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O la banca o la vita. Intervista con il Marco Saba

di Luigi Tedeschi (a cura di) - 22/01/2009

 

1) Dopo la recente catastrofe finanziaria, si invocano regole che disciplinino la finanza internazionale, la convocazione di una nuova improbabile Bretton Wood. Ci si chiede come possano dettare nuove regole le classi dirigenti degli stati dell’occidente, data la loro oggettiva subalternità alle oligarchie finanziarie globali.
Sono noti a tutti gli insuccessi dei vari G8 o G20 che hanno dimostrato l’impotenza della politica al governo dell’economia. E poi, quale organo o autorità internazionale sarebbe in grado di vigilare sul rispetto di tali accordi ed eventualmente sanzionare gli inadempienti? Si aggiunga inoltre, che il liberismo di per sé non tollera regole o limiti di natura politica e statuale.

R: In un vero libero mercato, le cose andrebbero sicuramente meglio di come vanno adesso. Per esempio, con una scelta di diversi mezzi di pagamento e libertà d’emissione, ancorché secondo criteri comuni, trasparenti e condivisi, il signoraggio tenderebbe a zero. Ma il modello che ci propongono è un falso libero mercato condizionato da monopoli come quello dell’emissione monetaria, dell’energia, dell’acqua, degli OGM, etc. In pratica, è una partita a poker truccata dove – quando una massa critica di giocatori se ne accorgerà – non vorrei essere nella parte del baro. Le persone che si trovano in queste riunioni del punto “G” sono dei domestici dei banchieri, una specie di sindacato giallo dei loro camerieri, che in realtà non hanno vita propria. Non sono capaci di intendere – altrimenti sceglierebbero un altro lavoro – né tantomeno di volere, perché altrimenti se ne distinguerebbe il carattere. Sono solo comparse della storia, guitti ammaestrati. Niente più. Questo non toglie che la massa ha le sue responsabilità, la prima è quella di non documentarsi adeguatamente, la seconda è quella di rimanere troppo spesso volentieri e senza reagire - vittima di incantesimi alcuni dei quali descritti abbastanza bene da Beppe Grillo, grande comunicatore.

2) La attuale crisi sistemica del capitalismo finanziario globale, per quanto epocale e devastante, non rappresenta, a mio avviso, la fine dell’era capitalista, semmai potrebbe rivelarsi come una delle tante trasformazioni cicliche, congenite alla storia del sistema capitalista. Tipica del liberismo è la prassi secondo cui alla privatizzazione degli utili fa riscontro la socializzazione delle perdite: infatti, ai crack finanziari fanno seguito gli aiuti di Stato al fine di scongiurare i fallimenti delle banche. Vengono soccorsi proprio gli istituti finanziari responsabili di questa folle espansione del credito e della conseguente speculazione. Gli aiuti di Stato non vengono forse erogati dalle banche centrali che in tal modo accrescono sempre più il loro reddito da signoraggio, con relativo moltiplicarsi del debito pubblico?
In tale situazione assistiamo altresì al moltiplicarsi di operazioni di fusione e incorporazione sia nel settore bancario che in quello industriale. Dalla attuale crisi, non emergerà una nuova forma di capitalismo finanziario molto più accentrato e dirigista a livello mondiale?

R:  Gli aiuti di Stato, negli USA, pescano nell’indebitamento – indebito - del contribuente. Dico indebito perché sta emergendo che la loro imposta sul reddito era prevista non per i redditi interni da salario dei cittadini americani, ma per quelli percepiti all’estero. L’Internal Revenue Service (IRS) – la loro agenzia delle entrate – è una agenzia nata in concomitanza con la Federal Reserve, anch’essa privata. Ormai il giochino è chiaro e vari super-ispettori dell’IRS hanno “confessato” negli ultimi anni sull’indebita attività dell’IRS. Purtroppo la magistratura là, come anche avviene qua, tiene vergognosamente di banda al sistema criminale “debito pubblico/rendita monetaria privata” e – più in generale – al sistema dell’usura delle banche. Con la manovra del “bailout” si è destinato metà del PIL USA alle banche e gli USA si sono indebitati per almeno altri cinque PIL negli anni a venire. Ma la gente si sta svegliando, anche grazie ad internet. Molti documenti sono ormai disponibili nelle principali lingue anche orientali. Aiutare le banche non ha senso perché queste poi diffondono – nel migliore dei casi – il denaro ricevuto prestandolo ad usura. Quindi si creano buchi più grandi per “coprire” quelli più piccoli. Difficile trovare qualcosa di più insensato. Nel durante, si screditano anche gli stessi governi che accettano il ricatto dei banchieri. Non penso che riuscirà ad emergere una nuova forma di capitalismo più accentrato perché le basi scientifiche elementari mancano. Alla fine vincerà un equilibrio di Nash su vasta scala dove si imporrà un sistema equitario condiviso da tutti. Il problema è capire cosa fare nel frattempo, per evitare il più possibile gli effetti collaterali della resistenza insulsa dei cleptosauri.

