Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Ma Gaza cos'è? Forse solo nuova scusa per turismo politico?

Ma Gaza cos'è? Forse solo nuova scusa per turismo politico?

di Kiriosomega - 19/01/2009

 
 

Un po’ di storia!

Molti sono quei politici nullafacenti ma operosi nell’adulare Usa/Israel che qui e là si recano, ma, per carità, sempre lontano dagli orridi massacri che danno fastidio agli occhi, alla mente e che sporcano impeccabili abiti con sangue d’innocenti! Ora anche sua eccellenza “berluscongiudio” manifesta la volontà d’andare a quel Paese, perché anche lui è un liberato dipendente della “banda degli onesti” massacratori che guerreggiano conflitti preventivi a colpi di bombe intelligenti, però al fosforo, al tungsteno, all’uranio… ovviamente contro popolazioni inermi!

Ma si sa, il truogolo non si riempie e la porcilaia non olezza senza che il maiale si avventuri nel fango, così anche politici nostrani, in linea con i loro principi che mai_ali avranno, se ne vanno in Israele, dove, non capendo che pur avendo i trenta denari come loro salario, sempre saranno trattati da impuri animali.

Ma appresso agli adoratori degli usurai della finanza creativa, arranca la mondiale stampa di regime, moderna corte dei miracoli ad hoc d’attrezzi di scrittura armata per “Miel_osamente” motivare, secondo padrone, le infamie dal mondo subite. E a questa seguono turbe d’anonimi scrittori mossi secondo sentimenti veri o presunti, spesso propensioni e fanatismi religiosi che con personale dire giudicano Gaza secondo “giusto parere”.

Ognuno per sua cultura e morale sentenzia.

Ognuno, con dire deciso da pseudo religiosi valori mosso, mostra i propri gretti confini spesso dettati da un credo fideistico. Confini che indicano ai “logici” l’economia e le fedi negli dei come veri grandi egoismi delle società, ma, mentre dall’economia l’uomo non può concepire d’uscire, dal credo fideistico, macchina di passioni smodate, potrebbe sperare d’allontanarsi.

Da agnostico nelle fedi è quanto credo e auguro possa avvenire, perché è certamente solo attraverso questa via che sarà possibile un nuovo modello di sviluppo sociale.

Intanto la martoriata Gaza proprio in questi giorni mostra d’essere crocevia di fanatismi religiosi spacciati per interessi legittimi, e tutto il Vicino e Medio Oriente potrebbe perciò divenire una guerra senza confini.

Al logico Osservatore, scevro di dei e credenze, non sfugge che l’umanità s’è fermata “nella caverna” di Platone, mentre in sua gran parte è prona e disponibile all’obbedienza della grande bugia sull’esistenza degli dei che dirigono l’uomo attraverso gli “eletti”. Così qualcuno è grande solo perché altri stanno in ginocchio.

Intanto Gaza muore, e perisce la sua gente.

Intanto Gaza muore, e cessano di vivere i suoi bambini. Vite stroncate da furia omicida che ha paragone solo nei primitivi genocidi degli indigeni d’America, dei Pellerossa, degli Inuit, degli Aborigeni d’Australia, dei neri d’Africa, dei nipponici abitanti di Hiroshima e Nagasaki, del Kosovo e di Falluja.

Ma chi sono gli abitanti di Gaza? Quel lembo di terra mediterranea in cui ai suoi cittadini è anche proibito pescare nelle proprie acque perché il pavido Israele così ha deciso con la forza delle armi.

Perché gli abitanti di Gaza sono all’inverosimile stipati in un piccolo tratto di terra che ha estensione di solo km2 140? Perché stanno lì rinchiusi e non si espandono?

