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Georgia: il punto di non ritorno. Una destabilizzazione programmata

di Jean Géronimo - 18/01/2009

 
 




La crisi georgiana è al centro di una lotta d’influenza tra le potenze russa ed americana, i due vecchi nemici della guerra fredda. Ormai, ogni attore cerca di riposizionarsi sulla grande scacchiera eurasiatica in vista di controllare il cuore politico-economico del nuovo mondo e di stabilizzare una nuova forma di dominazione. La ‘’guerra tiepida’’, che da poco avevamo annunciato, è qui…
Ma questa crisi è soprattutto un contraccolpo che si basa sul precedente del Kossovo. Il dubbio processo d’indipendenza del Kosovo – in violazione dei principi dell’ONU – può, in effetti, giustificare da solo l’autoproclamata indipendenza delle repubbliche di Ossezia del Sud e di Abkhazia. Con una certa legittimità - e nel quadro delle regole internazionali – la Russia ha approfittato dell’aggressione georgiana per rafforzare le sue posizioni, mostrare la sua capacità di difendere i suoi ‘’nazionali' (osseti e abkhazi) e, soprattutto, di impedire un genocidio programmato. Così, l’8/09/08, V. Putin ha confermato che nel corso di questa crisi la Russia ha avuto una condotta ‘’del tutto morale, nel quadro del diritto internazionale’’ . In altri tempi e in altri luoghi – in ex Jugoslavia, con l’intervento omicida della NATO nel 1999 – questo sarebbe stato definiti ‘’dovere d’ingerenza umanitaria’’. Si tratta dunque di evitare una lettura del diritto internazionale a geometria variabile, che presenta la Russia come aggressore e degno erede dell’asse (comunista) del male.
Dopo la caduta del comunismo nel 1991 , la Georgia appariva come un doppio simbolo geopolitico : da una parte, quello dell’avanzata americana in zona post-sovietica, dall’altra parte, quello del declino della potenza russa nella sua storica zona di dominazione. Globalmente, la Georgia è il simbolo dell’estensione post-guerra fredda dello schema euro-atlantico, doppiamente incentrato sulla compressione della potenza russa e sul controllo delle risorse energetiche. A lungo termine, ciò s’inscrive nella strategia americana strutturalmente anti-russa e mirante a ridurre l’influenza eurasiana di Mosca attraverso l’integrazione delle ex repubbliche sovietiche. Questa strategia offensiva è stata teorizzata da Zbigniew Brzezinski : ‘’L’estensione dell’orbita euro-atlantica rende imperativa l’inclusione dei nuovi Stati indipendenti ex sovietici (…)’’ . A lungo emarginata e ferita, l’orgogliosa Russia è alla ricerca di un’identità perduta e, soprattutto, desiderosa di rivincita. La crisi georgiana, seguita al deliberato attacco dell’8 agosto 2008, ne è stata l’elemento catalizzatore.
Oggi, questo Stato post-sovietico si ritrova al centro di una lotta per il controllo dell’Eurasia, zona strategica per la dominazione del mondo. Ciò spiega la strumentalizzazione politica della NATO come vettore d’influenza sull’asse della linea Brzezinski concentrata contro gli interessi russi in Eurasia : ‘’il campo d’azione strategico dell’Alleanza atlantica è chiamato ad allargarsi al complesso eurasiano’’ . In particolare, su tale punto Z. Brzezinski precisa che ‘’la responsabilità della stabilizzazione del Caucaso’’ deve toccare ‘’per una parte determinante, alla NATO’’ ( !). Il famoso stratega non esita a caldeggiare un ‘’patto di stabilità per il Caucaso’’ – messo sotto chiave dalla NATO – sul ‘’modello del patto di stabilità nei Balcani’’ ( !). Ora, la storia recente mostra che tali “patti” servono da leva all’influenza politica americana. In questo schema, si può comprendere l’ingerenza americana in in Georgia, luogo strategico del Caucaso.
La Georgia sembra veramente un perno geopolitico nella strategia americana del ‘’rôle back’’ (riflusso) della potenza russa, caldeggiata da Brzezinski . In altri termini, essa è un pezzo chiave della scacchiera eurasiana. L’obiettivo implicito di Washington è distaccare la zona post-sovietica (CSI ) dalla dominazione russa, in vista di instaurarci un “pluralismo” politicamente orientato. Ora, questo obiettivo è stato parzialmente realizzato attraverso il predominio di Washington sul Caucaso meridionale (principalmente sull’Azerbaigian e sulla Georgia) e sull’Ucraina, per mezzo di una triplice ingerenza politica, economica e militare. Presunte ‘’rivoluzioni colorate’’ (liberali) hanno precipitato questi spostamenti nel campo occidentale. Infatti, queste rivoluzioni politiche sono state ‘’incoraggiate’’ (e pianificate) dal virtuoso Stato americano, portatore della ‘’fiaccola della libertà’’ , in nome di una missione liberale affidata dalla storia e destinata ad estendere la ‘’pace democratica’’.