3) L’avvento della globalizzazione ha comportato la subalternità dell’economia produttiva a quella finanziaria. La crescita dell’economia produttiva negli ultimi decenni è stata assai limitata rispetto a quella virtuale dell’economia finanziaria. I profitti dell’impresa infatti, non hanno generato crescita, ma reinvestimenti nell’economia finanziaria. Le crisi cicliche della produzione sono da addebitare infatti al ruolo preponderante assunto dalla finanza globale. Tuttavia la speculazione finanziaria ha potuto prosperare assorbendo, strumentalizzando, distruggendo le risorse generate dall’economia produttiva che è stata base e sostegno dell’espansione dell’economia finanziaria. La finanza, al contrario non è in grado di sviluppare la produzione. La finanza ha avuto un ruolo parassitario rispetto alla produzione: essa prospera solo se esiste sviluppo produttivo. Ci si chiede allora, in fase di accentuata recessione, quando la produzione non è più in grado di garantire sviluppo, come potrà sussistere ed alimentarsi l’economia della finanza virtuale, data una materiale mancanza di risorse che fungano da oggetto di speculazione?

R: In effetti il sistema si sta suicidando. Il problema principale era quello della distribuzione sia del lavoro che del potere d’acquisto. Il governo potrebbe agire velocemente solo esercitando la sovranità sulle politiche monetarie, per rimediare alle inefficenze dei cleptocrati di Francoforte e della Commissione Europea. Ma – come dire – ci vorrebbe un governo adulto, un governo in grado di resistere alle lusinghe patetiche dei governatori delle banche centrali. Ma come si dice: cane non morde cane. Quindi si accontentano delle briciole sprofondando tutti gli altri sempre più nella miseria. D’altra parte, chi è che compra le elezioni nelle democrazie occidentali? Aveva ragione Gandhi quando, davanti a personalità occidentali che elogiavano la democrazia, disse loro: che bella idea! Perché non lo fate davvero? Un sistema da tentare potrebbe essere, come nell’antica Grecia, di tirare a sorte i rappresentanti del popolo. E anche i giudici, direi.

4) Il signoraggio praticato dalle banche centrali tramite l’emissione monetaria, costituisce la fonte da cui scaturiscono come dirette conseguenze l’economia del debito, il primato delle elites finanziarie sulle classi politiche, l’abrogazione sostanziale delle costituzioni democratiche e, di riflesso, degli stessi diritti fondamentali dell’uomo. Il mondo globalizzato ha determinato la supremazia del capitale finanziario sul lavoro, dell’economia sulla politica. I tentativi di abrogare il potere del signoraggio bancario attraverso il ripristino della sovranità monetaria degli Stati e la creazione di monete alternative alla moneta – debito delle banche centrali, presuppone l’affermazione dell’etica del lavoro sullo strumento capitale. Tuttavia, a mio parere, non si è ancora riusciti a creare un sistema monetario in cui la moneta sia uno strumento di scambio sufficientemente rappresentativa della quantità e qualità del lavoro prestato per la produzione di beni e servizi. Creare reddito tramite la sola emissione monetaria, condurrebbe infatti a creare inevitabilmente inflazione e a disincentivare il lavoro e la creatività dell’uomo. Il denaro non è per sua natura un titolo rappresentativo di uno scambio reale tra le energie lavorative che generano la produzione di beni e servizi?