La storia del secolo scorso ci soccorre nel capire la situazione di Gaza, e ci narra avvenimenti ai più ormai celati. Avvennero episodi di terrorismo dinamitardo creato da “Haganah” e “Irgun”, le sette terroristiche giudeo sioniste che iniziarono l’uccisione e le ruberie agli arabi sin dal 1948, quando non richiesti ospiti i giudei giunsero in Palestina spinti dalla dea della sterlina e dagli USA che volevano cacciarli dai loro territori. La violenta operazione d’occupazione di quelle terre fu sitemica e sistematizzata, perché agli eccidi delle sette terroristiche sioniste fecero seguito le ruberie delle terre palestinesi con installazione dei coloni israeliti nei kibbutz, e, dulcis in fundo, anche le carte geografiche del Paese furono furbescamente stravolte affinché ogni memoria dei nomi arabi di Palestina fosse persa. Per questo motivo le carte geografiche pre 1948 sono irreperibili, e tutti ormai accettiamo i nomi con cui i giudei hanno ribattezzato quei luoghi. Così, per esempio, عسقلان Asqalān è divenuta Ashkelon, e بئر السبع Bi'r as-Sab‘ si chiama oggi Beersheba nell’ignoranza dell’avvenuta cruenta aggressione sionista.

Prese le città arabe, i sionisti costrinsero i palestinesi a ritirarsi verso il mare stipandosi in Gaza, dove già provarono la violenza dell’occupazione giudea nel 1967 in seguito alla “guerra dei sei giorni”.

E Israele in quei territori si comportò da forza d’occupazione sino al 2005, quando finalmente ritirò le truppe e i suoi invadenti arroganti coloni; ma gli arabi di Palestina non dimenticarono gli insulti subiti e, come chiunque, cercarono un riscatto per onorare i propri morti barbaramente trucidati.

Però, anche dopo l’abbandono dei territori Israele non allentò la stretta su Gaza, perché continuò a controllare i valichi d’ingresso nell’area.

Israele, infatti, ormai controlla anche le esportazioni e importazioni di materiali d’ogni tipo ma suo è anche lo spazio aereo di quel lembo di terra dove sconfina dal cielo, da terra e da mare secondo proprie decisioni che nessuno in Europa e altrove contesta.

E Israele, essendo paese invasore, mistifica anche sui suoi doveri d’assistenza verso Gaza perché infrange la IV Convenzione di Ginevra che impone obbligo di sostegno materiale verso la popolazione occupata. E’ però chiaro che ciò avviene per deliberata scelta, e con il complice silenzio di Europa e America. Silenzio che ha dato a Israele l’opportunità anche di giungere ad attuare l’embargo nella stretta striscia di terra rimasta ai palestinesi.

In tal modo sofferenza e opposizioni hanno sempre più preso piede tra gli arabi di Gaza che nel 2006 affidarono a Hamas, con regolari elezioni, il controllo governativo del Paese.

Israele, invece di prendere atto delle “inevitabili” scelte dei palestinesi, intensificò la sua presenza oppressiva, tanto che quelle genti non potendo uscire dai territori si sono stipate all’inverosimile trovandosi come reclusi in casa loro.

Ma, mentre i reclusi hanno diritti umani, l’interessata incuria e volontà d’Israele fece sì che alla popolazione affamata mancasse l’acqua potabile, la corrente elettrica, le benzine, le scorte di cibo, i medicinali...

La popolazione era dunque al collasso già prima di quest’ultima invasione che nulla ha da spartire con i “kassam-petardi” (definizione dei militari anche italiani) oggetti senza sufficiente gittata e senza telemetria, perciò lanciati a caso verso Israele che non subisce alcun danno reale se non qualche buca nelle campagne.

Le reali cause della presente carneficina di Gaza derivano, invece, dalla paura d’Israele che Hamas possa sollevare una Jihad islamica. Per questo presupposto, oltre che per motivazioni elettorali interne e la discesa di bush nel limbo, Israele ha inviato l’esercito a compiere il genocidio del popolo palestinese. Con ciò sperando, con buona certezza, di costringere mister Obama a continuare una politica estera già tracciata dalla strana intransigenza religiosa di bush e dai sionisti che l’hanno attorniato.

