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Evoluzione-mancano quelli che non ce l'hanno fatta

di Uriel - 19/01/2009

Fonte: wolfstep

Come ho gia’ scritto in precedenza, il pensiero mainstream richiede e pretende che le masse prendano una posizione di contrarieta’ viscerale  o di militanza fondamentalista di fronte a qualsiasi tema si proponga loro innanzi. Questa compulsione, che e’ la summa del pensiero di massa ,  ovviamente si realizza anche nei confronti delle posizioni scientifiche, con alcuni effetti che trovo divertenti.

 

Ovviamente, non appena la scienza si e’ posta di fronte alla massa dicendo “io conosco alcune risposte”, la reazione compulsiva delle masse e’ stata la solita: da un lato si e’ creato il mainstream di persone che sostiene a tutti i costi la bonta’ dell’accademia attuale, ignorando l’evidente strato di cancrena accademica che cova dietro ogni istituto “ben blasonato” , dall’altro ci sono i sostenitori delle cosiddette scienze alternative, che sono scienze le quali , per la logica del mainstream, producono la configurazione degli antagonisti opposti.

Vediamo, uno ad uno , in che modo si crea un pensiero mainstream nei confronti della scienza.

  • Irreggimentazione bipolare.

Qui c’e’ poco da dire: se da un lato devo litigare con il mio medico perche’ non mi prescriva medicine omeopatiche (in quanto trovandomi all’estero spesso potrei essere costretto a spiegare ad un altro medico che terapia io abbia seguito sino ad ora, DOSI COMPRESE(1)), dall’altro finendo da un furibondo sostenitore dell’accademia dovrei spiegargli che no, su Focus del 1993 c’era scritto che nel 2008 avremmo avuto i dentisti con le nanomacchine, ma il mio usa ancora il trapano.

In questo senso l’esempio migliore sono evoluzionisti e creazionisti: sebbene la teoria dell’evoluzione spieghi molto bene la trasformazione e la mutazione delle specie, essa e’ ancora lontana dall’essere una storiografia completa del pianeta, per la semplice ragione che troppe cose ci sfuggono sull’ambiente ove le specie si sono selezionate. E’ sufficiente che un piccolo istmo si stacchi dal continente e li’ si crea una nuova linea evolutiva: poi si riattacca e le nuove specie si diffondono , e nessuno capira’ mai per quale cazzo di motivo quell’animale sia fatto cosi’ diversamente.

In realta’ l’errore sta nel fatto che la biologia evolutiva non si appresta a diventare una cosmologia perche’ ha scopi molto piu’ limitati, dall’altro lato la considerano invalida fino a quando non risponde a tutte le domande tipiche della cosmologia religiosa.

Entrambe le fazioni ovviamente rispondono di avere la risposta: nessuna delle due sarebbe disposta ad ammettere l’idea di avere solo alcune risposte. E in questo , l’irreggimentazione bipolare e’ completa.

  • Il dominio della polemica.

Nel conflitto tra evoluzionisti e creazionisti, per forza di cose domina la polemica. Se infatti ognuno di due smettesse di criticare l’altro e portasse soltanto prove favorevoli alla propria teoria, alla fine potremmo pesare entrambe le teorie e dire,  che “si, tutti e due date parecchie risposte, uno dei due produce molte piu’ applicazioni, ma entrambi siete ancora lontani dal sapermi spiegare come siano andate le cose”.

Anche la teoria della selezione naturale qualche peccatuccio logico ce l’ha: si presume che se avviene una mutazione essa sara’ migliore o peggiore, e come tale sopravvivera’  o meno in misura maggiore o peggiore. Se cominciamo a supporre algoritmi di tipo evolutivo, basati su selezione, ma fondati su un punteggio di media che puo’ essere anche uguale tra due mutazioni diverse, beh, mi aspetto che non si siano delle specie, ma delle classi.

Secondo l’evoluzionista se esiste Felix Felix ed e’ fatto cosi’ e’ perche’ esso era LA soluzione migliore rispetto all’occupazione di una data nicchia, ma per come e’ definito l’algoritmo, mi aspetto che le soluzioni siano piu’ di una. Ci dev’essere il Felix Felix E qualcos’altro. Il Cavallo e qualcos’altro. La mucca E qualcos’altro.

Qualcosa che gli assomiglia, magari. Qualcosa che ha piu’ o meno lo stesso peso e la stessa alimentazione ma, che so io, un corno solo anziche’ due, e’ senza coda o ha una coda diversa, eccetera. Insomma, quello che non si capisce bene e’ questa spettacolare convergenza di ogni specie in se’ stessa, senza lasciare nessuna specie “spuria”: si procede per tentativi? Bene: per ogni specie che ce la fa devo trovare i fossili delle cento specie che hanno fallito.

