiranno. Il resto, chi rimane, chi scampa missili e fosforo bianco, lo terrorizzano. Su chi sopravvive resteranno le ferite, nel corpo e nell’anima di un odio feroce e lucido.
Non c’è casa, ospedale, struttura internazionale che li possa proteggere. Non c’è indignazione o rabbia che li riesca a salvare. Il carnefice agisce indisturbato, nemmeno scalfito dalle blande proteste della “comunità internazionale”, più preoccupata di non mettere in dubbio la legittimità dell’ “autodifesa” israeliana che di tutelare il diritto alla vita dei Palestinesi.
Chi di noi, seduto davanti ad una televisione satellitare che permette di vedere Al Jazeera o Al Arabiya, al lavoro dietro al pc, mentre scrive di un luogo che si affaccia sullo stesso mare di cui siamo figli, può riuscire a percepire il terrore della gente di Gaza?
Chi di noi è padre, madre, figlio, fratello può immaginare il dolore e l’impotenza di chi vede morire i propri cari? Uccisi, feriti, senza un rifugio. L’unico paragone che mi viene in mente è la disperazione degli animali pronti al macello. La mannaia è lontana, ma sanno, lo sentono che arriverà anche la loro ora e urlano, terrorizzati, la loro paura. Così vedo la gente di Palestina.
Ma loro, i “grandi”del mondo che con un gesto potrebbero dire “ora basta!”, che non esiterebbero a intervenire con eserciti e sanzioni contro un qualunque altro Paese che non fosse Israele, loro li vedono i bambini di Gaza? Uccisi, coperti del loro sangue, sconvolti dalla paura. Li vedono, completamente indifesi, piangere, gridare di terrore?
Noi, che “restiamo umani”, come scrive Vittorio Arrigoni da Gaza, bersaglio anche lui, da volontario, delle bombe israeliane, li sentiamo. Li sentiamo nella testa guardando le foto, ascoltando i filmati che ci arrivano da una terra che sembra così lontana da non esistere, tanto il mondo è indifferente al suo massacro.
Forse “loro” non sono umani. È l’unica risposta che trovo.