Ormai, queste strategie politicamente insidiose, dalle mire manipolatrici, sono percepite dal discorso strategico russo come delle ‘’minacce principali’’. Questo è attestato dal generale di corpo d’armata Makhmut Gareev, presidente dell’Accademia delle scienze militari di Mosca, in occasione della sua presentazione delle grandi linee della nuova dottrina militare russa, il 20 gennaio 2007 : ‘’L’esperienza della disaggregazione dell’URSS, della Jugoslavia, delle ’’rivoluzioni colorate’’ in Georgia, in Ucraina, in Kirghizia e in altre regioni del mondo è qui per convincerci che le principali minacce sono messe in atto meno con mezzi militari che con mezzi dissimulati’’ . Ora, a termine, queste strategia d’ingerenza geopolitica hanno finito per esacerbare l’instabilità nazionalista delle zone caucasica e centro-asiatica. In qualche modo è una destabilizzazione programmata.
Oggi, le crisi nazionaliste nella zona post-sovietica tendono ad essere strumentalizzate dalle due superpotenze nella loro strategia d’influenza. In particolare, lo Stato americano le ha utilizzate per destabilizzare l’autorità russa nella regione e sostituirsi ad essa. Da parte sua, come reazione, la Russia non esita a cavalcare queste instabilità per accelerare il suo ritorno. Ma qui si tratta di una risposta legittima ad una politica americana aggressiva che minaccia i suoi interessi nazionali e le sue prerogative storiche, nell’ottica finale di erodere la sua potenza. Così, Igor Shuvalov, vice-primo ministro di Russia, ha riconosciuto che ‘’attualmente qualcuno tenta di frenare la nostra potenza’’. Per Mosca ci sono delle linee rosse da non superare. Perché la Georgia si trova nel cuore del baluardo di sicurezza – l’attuale CSI – che la Russia si è sforzata di costruire , nel corso di secoli, per fronteggiare le latenti minacce esterne.
La Georgia (con l’Ucraina e l’Azerbaigian) spera presto di integrarsi nel blocco occidentale tramite le istituzioni dell’UE e la NATO. Ed è soprattutto questa integrazione nella NATO ad essere tenuta da Mosca nella misura in cui essa allargherebbe la zona di potenziale intervento della NATO – braccio armato dell’America – alle porte della Russia. Questo è denunciato, senza mezzi termini, dall’ex primo ministro russo E. Primakov : ‘’L’estensione della NATO si accompagna ad una retorica anti-russa nonché ad una politica offensiva degli Stati Uniti nelle ex repubbliche sovietiche’’ . Si tratta, dunque, di un’autentica provocazione, nel cuore stesso di uno spazio post-comunista definito da Mosca come parte integrante dei suoi ‘’interessi vitali’’. Ciò spiega la ferma reazione del ministro degli Esteri russo, S. Lavrov : ‘’Noi faremo di tutto per impedire l’adesione dell’Ucraina e della Georgia alla NATO e per prevenire così un inevitabile degrado delle nostre relazioni con la Germania, con i suoi principali membri e con i nostri vicini’’ . Del resto, tale integrazione permetterebbe sia l’estensione delle basi militari americane che quella (eventuale) dello scudo antimissili ABM. In altre parole, questo renderebbe concreto l’accerchiamento strategico della potenza russa, inducendola a sentirsi un potenziale bersaglio. Un vero incubo per quest’ultima, tanto più che la Georgia è al centro dei corridoi energetici controllati dall’America in vista di circondare ed isolare Mosca.
Sostenendo l’indipendenza (riconosciuta il 28 agosto) delle repubbliche di Ossezia del sud e di Abkhazia, Mosca cerca di mantenere una presenza politico-militare dissuasiva in Georgia e di frenare la provocatoria espansione della NATO nel suo vicino Estero, percepita come un riflesso della guerra fredda – e come una violazione delle promesse occidentali. Tanto più che il vicino Estero (la CSI), è definito come la sua zona d’influenza politica esterna ed il vettore delle sue strategie di potenza. In questo modo, la Russia vuole far vedere all’Occidente ‘di non essere la Serbia’’ e di essere pronta a difendere i suoi interessi nazionali fino in fondo. Questo irrigidimento della politica russa è considerato da Washington un risorgere dell’imperialismo sovietico. ‘’Lo scopo della Russia è ritrovare l’influenza dei tempi dell’URSS’’ ha recentemente affermato il vice presidente americano Dick Cheney. Con una sicumera sconcertante, Z. Brzezinski ha confermato che la Russia non ha ‘’interamente rotto con le sue ambizioni imperiali’’. Sentendosi tradita dall’Occidente e ritenendo di essere troppo retrocessa dopo l’implosione dell’URSS, la Russia ha ritrovato le sue forze (economica e militare) e la sua fierezza nazionale. E vuole fare della Georgia una prova eclatante del suo ritorno sulla scena internazionale. La sottostante posta in gioco è ritrovare una certa credibilità geopolitica.
In definitiva, è in gioco lo statuto post-imperiale della Russia. Dopo la fase post-comunista, la Russia da una parte cerca di inserirsi nel nuovo Ordine mondiale che spera ‘’più giusto’’ e dall’altra di ricostruire la sua identità internazionale. Ma di fronte all’ostilità americana, essa vuole mantenere un diritto di riguardo sul suo spazio periferico, potenziale fonte d’instabilità politica e di insicurezza. Ciò spiega e giustifica il suo accanimento nel difendere le cause osseta ed abkhaza, in nome di principi morali superiori, e questo ad ogni costo. Ne dipendono la sua sopravvivenza ed il suo ritorno come grande potenza.