Facciamo un esempio con gli antibiotici: se io prendo un chemioantibiotico e lo verso in una cultura, e’ possibile che qualcuno dei batteri,mutando, si salvi. In quel caso il risultato del mio esperimento sara’ il nuovo batterio PIU’ le prove DELLA MORTE dei batteri precedenti. Potro’ quindi portare come PROVA il fatto che ci siano i batteri morti (senza mutazione) E che ci siano quelli sopravvissuti (con la mutazione). Se io portassi come risultato SOLTANTO i nuovi batteri con la mutazione, senza i cadaveri di quelli morti perche’ gli mancava la mutazione, potrei sostenere che il mio chemioantibiotico produce mutazioni, ma NON che agisca per selezione, dal momendo che non ho le prove di tale selezione,  E LE PROVE DI UNA SELEZIONE SONO COSTITUITE DA QUELLI CHE NON CE L’HANNO FATTA.

Insomma, se prima le giraffe avevano il collo corto e poi gli alberi si sono alzati, non bi basta vedere le giraffe con il collo lungo: devo vedere anche i fossili di quelle con il collo corto, che non ce l’hanno fatta.  Ecco, se applichiamo questa cosa su scala globale, si direbbe che madre natura uccida gli inadatti, e poi faccia anche sparire le prove. E questo va un po’ oltre.

La cosa buffa, poi, e’ che andando per boschi si incontrano spesso animali storpi o deformi, i quali sopravvivono per tempi ragionevoli. Ora, se una volpe riesce a sopravvivere con una gamba spezzata e male ricalcificata, o senza coda, vuol dire che una specie di volpi con le gambe storte o senza coda e’ ugualmente probabile perche’ ha le stesse probabilita’ di sopravvivere: perche’ non le trovo, allora?

Questa convergenza sul best-fit, cosi’ brutale non si spiega con una semplice selezione. Per come viene descritta la selezione naturale  e’  polinomiale, cribbio, non puo’ risolvere problemi di best fit a piu’ dimensioni convergendo in questo modo.

I biologi descrivono il processo di evoluzione che produce la singola specie come una specie di simplesso che tiene conto di centinaia di fattori: per arrivare alla cui soluzione propongono un algoritmo di selezione miseramente polinomiale. Anche mettendoci di mezzo Gauss, arriviamo al secondo ordine. Eh, ce ne vuole, ancora.

Con questo voglio dire che il fatto evidente che esistano meccanismi di selezione naturale i quali producono nuove specie (come per gli antbiotici) non significa che questo sia L’ UNICO meccanismo in atto:  pochi miliardi di anni non sarebbero sufficienti: quando si gioca con la complessita’ bisogna stare molto attenti, che gli eoni volano via come niente , mumeri tipo dieci elevato alla cento (anni) crescono come funghi.

Insomma: l’approccio polemico consiste nel fatto che nessuna delle due fazioni si limita a sostenere la propria tesi, nel timore che venga attaccata (in quanto debole) , ed entrambe vadano sistematicamente ad attaccare le posizioni altrui.

  • L’illusione di competenza.

Una delle cose piu’ buffe della diatriba tra scientisti e antiscientisti e’ l’illusione di competenza. Essa e’ chiara se esaminiamo per esempio la diatriba tra Odifreddi ed i cattolici:  Odifreddi e’ titolare di una cattedra di Logica Matematica (se non erro) all’universita’ di Torino. Ora, e’ abbastanza chiaro che questa persona sara’ autorevole se inizia a skolemizzare cose , ma lo sara’ di meno se comincia a discutere di teologia, o di storia delle religioni, dal momento che gli manca il metodo storico.(2)

Questo perche’ si e’ creata la categoria forfettaria “scienziati” e si pretende di eleggere a proprio campione chiunque sia uno “scienziato” e critichi la fazione avversa.

Dall’altro lato le cose non vanno poi meglio: chi viene messo a controbattere spesso pretende di discutere di temi scientifici senza avere nemmeno un’infarinatura di base.

In entrambi i casi, pero’, sono “campioni”: entrambi sono competenti in qualcosa, e se non fosse che si tratta della cosa sbagliata saremmo tutti d’accordo nel dire che siano competenti. Il problema e’ che sono competenti nella cosa sbagliata, e questo produce l’illusione di competenza.

  • il mito del critico.

Poiche’ si procede a prendere un campione e poi a mandarlo sul ring a discettare di qualcosa, (astrofisici che parlano di religione, matematici che parlano di storia, teologi che parlano di fisica, esorcisti che parlano di biologia) , quello che si fa poi e’ di acclamarne la sua intelligenza e la sua competenza (nella materia sbagliata) fino a dar loro un’autorevolezza tracimante, tracimante nel senso che esce dal campo di appartenenza e  diviene un semplice mito della competenza totale. Odifreddi si occupa di logica matematica, ma e’ “genericamente competente” in qualsiasi cosa riguardi una generica “scienza” contro una generica “religione”: ovvero, e’ una figura mitologicamente competente in quanto critica la controparte.

