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Home / Articoli / A cosa è servito? Riflessioni odierne sulla pulizia etnica a Gaza

A cosa è servito? Riflessioni odierne sulla pulizia etnica a Gaza

di Antonio Caracciolo - 26/01/2009


Anche se ho deciso di ristrutturare “Civium Libertas” non intendo per questo abbandonare i miei Cinque fedeli lettori. Svolgo con loro alcune brevi riflessioni estemporanee. Io sono stato fra quelli che hanno intensamente sofferto nelle settimane di fine ed inizio anno. Due volte sofferto: per lo spettacolo di vittime inermi brutalizzate dal più infame cinismo e per lo spettacolo ancora più infame, se mai possibile, offerto dai nostri maggiori organi di informazione e dai nostri politici e governanti che pretendono di rappresentarci sulla base di leggi elettorali truffaldine. Per il fatto che una menzogna venga diffusa da organi ad ampia tiratura, strutturati secondo un modello di comunicazione verticale, dove il singolo può solo ricevere passivamente e per nulla poter reagire, si spaccia come “opinione pubblica” la propaganda di pochi centri lobbistici. Ma lasciamo perdere ora questi problemi di comunicazione democratica assai importanti e per i quali occorre ancora trovare una soluzione. Veniamo al perché ed al risultato di uno sterminio che non esito a definire non eguale ad Auschwitz, bensì piu grave. Aspetto che qualcuno mi contesti la libertà delle mie opinioni, certamente discutibili, ma con mio diritto di poterle sostenere ed argomentare.

Le bugie che hanno accompagnato l’operazione “Piombo Fuso” sono state molte e vengono piano piano fuori. Ma anche questo è stato calcolato dagli strateghi della menzogna: una cosa è la menzogna smascherata subito come tale, altra cosa se viene smascherata dopo un qualche tempo, avendo già prodotto gli effetti funesti che ne erano lo scopo. Un milione di morti? Sadam non aveva l’atomica? Ebbene, mi sono sbagliato! Un piccolo errore. A tanto arriva l’impudenza in barba alla cosiddetta democrazia occidentale! Occorreva sconfiggere Hamas? Ma è ancora lì! Più forte di prima, se per forza si intende la sua legittimazione ed il suo consenso. Si voleva disaffezionare la popolazione di Gaza dal suo rapporto con Hamas? E non sono questi metodi di autentico terrorismo? Come si può pretendere di imporre con la forza e il terrore la classe dirigente di un qualsiasi popolo? Hamas aveva avuto il 75 per cento dei consensi in elezioni democraticissime volute da Bush e controllate nel loro svolgimento da osservatori internazionali. Con incredibile arroganza si è iniziato subito da parte di Israele e Usa il sabotaggio del governo eletto dai palestinesi e non gradito da chi mirava ad ottenere un governo quisling e servile, identico a quelli usciti nell’Europa occupata nel 1945. Qui i governi risultati eletti sono stati conformi ai desideri dei vincitori che si erano spartiti il continente europeo per aree di influenza. Ma questa è storia nota e non perdiamo qui altro tempo a ripeterla.

Shalit, il caporalino catturato? Io che esperto di cose orientali non sono non riesco a capire come un intero esercito, cioè composto di aviazione, mezzi corazzati terrestri e marina, oltre che nuovi incredibili ordigni di morte, magari sperimentati la prima volta, non sia stato capace di liberare un singolo soldato, assurto a simbolo. Già, perché per uno Shalit rapito esistono migliaia e migliaia di prigionieri palestinesi in mano agli israeliani. Uno Shalit prigioniero a fronte di oltre 10 mila prigionieri palestinesi, di cui il cosiddetto Occidente sembra perfino ignorare l’esistenza. Non ho potuto leggere nulla al riguardo. Non ho letto che sia morto e sepolto da qualche parte. Dovrebbe essere ancora vivo, è dato per vivo, ma il più potente esercito del Medio Oriente non è riuscito a liberarlo in uno scontro feroce e violentissimo contro il più disarmato dei nemici.


Poiché ciò che accade un senso deve pure averlo. Procedendo di analisi in analisi, facendo tutte le congetture possibili, alla fine resta una sola conclusione: avanzamento del processo di pulizia etnica e genocidio passato alla sua fase applicativa nel 1948 e perseguiti lungo tutti i 60 anni dello stato di Israele. Il genocidio dei palestinesi era già nella mente dei sionisti che nel 1882 fecero il loro primo insediamento. Esiste un piano del pensiero ed un piano della prassi. La prassi segue spesso il pensiero e lo realizza. Il pensiero del genocidio del popolo palestinese da parte del sionismo ha preceduto di gran lunga la nascita stessa del nazismo. In questo senso credo si possa sostenere che Gaza sia qualcosa di più grave di Auschwitz: per estensione temporale, per premeditazione, per scientificità, per efferatezza. Ma anche se non vogliamo lasciarci andare in scomodi paragoni, resta tutta l’evidenza di una pulizia etnica genocidaria di cui non intendo qui dare dimostrazione e documentazione in poche righe. Basta rinviare non già alla “Pulizia etnica” di Ilan Pappe, ma al nuovo pensiero storico e alle nuove linee di ricerca e di riflessione filosofico-giuridica che si sono aperte e di cui proprio ieri sabato 24 gennaio 2009 si è avuto un singolo momento di snodo. Si è aperta una riflessione che produrrà altre riflessioni: il pensiero nasce dal pensiero. Contro il pensiero è inefficace una propaganda alla Pagliara o alla Hasbara, ripetiviva e asfittica, buona soltanto per quei soldati israeliani, autentici criminali di guerra, che hanno lasciato sui muri diroccati di Gaza un segno di sfregio ed oltraggio alle loro vittime: “Israel for ever”. Una scena che l’ineffabile Pagliara ha pensato di servirci per cena nei telegiornali della sera. Non potremo mai dimenticarlo.