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Gaza, le gambe corte del giornalismo italiano

di Francesco De Carlo - 28/01/2009





giornalismo

Martedì 27 gennaio. Ore 19.16 il Tg3 della sera annuncia la ripresa delle ostilità (a volte l’italiano sa essere una lingua beffarda) nella striscia di Gaza: una bomba è esplosa al passaggio di un convoglio militare israeliano, uccidendo un soldato. Pronta la risposta: elicotteri da combattimento si sono alzati in volo, sparatorie, lanci di missili, bombe ad alta penetrazione. Un  agricoltore palestinese neanche trentenne ha perso la vita. La tregua si è rotta, si ricomincia. La giornalista del Tg3 specifica: né Hamas, né nessun altro gruppo fondamentalista ha rivendicato l’attentato.

Il Tg4 di Fede, pochi minuti dopo dà un’altra versione. Racconta Fede al suo milione e mezzo di telespettatori: “Non ci sono buone notizie dalla striscia di Gaza: la tregua così faticosamente raggiunta è durata poco. Oggi gli uomini di Hamas hanno sparato contro una pattuglia di militari israeliani, un militare israeliano è stato ucciso…Israele ha subito reagito con un’incursione appoggiata anche da elicotteri… palestinese è rimasto ucciso”. Per la cronaca (di nuovo l’italiano…) 30’’ di notizia dopo quasi mezzora di telegiornale.

A onor del vero ancora oggi la rivendicazione non è arrivata. Ma in una guerra che guerra non è, in cui il nesso di causalità delle violenze è scivolato in una spirale che non rende chiare le responsabilità delle offese al campo avversario, il casus belli non è più rilevante ai fini della comprensione della vicenda. Lo spettatore deve ricevere una secchiata di informazioni confuse, dopo la quale non può che asciugarsi il viso, strabuzzare gli occhi e ripetere a menadito la versione ufficiale dei media.

L’obiettività del giornalismo italiano di questi tempi consiste nel riportare entrambe le ragioni delle parti in conflitto, abdicando al ruolo di raccontare la realtà, o anche solo pezzi di realtà, dove il torto è solo e soltanto da una parte. Il cerchiobottismo sembrava essere la deriva peggiore. Ma c’è di peggio, c’è la malafede e nella circostanza degli scontri a Gaza il mainstream italiano ha mostrato il suo lato più cinico. Vittorio Arrigoni svela stamane sul Manifesto le bugie raccontate dagli inviati del Corriere della Sera: “Anche io posso benissimo trovare persone disposte a dirmi che è stato Hamas e non l’esercito israeliano a sterminare più dimille palestinesi, e vi assicuro che ve ne sono, specie fra coloro che mangiavano nel piatto ricco dei corrotti di Fatah. Sta a un serio ricercatore distinguere una fonte attendibile da un attentato all’informazione. Nessuna ambulanza durante queste 3 settimane è stata utilizzata dai miliziani di Hamas e ai loro alleati della Jihad islamica. Ne sono assolutamente certo, perché sulle ambulanze c’eravamo io e i miei compagni dell’Ism. Su quella ambulanze abbiamo rischiato la pelle, e un nostro amico paramedico, Arafa, ci è rimasto. 14 paramedici sono stati uccisi. I soldati israeliani sparavano alle ambulanze certi di quello che facevano, ovvero uccidere civili.” Insomma la mamma dei cattivi maestri è sempre incinta: se lo ricordino i giovani che si avvicinano alla professione giornalistica.