  • l’improduttivita’  per definizione

Ovviamente, tutta questa diatriba non porta a nulla. Le multinazionali del farmaceutico continueranno ad usare la selezione per produrre nuovi antibiotici, e lo stesso faranno quelle del mondo dell’agricoltura, eccetera. Nessuno che lavori DAVVERO con queste cose cambiera’ di un minimo le proprie idee,  ne’ dal lato della scienza ne’ da quello dei religiosi, nella misura in cui ognuna delle teorie ha una solida base economica su cui reggersi. Il dibattito, quindi, e’ del tutto improduttivo e privo di conseguenze: se finisce di esserlo, deve poi confrontarsi con la realta’, e il risultato e’ che nel medio e lungo termine e’ che finisce di essere pensiero mainstream per essere la dura prova della realta’.

Voglio dire: i cattolici hanno detto da sempre che la pillola faceva male e che il profilattico era la causa dei cancri all’utero, poi si e’ visto che gli ultimi arrivano per il papillomavirus e che le pillole fanno meno male dell’astinenza forzata. Ma se anche questa informazione non fosse arrivata, c’e’ piu’ gente che usa i profilattici e le pillole di quanta ne vada a messa: in ultima analisi, quando la discussione mainstream esce dal dominio dell’improduttivita’ si deve scontrare coi fatti , e il suo destino e’ segnato.

Cosa che non potra’ mai essere, per esempio, riguardo ad una discussione cosmologica sul confronto tra creazionismo e intelligent design.

  • il sogno irrealizzato.

Ovviamente, ognuna delle due parti conclude con un’utopia, che si avvererebbe sicuramente se non ci fossero quei malvagi la’ , cioe’ quelli della controparte. Gli antiscientisti ovviamente ci raccontano di questo giardino pauperista che sarebbe il mondo, tutto pieno di statue greche (rigorosamente in marmo bianco, come nei cessi del parco pubblico) e di pastorelli che pascolano in un mondo incontaminato e tutti felici senza quei malvagi scienziati che vogliono fare le fabbriche cattive.

Ovviamente gli scientisti ci raccontano di come il mondo sarebbe un paradiso di meraviglie e tutti saremmo a girare nello spazio insieme a Spock se la chiesa non avesse processato Galileo, e di che mondo perfetto sarebbe se non ci fossero quegli altri la’.

In generale, la diatriba tra scientisti ed antiscientisti, o la diatriba sull’intelligent design contro evoluzione e’ un esempio di pensiero mainstream: chiamate a pronunciarsi sulle affermazioni degli scienziati, le masse si dividono automaticamente in due fazioni viscerali ed opposte, confermando cosi’ di essere masse.

Personalmente, mi tengo ben distante dallo schierarmi per l’una o per l’altra: mi limito a pensare che sicuramente esistono fenomeni di selezione naturale , di cui ci sono abbondanti prove e applicazioni. Affermare che una specie possa derivare dalla specie n-1 e’ un conto, affermare che tutti gli ecosistemi e tutte le specie lo fanno, e che questa sola legge abbia creato ogni specie,  invece, mi produce un disastro numerico che non riesco a considerare. Quindi, secondo me e’ probabile che una qualche forza direttrice esista, magari prodotta da qualche costante fisica dell’universo, magari sara’ anche esprimibile in forma di Lindenmayer partendo da costanti della chimica come i coefficenti sterici delle differenti molecole, ma non e’ possibile che si arrivi per semplice selezione naturale ad un ecosistema, in soli miliardi di anni: mi aspetto numeri ben piu’ alti, tipo dieci elevato alla mille.

Ma questo significa semplicemente rifiutarsi di aderire ad una diatriba, non averci  preso posizione dentro.

 

(1) Lo so, dovrei essere abituato alle cose che tendono a zero. Se trovo un medico che di cognome fa Weierstrass magari gli spiego che prendevo farmaci che tendono a zero e avevo una malattia continua. Tutti gli altri invece vorranno sapere “che dosi prendeva di cosa”?

(2) Sul metodo storico bisogna essere molto cauti. La polizia scientifica puo’ trovare un cadavere fresco,una scena del delitto intatta ed essere incapace di capire cosa sia successo. Lo storico trova una lista della spesa di una casalinga seicentesca di Modena,  una canzone popolare sull stufe in ghisa, e vi sa dire che la donna era divorziata perche’ ha tradito il marito. Tantevvero che sappiamo chi ha ucciso Tutankhamen ma non sapremo mai, probabilmente, chi ha ucciso Meredith