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Le donne in Grecia

di Giorgia Ricciotti - 29/01/2009

Giampiera Arrigoni (a cura di), Le donne in Grecia

 

 

 

 

 

 

 

Edito originariamente nel 1985 per i tipi di Laterza, il volume collettaneo Le donne in Grecia è riproposto, dalla stessa casa editrice, nel 2008. Si ripropone un testo, ma nello stesso tempo si invita la riflessione ad abbracciare l’arco degli anni trascorsi tra un’edizione e l’altra, un arco denso di avvenimenti nell’ambito della ricerca storica, e ancor più ricco di svolte radicali se pensiamo alla natura dell’oggetto in questione: la donna greca. O meglio, le donne greche.

Un’impostazione rigorosamente storica – qui suggerita già dal titolo – ha un duplice significato: non solamente risponde ad un taglio specifico ed elettivo scelto tra diverse opzioni, un modo di dare forma alla questione secondo un’angolatura piuttosto che un’altra, ma risponde alla necessità di sfuggire ad una serie di idealizzazioni che lascerebbero la questione femminile antica in un campo pericoloso, il campo dell’ideologia.

Si tratta dunque – sottolinea Giampiera Arrigoni nell’introduzione al volume – di non cedere ad una vocazione vittimistica, ma di passare in rassegna le fonti letterarie, iconografiche, statuarie, ecc. per una descrizione e una ricostruzione quanto più possibile realistica delle donne greche dell’antichità, appartenenti a un’area geografica precisa comprendente la Grecia e la Magna Grecia.

Questa lente privilegiata si muove, riguardo al suo oggetto, nel campo delle donne marginali, secondo un’accezione sfumata che non si lascia designare negativamente o positivamente. Piuttosto si vuole sottolineare il movimento che c’è, nel campo femminile, tra il margine e il nucleo normativo, un movimento ora repentino, ora contraddittorio, ora cesura, ora fluidità, ora momentanea liberazione.

Gli interventi raccolti nel volume ne danno un’idea chiara e immediata. Se da una parte le varie figure trattate si possono compendiare in una lista di oggetti esemplari – la sacerdotessa, la donna anziana, la donna sportiva, la prostituta, ecc. –, dall’altra l’andamento di tutti i saggi evita di dare forma a definizioni idealizzanti delle varie figure, ricostruendo attraverso le diverse fonti storiche, personaggi precisi, esistenti, senza pretesa di compiutezza. Quest’ultimo aspetto conferisce ai saggi la nobile veste di ricerca – in alcuni casi inaugurale – da seguire, da sviluppare, da integrare. Gli argomenti sono tutti generalmente poco esplorati, soprattutto lo erano al tempo della prima edizione. Il saggio della curatrice, Giampiera Arrigoni, sulle donne e lo sport, mostra esemplarmente il taglio storico privilegiato impiegato nel corso del volume. L’autrice si mostra cauta nel proclamare un meccanico isomorfismo tra mito e realtà, tra personaggi mitici e condizione umana, ma tende ad abbozzare una visione d’insieme basata su un ragionato uso di tutte le fonti disponibili – letterarie, storiografiche, reperti bronzei, marmorei, fittili – per tracciare una mappa dello sport femminile in Grecia nelle varie città. Così Elisabeth Sinclair Holderman nel ricostruire i requisiti, le funzioni e i poteri delle sacerdotesse; Hans Herter nel tracciare il mondo delle cortigiane e delle prostitute; Jan N. Bremmer nel sottolineare la libertà e l’indipendenza della donna anziana antica. Ancora figure marginali nel saggio di David Schaps sulle donne greche in tempo di guerra, e in quello di Pierre Vidal-Naquet sulle schiave di Atena di Ilio. Il passaggio fondamentale nella vita delle donne greche – l’abbandono dell’infanzia e l’inizio della vita adulta, che non è mai quella di cittadine – viene indagato nei saggi di Susan Guettel Cole, sui riti ateniesi riservati ai ragazzi (il koureion) e alle ragazze (l’arkteia), e quello di Claude Calame dedicato alle iniziazioni femminili spartane. Anche il saggio di Bruno Gentili sul tiaso saffico affronta una questione legata all’iniziazione delle fanciulle sebbene si occupi della questione dal lato della creazione di un tipo di poesia d’amore che riflette una nuova concezione della memoria e del bello.

Non mancano indagini molto specialistiche, come il contributo di Christiane Sourvinou-Inwood, che delinea le caratteristiche di Persefone e Afrodite a Locri come divinità protettrici della donna nel campo del matrimonio, della fertilità, della nutrizione dei figli e nel campo dell’amore, e il contributo di Arnaldo Momigliano sulla figura di Macrina, cristiana, sorella di Gregorio di Nissa. Tutte queste ricostruzioni suggeriscono inoltre, sulle solide fondamenta di una ricostruzione storica e archeologica, tratti della concezione della donna greca – ai margini rispetto alla norma centrale – nell’immaginario sociale. Non dimentichiamo – sebbene non venga detto mai, e intenzionalmente, nel volume – che la parola è, nella quasi totalità dei casi, maschile, e non dimentichiamo che le voci antiche adottate come testimonianze avevano usi diversi a seconda del contesto e della destinazione. Ma evitare la posizione vittimistica che sembrerebbe, almeno per gli anni della prima edizione, la base di una rivendicazione femminista che animava le ricerche inaugurali di questo tipo, propone una nuova posizione, all’epoca ritenuta controcorrente.

Riproporre il volume dopo ventitré anni, oltre a mostrare, con giusto compiacimento della ricerca storica in questo campo, enormi sviluppi e contributi, con un ampliamento della bibliografia relativa, ripropone l’attualità di una questione fondamentale – che a nostro avviso rischia di essere dimenticata dietro la sua comune percezione di fenomeno di moda (o fuori moda) – quella dei profondi cambiamenti e delle rivoluzioni cui gli studi storici (e antropologici, sociali, filosofici ecc..) nel momento in cui hanno toccato questi argomenti, hanno obbligato le metodologie, gli strumenti e le impostazioni storiche tradizionali.

 

Arrigoni, Giampiera (a cura di), Le donne in Grecia, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. 471, € 24