La leadership sionista al potere ha da qualche anno terrore di perdere il controllo politico in Israele, situazione che potrebbe preludere al tracollo amministrativo anche negli U$A, e la crisi della finanza è barometro della loro precaria situazione. Perciò, sapendo che ben pochi suoi soldati possono soccombere nello scontro con i palestinesi, con la guerra di “sicurezza dei confini” spera d’ottenere suffragi politici in patria dimostrando la sua volontà di combattere ciò che ormai sfacciatamente chiama “terrorismo islamico”.

Terrorismo islamico che se esiste in questo caso ha motivazioni di rivendicazione patrie, e dunque si tratta di miliziani che combattono senza divisa perché non hanno un esercito regolare.

Ma la pesante mano militare d’Israele, paese di 20mila kmq che possiede una potenza atomica forse seconda solo agli U$A, ma “prima” in rapporto alla limitatezza del suo territorio, intraprese le incursioni militari su Gaza già dal novembre 2008 con continui sconfinamenti anche in Libano e Cisgiordania, sempre con l’omertosa complicità degli U$A, dove gli ebrei, nascostamente com’è nel loro costume, sono al potere politico e finanziario da molto tempo.

Dunque, in conclusione, ora possiamo riaffermare che questa invasione, e non guerra perché non esiste un esercito palestinese che contrattacca, ben poco ha da spartire con i razzi lanciati da Hamas come la stampa Occidentale lascia intendere, invece, per capire la verità storica bisogna tenere in gran considerazione le parole comunicate alla stampa da leader israeliani, ne cito solo alcuni per concisione.

David Ben-Gurion, Maggio 1948, comunicazione agli ufficiali dello Stato Maggiore. Da: “Ben-Gurion, la sua Biografia” di Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978… “…Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la requisizione delle terre e l’eliminazione d’ogni servizio sociale per affrancare la Galilea dalla sua popolazione araba”.

-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------

David Ben-Gurion, in “The Jewish Paradox”- di Nahum Goldmann, Weidenfeld and Nicolson, 1978, p. 99… "…I villaggi ebraici, sono sorti al posto dei paesi arabi. Voi non li conoscete neanche i nomi di queste borgate arabe, ed io non vi biasimo, perché quei libri di geografia non esistono più. Non soltanto non esistono i libri, ma anche i villaggi arabi non esistono più. Nahlal è sorto al posto di Mahlul, il kibbutz di Gvat al posto di Jibta; il kibbutz Sarid al posto di Huneifis; e Kefar Yehushua al posto di Tal al-Shuman. Non c’è un solo posto costruito in questo paese che prima non aveva una popolazione araba”.

Golda Meir Primo Ministro d’Israele, 1969 – 1974. Dichiarazione al: "The Sunday Times", 15 giugno 1969. "…Non esiste una cosa come il popolo palestinese … Non è come se noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il loro Paese. Essi non esistono.”

Golda Meir, 8 marzo 1969. "Come possiamo restituire i territori occupati? Non c’è nessuno cui restituirli.”

Yitzhak Shamir, su Maariv, 02/21/1997. "…Il riscatto della terra d’Israele è l’essenza del sionismo. Senza riscatto noi non realizzeremo il sionismo. E’ semplice.”

Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d’Israele in un discorso ai coloni ebrei, New York Times, 1 aprile 1988. "(…I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura”.

Ariel Sharon, Ministro degli esteri d’Israele, aprendo un incontro del partito Tsomet Party, Agenzia France Presse, 15 novembre 1998. "…Tutti (i giudei) devono muoversi, correre e prendere quante più cime di colline (palestinesi) possibile, così da allargare gli insediamenti (ebraici), perché tutto quello che prenderemo ora sarà nostro... Tutto quello che non prenderemo andrà a loro.”

Ariel Sharon, Primo Ministro d’Israele, 25 marzo 2001 citato dalla BBC News Online. "…Israele ha il diritto di mettere altri sotto processo, ma nessuno, certamente, ha il diritto di mettere sotto processo il popolo ebraico e lo Stato d’Israele.”