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Obama: sussulto americano?

di Pierre Verluise* - 21/01/2009


Geopolitica degli Stati Uniti. La fine della guerra fredda apre il "momento
americano" che G.W. Bush ha fragilizzato con strategie spesso inadeguate. Barack
Obama diventa presidente degli Stati Uniti, quasi venti anni dopo la caduta del
muro, mentre il suo paese deve affrontare sfide immense. Per lui è necessario,
infatti, contribuire a reinventare le basi della potenza americana nel mondo che
emerge della crisi.
MENTRE Barack Obama diventa presidente degli Stati Uniti, occorre fare il punto
della situazione per osservare l'ampiezza della sfida che affronta. Che gli Stati Uniti
siano i vincitori della guerra fredda (1947-1990) e del dopo-guerra fredda non c’è
dubbio. Gli allargamenti della NATO a paesi usciti dal blocco dell'Est, nel 1999
quindi nel 2004, lo dimostrano. Così, la NATO aumenta la sua superficie a
1.078.037 km2 e ciò rappresenta quasi due volte quella della Francia
metropolitana. Con 21 Stati membri dell'Unione europea ugualmente – o anche
prima - membri della NATO, gli Stati Uniti non sono mai stati così potenti in Europa.
Sotto certi aspetti, si tratta tuttavia di un'impressione legata ad un effetto d'inerzia
delle nostre rappresentazioni mentali, perché forze contrarie sono già all'opera.
Infatti, ciascuno sente intuitivamente che Washington “sta perdendo la mano„
dall'inizio del XXI secolo. Come si completa gradualmente “il momento americano„?
Quando gli Stati Uniti "si danno la zappa sui piedi"
L'11 settembre 2001, attentati terroristici colpiscono New York e Washington.
Questi toccano gli animi e ciò era il loro principale obiettivo. Più del bilancio delle
vittime, 2.843 morti, sono le misure adottate dal presidente G.W. Bush che
segnano una rottura. Lanciando globalmente “una guerra contro il terrorismo„, egli
attiva una meccanica guerrafondaia e innesca dinamiche che gli sfuggono
gradualmente. In modo pittoresco, gli Stati Uniti “si danno la zappa sui piedi„.
Il 7 ottobre 2001 cominciano i bombardamenti aerei americani e britannici in
Afganistan, sui campi d'addestramento di Al Qaida, l'organizzazione di Oussama
ben Laden all'origine degli attentati. Il 20 dicembre 2001, l'Organizzazione delle
Nazioni Unite autorizza lo spiegamento di una forza multinazionale in Afganistan.
Fuori dall'Europa, la NATO si trova presto impegnata in un'operazione
particolarmente difficile. Alcuni esperti, come Gérard Chaliand, valutano una stabile
vittoria militare come improbabile, o impossibile. (1) L'amministrazione di G.W.
Bush accusa in seguito l’Iraq di Saddam Hussein di nascondere armi di distruzione
di massa. Cosa che contestano i servizi segreti francesi. G.W. Bush e Tony Blair
lanciano, tuttavia, il 20 marzo 2003 l'operazione “IRAQI FREEDOM„. Se i primi
giorni somigliano ad una dimostrazione di forza, gli Stati Uniti ed i loro alleati
penano a controllare tutto il paese e più ancora gli animi. Senza parlare dei cuori.
La contestazione politica progredisce Oltre-Atlantico quando l'opinione appura
l'assenza delle armi di distruzione di massa. Inoltre, le morti ed i feriti americani
sono più numerosi del previsto. La dimostrazione di forza si volge in incubo.
L’Iraq si trasformerà in un nuovo Vietnam per Washington? A Bagdad, la lotta per il
potere è aperta e nessuno può prevedere a che cosa somiglierà il paese tra
qualche anno.
2005, sortie aux Etats-Unis du film de guerre consacré à l’Irak : "Over there". Crédits : P. Verluise
La base della potenza americana si sfalda
