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Tripura e Manipur: cristiani e buddisti contro l’oppressione indù

di Fabrizio Legger - 01/02/2009

 

Nella regione delle Sette Sorelle fervono le lotte per l’indipendenza
Decine di gruppi armati in lotta con il governo centrale indiano

La regione orientale dell’India, confinante con la Cina, la Birmania e il Bangladesh, è teatro ormai da decenni di aspre guerriglie etnico-religiose che vedono minoranze non indiane lottare con tutte le loro forze contro il centralismo di Nuova Delhi per sottrarsi al suo soffocante abbraccio. Si tratta di tante delle cosiddette guerre dimenticate, ma tra quelle giungle, ogni anno, sono migliaia coloro che muoiono a causa dei combattimenti, delle deportazioni e della repressione. La regione delle Sette Sorelle, comprendente stati come l’Assam, il Manipur, il Tripura, il Nagaland, il Mizoram (solo per citarne alcuni tra i più importanti), è ricca di petrolio, uranio, diamanti, ed è quindi di vitale importanza per l’economia indiana. Questo spiega perché il rigido centralismo indù sia così insensibile di fronte alle richieste di autonomia o di indipendenza delle minoranze non indiane che abitano questi stati. Certo, le differenze etniche e religiose hanno una loro grande componente, ma anche quelle economiche non sono di poco conto, se si tiene conto che l’India è un gigante in crescita. Oltre all’Assam, gli stati dove più fervono le lotte dei separatisti sono il Tripura e il Manipur. Il Tripura è abitato prevalentemente da etnie di origine mongolica, risalenti ai conquistatori mongoli che invasero questo territorio nel XIII secolo: parlano il tripura, che è una lingua che nulla ha a che vedere con l’hindi e praticano il buddismo e il cristianesimo. In Tripura sono attivi diversi gruppi guerriglieri, tra cui il Fronte di Liberazione Nazionale del Tripura e la Forza delle Tigri del Tripura, che sin dagli Anni Settanta lottano contro le truppe antiguerriglia di Delhi. Il primo movimento guerrigliero rivendica una maggiore autonomia amministrativa per il Tripura (senza ambire alla secessione), mentre il secondo movimento vorrebbe l’indipendenza del Tripura dall’Unione Indiana. Entrambe queste richieste sono state respinte dai vari governi succedutisi a New Delhi, che hanno sempre scelto l’opzione militare, impantanando così le truppe antiguerriglia indiane in una lotta che va avanti da quasi quarant’anni.
Il Manipur è invece abitato in maggioranza dalle etnie Meiteis e Kuki, entrambe di origine sino-tibetana e birmana, che rivendicano una autonomia totale da Delhi, autonomia che rasenta quasi l’indipendenza. A lottare contro le truppe indiane in Manipur, sin dagli Anni Settanta, ci sono il Fronte Nazionale Kuki, l’Esercito di Liberazione del Popolo e il Fronte Unito di Liberazione Nazionale. La repressione delle truppe indiane contro questi movimenti guerriglieri è stata durissima e si è caratterizzata per stragi di civili, distruzioni di villaggi, deportazioni di abitanti dalle aree rurali, arresti, sparizioni e torture, ma la repressione non ha fatto altro che acuìre la volontà di resistenza della popolazione. Negli ultimi anni, questi tre gruppi guerriglieri si sono uniti nel Fronte di Liberazione dei Popoli del Manipur, un’unione che li ha resi indubbiamente più forti dal punto di vista militare e che è fortemente sostenuta dalle popolazioni indigene. Un altro gruppo attivissimo in Manipur è il Fronte Unito di Liberazione Nazionalista, i cui militanti sognano uno stato manipuriano indipendente fondato sull’espulsione di tutti gl’indù. Contro i ribelli separatisti del Tripura e del Manipur, il governo centrale indiano ha approvato “leggi antiterrorismo” che consento alla polizia e alle truppe dell’antiguerriglia di arrestare, torturare e praticare opzioni militari contro tutti i sospetti militanti guerriglieri e contro i civili che potrebbero appoggiarli. Ma questa attività repressiva di Nuova Delhi non ha fatto altro che provocare una recrudescenza delle guerriglie, facendo ingrossare le loro file e aumentando il sostegno dato ad esse dalle popolazioni indigene, le quali sono stufe e arcistufe di subire l’oppressione indù. L’elemento religioso (i ribelli del Tripura e del Manipur sono soprattutto buddisti e cristiani, ma vi sono anche gruppi islamici) contribuisce certo a rafforzare l’odio contro gl’indiani, unitamente al fattore etnico, ma, soprattutto, sono le politiche di sfruttamento di questi territori, poste in atto dal governo centrale indiano, ad alimentare l’odio dei Tripurani, dei Meiteis e dei Kuki contro l’Unione Indiana, vista come una entità estranea che li sfrutta, li opprime e li costringe a vivere in condizioni di estrema povertà, mentre, al contrario, questi territori sono ricchissimi di risorse naturali. Ecco perché, dunque, la tenace lotta delle popolazioni indigene delle Sette Sorelle continua senza sosta, rendendo sempre più esplosivo e pericoloso quel gran calderone di etnie, lingue e religioni che è la Repubblica dell’India!