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Israele accusato di crimini di guerra per l'assalto contro un villaggio a Gaza durato più di 12 ore

di Fida Qishsta, Peter Beaumont - 02/02/2009


Ignorate le bandiere bianche e abbattute case con abitanti all'interno, testimoniano i residenti.

 

 


Israele affronta l'accusa di aver perpetrato una serie di crimini di guerra durante l'attacco di dodici ore contro un villaggio sito nel sud di Gaza la scorsa settimana, attacco in cui sono morte 14 persone.
Le testimonianze raccolte tra i residenti del villaggio di Khuza'a dall'Observer, dichiarano che i soldati israeliani entrando nel villaggio:
- hanno tentato di abbattere edifici con i residenti all'interno
- hanno ucciso civili che cercavano di fuggire sotto la copertura delle bandiere bianche
- hanno aperto il fuoco sull'ambulanza che ha tentato di soccorrere i feriti
- hanno usato la forza indiscriminatamente in unìarea civile e lanciato bombe al fosforo

Se le accuse si dimostreranno fondate, tutti i fatti citati costituiscono infrazioni delle convenzioni di Ginevra.
La denuncia dei fatti di Khuza'a si aggiunge alle ripetute dichiarazioni di possibili violazioni dei diritti umani da parte della Croce Rossa, delle Nazioni Unite e delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani.
L'esercito israeliano ha annunciato ieri di portare avanti inchieste "ai più alti livelli" su alri cinque attachi contro civili a Gaza, che hanno coinvolto due uffici delle Nazioni Unite e un ospedale. In tutti i casi le indagini iniziali rivelano che i soldati rispondevano al fuoco. "Tali accuse di crimini di guerra non sono supportate da alcuna prova" afferma Yigal Palmor, un portavoce del ministro degli esteri israeliano.

L'attenzione e su ciò che stava accadendo a Khuza'a è stata sollecitata nelle prime ore di Giovedì da B'Tselem, un gruppo israeliano per la difesa dei diritti umani. Sebbene portavoce dell'esercito israeliano abbia detto di "non avere avuto informazione dell'incidente" le affermazioni dei testimoni raccolte dall'Observer sono consistenti e si accordano con quelle riportate da B'Tselem.
Inoltre è innegabile che Khuza'a abbia subito un attacco sostenuto con carri armati e bulldozer che hanno distrutto diversi edifici. Le foto scattate da Bruno Stevens dopo l'attacco mostrano i gravi danni - e del fosforo che brucia. "Quel che posso dirvi è che molte case sono state bombardate, e che hanno usato il fosforo bianco," ha detto ieri Stevens, uno dei primi giornalisti occidentali ad entrare a Gaza. "Sembra un comportamento indiscriminato." Stevens ha aggiunto che le case vicino al villaggio non colpite dalle bombe siano state bruciate.

Il villaggio di Khuza'a si trova a 500 metri circa dal confine con Israele. I ricercatori su campo a Gaza del gruppo B'Tselem sono stati contattati giovedì da un residente, Munir Shafik al-Najar, il quale ha affermato che i bulldozer israeliani hanno iniziato la distruzione delle case alle 2.30 del mattino.
Quando Rawhiya al-Najar, 50 anni, è uscita di casa sventolando la bandiera bianca, perchè la sua famiglia potesse lasciare l'edificio, forse è stata fucilata dai vicini soldati israeliani.
Il secondo supposto incidente è avvenuto giovedì pomeriggio, quando le truppe israeliane hanno ordinato a 30 residenti di lasciare le proprie case e di camminare verso la scuola nel centro del villaggio. Dopo aver percorso 20 metri il gruppo è stato raggiunto dal fuoco, che forse ha ucciso 3 persone.

Altri dettagliati racconti dell'accaduto sono dati dalle interviste rilasciate a un ricercatore palestinese che stava lavorando per l'Observer, data la decisione di Israele di bandire i media stranieri dalla striscia di Gaza. Iman al-Najar, 29 anni, racconta di aver visto un bulldozer distruggere la casa dei vicini e gli abitanti del villaggio correre verso le proprie case mentre i muri crollavano. "Dalle 6.00 del mattino i carri armati e i bulldozer hanno attaccato le nostre case" ricorda Iman. "Siamo andati sul tetto e abbiamo cercato di ribadire di essere civili, usando le bandiere bianche. Non abbiamo alcuna arma. I soldati hanno iniziato a distruggere le case con le persone all'interno." Descrivendo la morte di Rawhiya, Iman racconta che i soldati israeliani avevano ordinato loro di muoversi verso il centro della città. Non appena il gruppo ha obbedito le truppe hanno aperto il fuoco. Rawhiya era in prima fila.

Marwan Abu Raeda, 40 anni, un paramedico che lavora per l'ospedale Nasser a Khan Younis ha detto: "Alle 8.00 del mattino abbiamo ricevuto una telefonata da Khuza'a. Ci dicevano della donna ferita. Sono andato immediatamente e quando mi trovavo a 60 o 70 metri dalla donna le forze israeliane hanno iniziato a spararmi." Mentre guidava per un'altra strada il fuoco lo ha raggiunto ancora. Dodici ore dopo, quando Rawhiya è stata soccorsa, era già morta.

Iman afferma di essere finita tra le macerie insieme a molti altri che hanno trovato rifugio, in una voragine tra i detriti delle case demolite. "A quel punto, i bulldozer hanno iniziato a spingere sui lati i detriti. Volevano seppellirci vivi."

Note:

Tradotto da Irene Barbera per PeaceLink .
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte (PeaceLink) e l'autore della traduzione.

Testo originale:
http://www.guardian.co.uk/world/2009/jan/18/israel-war-crime
s-gaza-conflict