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La Nuova Bretton Woods

di movisol - 20/01/2009

 

La Nuova Bretton Woods

Le misure che qui veniamo a proporre, sono misure studiate dal Movimento internazionale per i diritti civili, solidarietà, per l’intero scenario internazionale nonché per la specificità del caso statunitense.
Tuttavia queste misure sono necessarie ed applicabili anche all’Italia. La crisi sistemica del sistema finanziario mondiale è infatti in pieno corso. Scatenata, ma non provocata dal crollo del mercato dei mutui a rischio sub-prime negli Stati Uniti, e dalla fine dello yen-carry trade iperinflazionistico in Giappone, sta inesorabilmente demolendo il castello di carte degli “strumenti finanziari creativi”, come l’ex governatore della Federal Reserve Alan Greenspan ha definito i vari derivati. I mutui a rischio sono solo l’anello di una lunga catena che ha moltiplicato all’infinito redditi e profitti inesistenti, e che sta ora crollando. Le insolvenze si allargano dai mutui alle carte di credito, dai bond delle imprese a quelli delle amministrazioni pubbliche. Il crollo riguarda migliaia di miliardi di dollari di valore fittizio.
Ormai è sfatato il mito secondo cui le banche centrali avrebbero un numero illimitato di possibilità per mettere sotto controllo un crac finanziario: ora si trovano tra la Scilla della lotta contro l’inflazione adottando alti tassi d’interesse (urgenti di fronte all’inflazione dei prezzi delle materie prime e del petrolio, ma che provocherebbero ulteriori scoppi di bolle finanziarie come quella dei mutui americani) e la Cariddi della crisi creditizia, scatenata dal crollo dell’ ”effetto leva al contrario”. Se le banche centrali tenteranno di fermare la reazione a catena immettendo centinaia di miliardi di liquidità, come è avvenuto nelle 24 ore successive al venerdì nero di Ferragosto, provocheranno un’iperinflazione come quella della Germania di Weimar del 1923, solo questa volta non soltanto in un Paese, ma a livello mondiale.
E’ un dilemma da cui non c’è via di uscita: questo sistema finanziario è finito.
Chi rischia di subirne le conseguenze catastrofiche è la popolazione mondiale. Se i governi non saranno più in grado di finanziare le proprie funzioni, la società rischierà di sprofondare nel caos. Il modello della cosiddetta globalizzazione è in bancarotta tanto quanto lo era il modello comunista nel 1989-91. Tutti i principi a cui è associato, ad esempio la delocalizzazione (ovvero il trasferimento della produzione in paesi dove costa poco la manodopera), la società del “valore azionario”, “money-makes-money”, la produzione “just-in-time”, “benchmarking” etc, si sono dimostrati fallimentari. Il crollo delle infrastrutture nei paesi del G7 è il migliore indicatore del disastro provocato dal liberismo economico.
Per impedire le sofferenze intollerabili che subirebbe la popolazione col crollo del sistema finanziario mondiale, serve convocare immediatamente una conferenza di emergenza che dia vita ad una nuova architettura finanziaria nella tradizione del sistema di Bretton Woods creato dal presidente Franklin Delano Roosevelt nel 1944.
Si ricorda inoltre che il Parlamento italiano ha ripreso la proposta di La Rouche per una nuova Bretton Woods nella mozione approvata alla Camera del deputati il 6 aprile 2005, che impegna il governo italiano a “proporre la convocazione di una nuova conferenza internazionale a livello di Capi di Stato e di governo, come quella che si tenne a Bretton Woods nel 1944, allo scopo di fondare un nuovo sistema monetario internazionale”.
La necessità di tale riorganizzazione fondamentale è ancor più evidente oggi, ed è aumentato anche il potenziale di realizzarla. Il motivo è un’ironia della storia. Quando nel 1991 crollò l’Unione Sovietica, i neoconservatori intorno al presidente George Bush decisero di trasformare la repubblica americana in un impero, rifacendosi al progetto di “un nuovo secolo americano”, un’ideologia secondo cui nessuna nazione o gruppo di nazioni avrebbe mai dovuto minacciare economicamente o militarmente la supremazia americana. Poi gli stessi neoconservatori, con la loro politica di guerre preventive e cambiamenti di regime, hanno fatto sì che accelerasse il processo di cooperazione tra le nazioni dell’Eurasia e dell’America Latina come reazione alla politica unilaterale americana.
E’ così tornata all’ordine del giorno l’urgenza di un nuovo ordine economico mondiale più giusto. Ed è necessario
instaurare una maggiore collaborazione con “l’altra America”, così come auspicato dall’economista e leader democratico americano Lyndon LaRouche che ha ribadito più volte che solo la combinazione tra un’America trasformata, l’Europa (Russia ovviamente inclusa), la Cina e l’India avrà la forza necessaria per mettere all’ordine del giorno la questione urgente della riorganizzazione del sistema finanziario.
Per correggere gli errori madornali commessi all’insegna della svolta paradigmatica degli ultimi 40 anni, da quando Richard Nixon mise fine al sistema dei cambi fissi nel 1971, e dalla globalizzazione che ha fatto seguito alla fine dell’Unione Sovietica, fino ad arrivare all’odierna finanziarizzazione dell’economia, dovremo attuare le seguenti misure:
1. Dichiarare la bancarotta dell’attuale sistema finanziario e sostituirlo con uno nuovo.
2. Adottare immediatamente un sistema di cambi fissi.
3. Proibire la speculazione finanziaria stipulando appositi accordi tra i governi.
4. Attuare una riorganizzazione del debito e, ove sia necessario, una cancellazione del debito.
5. Aprire nuove linee creditizie, con la creazione del credito da parte dello Stato al fine di rendere possibile la piena occupazione, tramite investimenti nelle infrastrutture di base e nell’alta tecnologia.
6. Completare il ponte di sviluppo eurasiatico, quale fulcro di un programma di ricostruzione dell’economia mondiale, rendendo così possibile non soltanto un miracolo economico, ma anche una pace duratura nel XXI secolo.
7. Un nuovo “Trattato di Westfalia” che garantisca l’accesso e lo sviluppo delle materie prime a tutte le nazioni sulla terra nei prossimi 50 anni.
Il sistema della “globalizzazione”, col suo capitalismo predatorio, è fallito economicamente, finanziariamente e moralmente. Al centro dell’economia andrà messo di nuovo l’Uomo e il bene comune. Il nuovo ordine economico mondiale dovrà garantire prosperità e futuro a tutto il genere umano.

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