R: Su quest’ultima parte ho idee diverse. Per quanto riguarda la moneta, si pensa che sia un numerario del valore come unità, mentre è la totalità della moneta (M3) che rappresenta il metro del valore. Quindi chi ha il potere di alterare questo rapporto quantitativo fa il bello e spesso cattivo tempo. Secondo me il reddito basico rappresenta una possibile riparazione proprio alla massa monetaria sottratta dal meccanismo della rendita monetaria EFFETTIVA (non quella DICHIARATA dalle banche attraverso false scritture contabili). Rappresenta altresì la redistribuzione sociale della ricchezza creata dalle precedenti generazioni ormai defunte. Inoltre, non è vero che se garantisco la sopravvivenza dignitosa di base delle persone, queste smetterebbero di lavorare – come spesso dicono proprio quelli che hanno rendite eppure ricoprono cariche pubbliche, fonti di ulteriori rendite, tipo la Santanché, dimostrazione tautologica vivente di cosa intendo. Semplicemente, avendo una rendita minima garantita, si potrebbe SCEGLIERE il lavoro in base alle proprie inclinazioni e aumentare così di parecchio la QUALITA’ del lavoro prodotto. Pensi a quanti si svendono alla propaganda per sopravvivere: politici, giornalisti, professori universitari, magistrati, spin-doctor, medici, militari, poliziotti, storici, scienziati... se la massa è ignorante lo si deve anche a loro. Se una rendita dignitosa garantita fosse fonte di pigrizia, in Svezia non si muoverebbe foglia. Lei è mai stato in ferie per mesi di fila senza fare assolutamente niente? Se avesse una rendita minima cosa farebbe? Il problema è un altro: se con i mezzi tecnici disponibili non è più necessario fare otto ore al giorno, perché non farne fare due a tutti permettendo che si redistribuiscano i prodotti del loro lavoro? Ha senso che un operaio produca qualcosa che non potrà mai comprare? A chi lo vendiamo il prodotto? Ai marziani? Se per forza si vuol far lavorare a tempo pieno alcuni e lasciare i rimanenti nell’ozio, questi ultimi vanno mantenuti per forza in qualche modo. Altrimenti leggono questa intervista e fanno la rivoluzione. Mi pare che alcuni argomenti contro il reddito di cittadinanza siano figli di un frainteso moralismo. O forse c’è un certo sadico autocompiacimento nel vedere gente costretta alla microcriminalità o al suicidio a causa della scarsezza artificiale di circolazione monetaria inventata dai banchieri. Del tipo: se tutti avessero una Ferrari, che gusto c’è? Tornando al denaro, si tratta di una convenzione. Moltissimi si prostituiscono – in tutti i sensi - senza conoscere la differenza tra moneta e credito. Pensano di andare in banca e di “ricevere” il credito. Mentre il credito lo trasferiscono loro alla banca che – in un certo senso giustamente – li punisce. Ma non dimentichiamo che esiste un reato chiamato Abuso della credulità popolare... (Art. 661 del Codice penale) Ecco, si potrebbe proprio cominciare da lì, magari invocando: “Vade retro Pàssera!” (nel senso del Corrado). Meglio riderci sopra, in questa “repubblica affondata sul lavoro”.

Voglio però lasciare il lettore suggerendo, per approfondire, la lettura dell’ultimo “Field Manual” delle forze speciali americane sulla guerra non convenzionale, perché prevede due capitoli, uno sulla finanza e uno sull’economia viste come armi del potere dello stato, molto interessanti. Ad un certo punto si legge: “Mentre la teoria del libero commercio può essere economicamente corretta, può tuttavia distruggere i mercati, le industrie ed intere società” (“While free trade theory may be economically sound, it can be disruptive to markets, industries, and entire societies.”). E’ divertente davvero, ad un certo punto cita pure il “Berlusconi Group”.... In subordine, per chi non sa l’inglese, consiglio vivamente il mio ultimo libro “O la banca o la vita”, Edizioni Arianna, ottobre 2008.
Field Manual 3-05.130, Army Special Operations Forces Unconventional Warfare, September 2008
http://www.fas.org/irp/doddir/army/fm3-05-130.pdf