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La Nato a Gaza? La Nato ovunque!

di byebyeunclesam - 20/01/2009

ehud jaap

Non contenti del Programma Individuale di Cooperazione siglato lo scorso dicembre fra la NATO ed Israele, ora gli atlantisti, per bocca del Segretario Generale Jaap de Hoop Scheffer, ipotizzano una presenza - almeno indiretta - dell’Alleanza Atlantica in terra di Palestina.
Al riguardo ecco la parte conclusiva del
discorso pronunciato da de Hoop Scheffer l’11 gennaio u.s.,  in occasione della conferenza organizzata congiuntamente dall’Istituto di Studi per la Sicurezza Nazionale e dal Forum Atlantico di Israele a Tel Aviv.

Se voi considerate, signore e signori, i molti seri ed irrisolti problemi nel Medio Oriente, dalla Palestina fino al programma nucleare iraniano, la cooperazione NATO-Israele nell’ambito del Dialogo Mediterraneo può apparire piccola ed insignificante. Non è inoltre sorprendente che alcuni osservatori invochino ulteriori passi avanti, per esempio una forza militare a guida NATO per la regione. Dato che sono stato il primo Segretario Generale della NATO che ha ipotizzato questa possibilità pubblicamente, di certo non sono contrario a una tale idea in via di principio.
La comunità internazione sta lavorando per metter fine alle violenze a Gaza dove, lasciatemelo sottolineare, non è previsto un ruolo per la NATO. Concedetemi, comunque, di usare questa opportunità per ripetere le tre condizione che consentirebbero alla NATO di svolgere un suo ruolo: primo, un accordo generale di pace; secondo, sicuramente, il consenso delle parti e, terzo, un mandato dell’ONU. Se queste condizioni fossero soddisfatte, immagino che la NATO troverebbe difficile dire “no” qualora gli Alleati fossero interpellati per dare un proprio contributo alla pace nel Medio Oriente. Ma sfortunatamente siamo molto lontani dal soddisfare queste condizioni.
Ecco perché abbiamo bisogno di focalizzare il ruolo attuale della NATO. Io non credo che la NATO sia la soluzione, ma che può rendere più facile il raggiungimento delle soluzioni. E questo perché dovremmo lavorare per un ruolo più definito della NATO in Medio Oriente, soprattutto nell’area dell’addestramento e dell’acquisizione di capacità. Un tale ruolo costringerà gli Alleati – europei e nordamericani – a sviluppare politiche coerenti, di lungo periodo per questa regione. Ed aiuterà anche a dissipare la sfiducia che ancora esiste in alcune parti della regione verso la NATO.
Ed aiuterà, penso, a sviluppare un’agenda comune per la sicurezza non soltanto tra singoli Paesi partner e la NATO, ma – idealmente – anche tra singoli Paesi nella regione.
Eccellenze, signore e signori, all’età di 60 anni, la NATO può guardare indietro ad un percorso veramente di successo. Non solo ha protetto la sicurezza dei suoi Stati membri, che è il suo scopo principale ed esso continuerà, ma è stata anche capace di plasmare il suo ambiente strategico in un modo che i padri fondatori di quest’Alleanza neanche osavano sognare nel 1949.
Questa storia di successo può essere estesa alle regioni al di fuori dell’Europa? Precisamente, la formula di associazione, dialogo e cooperazione può essere applicata nel Medio Oriente – ed offrirci una similare promessa di successo?
E’ troppo presto per rispondere a questa domanda con certezza assoluta. Ma come dimostra la crescente cooperazione fra Israele e la NATO, abbiamo molte ragioni per essere ottimisti. Grazie.
[grassetti nostri]

Il contesto all’interno del quale situare questa esternazione lo descrive, come al solito magnificamente, Mahdi Darius Nazemroaya qui.
Meditate, gente. Meditate.