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Delitto di lesa Maestà

di Gianfranco La Grassa - 29/01/2009

 

 

Chi mi ha letto solo un po’, sa benissimo cosa penso sia di Di Pietro che della Magistratura. E non da oggi; ho cominciato nel lontano 1995 (gennaio), pubblicando con Preve Il Teatro dell’assurdo (scritto alla fine del 1994) in cui dicevamo senza giri di parole che tipo di operazione fosse stata Mani pulite (pulite un corno!): un colpo di Stato mascherato orientato da oltre Atlantico e da quella che più tardi ho indicato come la “nostra” GFeID. Nessuno può dunque dubitare che io consideri certuni – tipo anche i girotondini, i micromeghini, i travaglini, i grillini, i sabinguzzantini, i camillerini, i furiocolombini ecc. – dei veri provocatori s-fascisti; e che sia favorevole ad una riforma radicale atta a ricondurre il potere giudiziario entro il suo normale alveo, con tanto di separazione delle carriere, ecc.

Eppure…..incredibile ma vero, sono obbligato a protestare contro la malafede di chi ha montato la campagna di ieri contro Di Pietro. Poiché è un esempio manifesto di totale manipolazione e di menzogna continuata. Vediamo brevemente il perché. Di Pietro ha manifestato un’opinione che non condivido per nulla, sostenendo che il presdelarep non sarebbe arbitro imparziale; sottintendendo che sarebbe troppo lassista verso il Governo (qui è il mio disaccordo). Siccome, fra l’altro, un manifesto che sosteneva gli stessi concetti era stato, se non erro, proibito o rimosso o qualcosa del genere, l’ex Pm ha pronunciato all’incirca la seguente frase: “si può criticare il presdelarep oppure no? Ce lo si dica, perché per noi il silenzio è mafioso”.

Per prudenza, sarebbe stato meglio lasciare da parte il termine mafioso che sollecita nel nostro ceto politico, di destra come di sinistra (che ci sia un motivo?), la stessa immediata reazione di pruderie di una critica ad Israele. Tuttavia, per una persona onesta, nelle parole dipietrine non vi era accusa, nemmeno implicita, al presdelatep di essere mafioso. Il senso era chiarissimo: se noi tacessimo, useremmo un silenzio complice (visto come la pensiamo); allora ci si dica se ci è permesso esprimerci chiaramente o se dobbiamo tapparci la bocca. Invece il senso è stato del tutto stravolto. Approfittando della suddetta pruderie, si è scatenato il linciaggio. La reazione del Quirinale è stata del tutto corretta e ovviamente comprensibile; è logico che non si può non considerare un’offesa il sospetto che il Colle non sia sempre al di sopra delle parti. E' naturale che sia così; e così è stato. Nessuna sorpresa, tutto nel normale gioco delle varie istituzioni.

Invece da destra – con virulenza inusitata – e da sinistra, con la morte nel cuore ma con la stessa forma mentis, è partita la menzogna: è stato commesso “delitto di lesa Maestà”, è stato dato del mafioso a Napolitano. Una brutta falsificazione. E’ evidente che il ceto politico, e quel verminaio di giornalismo che gli tiene bordone, non si rendono nemmeno conto del crescente discredito di cui godono. Se anche il dipietrismo – per manifesta pochezza del suo leader e dei comici e giornalisti di cui questi si circonda – perdesse colpi, un certo qualunquismo risorgerà in altre forme. Com’è possibile per chi non sia troglodita non avvertire il discredito che sulle istituzioni si riversa quando la cosiddetta seconda e terza carica dello Stato si presentano in TV nelle fattezze di Schifani e Fini, pronunciando quelle frasi fatte prive del benché minimo guizzo di intelligenza? E il primo tiene ancora l'aria dimessa e quasi cortese del vecchio democristiano; il secondo è invece protervo da buon ex …… sappiamo tutti che cosa, no?

A simili bugie, poi se ne aggiungono altre. Donadi, braccio destro di Di Pietro, avrebbe sconfessato il suo leader, manifestato stima verso il presdelarep. Che cosa ha detto questo Donadi? In effetti, ha avuto apprezzamento nei confronti di Napolitano, però nella seguente versione: è vero che, in alcune occasioni (ad es. sulla riforma della Giustizia), questi sembra manifestarsi troppo corrivo verso il Governo; tuttavia, data la situazione (che per l’IDV è avviata verso un quasi fascismo), fa quel che può e cerca di limitare i danni. Insomma, il leader chiede se è lecito criticare Napolitano perché per lui non si oppone adeguatamente al “fascista” Berlusconi; Donadi, con il ben noto gioco delle parti, dice che il presdelarep fa quel che può, cerca di ritardare con compromessi il percorso verso lo strisciante fascismo.  

Tutti sanno benissimo che io non considero per nulla fascista Berlusconi; anzi è per me eccessivamente mediatorio e democristiano (probabilmente perché non ha né forza né capacità di fare altrimenti) in una situazione italiana, europea e mondiale che non è più quella dell’era democristiana; che ormai richiederebbe invece, specie in Italia, una gestione dura con sospensione per qualche tempo di certe garanzie; ma solo per una politica di netta indipendenza nazionale, ed equità sociale, messe ormai a sacco da una classe dirigente economica e da un ceto politico (con la stragrande maggioranza degli intellettuali cortigiani), che mai hanno fatto tanto schifo in questo paese in nessun’altra epoca della sua storia. La mia idea è quindi agli antipodi del dipietrismo (con i suoi altrettanto schifosi cortigiani). Tuttavia, protesto contro questo cumulo di menzogne, che non può che preparare il terreno alla putrefazione completa derivante dalla più pura campagna di perversione della verità.

Per me potrebbe andare anche bene, perché così facendo questo ignobile ceto politico – con i suoi abietti giornalisti – si sta scavando la fossa. Tuttavia, è un gioco pericoloso; credo convenga a tutte le persone intellettualmente oneste protestare, perché il mare di merda, quando monta, alla fine ci sommerge tutti, non fa distinzioni.