Mentre le truppe americane sono impegnate su due fronti, la base della potenza
americana - l'economia - si indebolisce. Nel mese di agosto 2007, la crisi dei
subprimes tocca il sogno americano al suo cuore: la casa di proprietà.
L'internazionalizzazione della crisi dei crediti immobiliari americani a rischio causa
un forte ribasso delle principali borse mondiali. Le banche centrali dei paesi della
triade iniettano molte centinaia di miliardi di euro. Ciò non basta a fermare una crisi
le cui origini risalgono in parte agli anni della presidenza Reagan. Il 15 settembre
2008, la crisi dei subprimes contribuisce al fallimento della banca d'affari americana
Lehman Brothers, fondata nel 1850. La banca d'investimento Merrill Lynch è
acquistata dalla Bank of America. Quindi scompare la prima cassa di risparmio
americana - Washington Mutual. Le borse del mondo intero crollano. Le banche
esitano a concedere crediti alle imprese, cosa che fa iniziare una crisi economica di
grande ampiezza. Infatti, l'attività rischia di essere compressa da due punti: a
monte, meno credito per finanziare la produzione ed i progetti; a valle meno
domanda per comperare i prodotti ed i servizi.
Nella tormenta
Il 4 novembre 2008, l'elezione del democratico Barack Obama alla presidenza degli
Stati Uniti fa epoca. Con un tasso di partecipazione elevato, è il primo nero ad
accedere a questa carica. Si tratta molto probabilmente di un evento importante,
ma basterà ad attenuare le responsabilità degli Stati Uniti nella crisi mondiale?
Quali saranno gli effetti del rallentamento dell'attività economica e dello sviluppo
della disoccupazione in numerosi paesi sulla raffigurazione degli Stati Uniti? Non
solo i pilastri dell’iperpotenza sembrano crollati, ma Washington conduce nella
tempesta gli altri due poli della triade, il Giappone e l'Unione europea. È in questo
contesto che Alain Bauer scrive: “(…) tutto ciò che sembrava durevolmente stabile
dalla caduta del muro di Berlino, quasi venti anni fa, è in procinto di essere
spazzato via„. (2) Quando il 20 gennaio 2009, Barack Obama diventerà presidente
degli Stati Uniti, quasi venti anni dopo la caduta del muro, il suo paese avrà sfide
immani da affrontare. Sarà necessario, in particolare, riannodare il dialogo
americano-iraniano, perché Teheran è diventata il centro di gravità delle crisi del
Medio Oriente. Occorre ancora sapere che fare con il Pakistan. Senza parlare della
crisi economica… Saprà rompere con l’autismo di G.W. Bush, in particolare nei
confronti dei suoi alleati? L’Iraq dovrebbe ricordargli per un po’ che la vecchia
pratica - dividere et imperare - non corrisponde necessariamente agli interessi
superiori degli Stati Uniti, nel mondo che emerge della crisi. Sara necessario, infatti,
contribuire a reinventare le basi della potenza americana. Proprio come la caduta
del muro di Berlino del 9 novembre 1989, l’11 settembre 2001 e il 15 settembre
2008 non segnano "la fine della storia”. Essa Continua, tragica ed imprevedibile per
natura.


En savoir plus : Pierre Verluise publie prochainement 20 ans après la chute du Mur. L’Europe
recomposée. Préface de Jean-Dominique Giuliani, Président de la Fondation Robert Schuman.
Paris : Choiseul, 17 mars 2009.
[1] Gérard Chaliand, Après l’année de la crise, l’année de la guerre ? Le Monde, 10 janvier 2009. Il écrit au sujet de l’Afghanistan : « La
solution est surtout politique. La victoire, pour les Occidentaux, est hors de question. »
[2] Alain Bauer, Surprise, désordre et stratégie, Défense nationale et sécurité collective, décembre 2008, p. 6.