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Tutti giù per terra!

di Pierluigi Paoletti - 19/01/2009



Le recenti notizie sul crollo della produzione industriale, -12,3% a novembre, riduzione che
dovrebbe continuare più o meno con la stessa intensità anche in dicembre, hanno avuto un
riflesso nei Credit Default Swaps che per l’Italia prevedono 171 punti, incrementati
nell’ultimo mese di 14 punti di cui 4 solo nell’ultima settimana.
Per chi non lo sapesse, questi swaps sono sostanzialmente un baratto in cui una parte versa
annualmente una somma di denaro e l’altra si impegna a rifondere il valore facciale di un
titolo nel caso in cui il debitore non riesca ad onorare i suoi impegni.
Per le obbligazioni emesse dallo stato italiano si deve corrispondere un premio di 1.710 euro
per ogni 100.000 euro di valore nominale del titolo, contro i 1.190 del Regno Unito, i 500
degli USA e i 400 del Giappone.
Chi emette questi CDS segue l’evoluzione delle vicende interne di un paese e poi emette il
suo verdetto, inteso come premio da pagare per l’assunzione del rischio, per cui un premio
più alto significa un rischio più elevato. Per rendersi conto della situazione italiana non
bisogna essere dei grandi economisti, basta vedere la regressione del PIL come mostra il
grafico sotto in cui è riportata la crescita media per vari periodi a partire dal 1950
E diventa ancora più preoccupante se, mettendola a confronto con la crescita media degli
altri paesi, vediamo che siamo molto lontani sia dai paesi dell’OCSE che dai paesi dell’area
euro utilizzato come riportato nelle condizioni di utilizzo di cui all’indirizzo
http://www.centrofondi.it/copyright.htm
E non poteva essere altrimenti se anche bankitalia evidenzia un costo del lavoro
enormemente più alto degli altri paesi che, unito al costo dell’energia che è tra i più alti
della UE, rende impossibile competere ad armi pari anche all’interno della stessa UE
Inutile dire che la situazione è scoppiata dopo il 2000, praticamente dopo aver adottato un
euro con un cambio capestro che ha favorito solo la Germania.
In questa situazione la spesa pubblica però ha continuato ad aumentare
utilizzato come riportato nelle condizioni di utilizzo di cui all’indirizzo
http://www.centrofondi.it/copyright.htm
Stando così le cose e con una contrazione media del 2% prevista da bankitalia per l’anno in
corso, è evidente che le entrate fiscali dello stato si ridurranno di conseguenza e diventerà
sempre più difficile mantenere lo standard dei servizi senza indebitarsi ulteriormente
portando però così il rapporto deficit/PIL a livelli insostenibili per i nostri amici europei.
Proprio nel momento in cui la spesa pubblica dovrebbe portare il paese fuori da questa
palude.
In pratica la rosa delle decisioni sono:
• Riduzione drastica della spesa pubblica (che assorbe oltre il 50% del PIL)
• Riduzione dei servizi (quei pochi ancora rimasti)
• Aumento dell’indebitamento
• Aumento drastico delle tasse
Capite bene che qualsiasi sia la scelta che il governo adotterà, la situazione da affrontare
sarà molto, molto pesante.
Di questo naturalmente ne risentono anche i rendimenti del nostro debito pubblico che per
continuare ad essere appetibile dovrà aumentare i rendimenti che già, rispetto al Bund
decennale tedesco scontano 170 bp, ovvero 1,7%, di differenza. I grandi investitori che
dovranno sottoscrivere le ingenti quantità di titoli di stato in scadenza nel prossimo anno
premeranno per vedere i loro rendimenti aumentare.
Avere o comprare titoli di stato oltre il breve termine porterà a soffrire perdite di capitale.
Meglio aspettare.
Dal punto di vista economico la situazione italiana è peggiore degli altri paesi e richiede
misure che la politica dimostra ogni giorno di più di essere incapace a prendere. Non resta
che prepararci a cambiare marcia e impostazione con azioni che partano dalle comunità e
dal mondo imprenditoriale e che ripartano dalla valorizzazione delle nostre economie locali.
utilizzato come riportato nelle condizioni di utilizzo di cui all’indirizzo
http://www.centrofondi.it/copyright.htm
Siamo nel bel mezzo di un cambiamento piuttosto importante e dobbiamo tirar fuori tutte le
nostre migliori qualità italiche di creatività, grinta insieme alla solidarietà, se non vogliamo
soccombere dietro a questa folta schiera di inetti per professione che ci hanno trascinato
dove siamo e purtroppo ci trascineranno ancora più giù.
That’s all folks