martedì 16 settembre 2008

*Dottore in Economia. Jean.Geronimo@upmf-grenoble.fr


1 Secondo le fonti russe ed ossete, l’attacco avrebbe causato tra i 1500 e i 2000 morti (civili).
2 www.rian.fr.ru, ‘’Ossétie du Sud : la Russie était dans son bon droit’’, V. Poutine, 8/09/2008.
3 Brzezinski Z. (2004, pp. 141-142) : ''Le Vrai Choix'', éd. Odile Jacob.
4 Brzezinski Z. (2004, p. 296), op. cit.
5 Brzezinski Z. (2004, p.136), op. cit.
6 Brzezinski Z. (2004, p.136), op. cit
7 Brzezinski Z. (2000) : ‘’Le grand échiquier – L'Amérique et le reste du monde’’, éd. Hachette (1° éd. : Bayard, 1997).
8 CSI : Comunità degli Stati Indipendenti.
9Così l’esercito georgiano è stato formato ed equipaggiato da Washington, tramite l’aiuto di consiglieri militari. ‘’E’ indiscutibile che gli Americani abbiano armato le truppe georgiane: che istruttori americani abbiano addestrato tale esercito. Del resto, l’ha riconosciuto pubblicamente l’ex ministro georgiano degli Esteri Salomé Zourabichvili’’, ha dichiarato V. Poutine. Réf. : www.rian.fr.ru, ‘’Poutine : Washington a armé et épaulé les troupes géorgiennes’’, 13/09/2008.
10 Brzezinski Z. (2004, p. 61), op. cit.
111
http://www.voltairenet.org/article144842.html, ‘’Général Gareev : ‘’La Russie sera l’arbitre géopolitique des conflits à venir’’, 26/01/2007.
12 www.rian.fr.ru, ‘’Russie : ni tendances isolationnistes, ni ambitions impériales’’, I. Chouvalov, 5/09/2008.
13
http://www.voltairenet.org/article145230.html, ‘’Evgueni Primakov : la seconde phase du redressement russe a commencé’’, 9/02/2007.
14 www.rian.fr.ru, ‘’La Russie fera tout pour empêcher l’adhésion de l’Ukraine et de la Géorgie’’, S. Lavrov, 8/04/2008.
15 www.rian.ru.fr, ‘’La Russie veut retrouver l’influence de l’URSS’’, D. Cheney, 8/09/2008.
16 Brzezinski Z. (2004, p. 141), op. cit.
17 Il presidente V. Medvedev ha sottolineato che la recente evoluzione internazionale (crisis kosovara, irachena e georgiana) ha definitivamente infranto le illusioni post-comuniste della Russia ‘’ sulla credenza in un mondo equo, con un ottimale sistema di sicurezza a tutela dell’equilibrio, un mondo in cui anche i principali attori siano in equilibrio ’’. Réf. : www.rian.fr.ru, ‘’Crise caucasienne : fin des illusions sur un ordre mondial juste’’, V. Medvedev, 12/09/2008.