Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'origine dell'uomo americano: l'enigma di Pedra Furada

L'origine dell'uomo americano: l'enigma di Pedra Furada

di Yuri Leveratto - 02/02/2009

Fonte: yurileveratto

INTERVISTA ALL’ARCHEOLOGA NIEDE GUIDON
 
 
 
 -La teoria scientifica inizialmente accettata per spiegare l’arrivo dell’uomo in America si basa sull’idea che gruppi di Homo Sapiens siano entrati nel Nuovo Mondo passando attraverso le terre di Beringia, in un periodo compreso tra i 14 e i 10 millenni or sono. Quello che oggi è lo stretto di Bering, tra l’Asia e il Nord America, era un tempo una prateria innevata, proprio perché il livello dei mari era più basso dell’attuale, dovuto alla glaciazione in corso.
Quei gruppi di Sapiens, forse seguendo branchi di animali o per ricercare nuove terre, attraversarono Beringia ed entrarono nel Nuovo Mondo. Alcuni di essi avanzarono lungo il cosidetto “corridoio libero dai ghiacci”, altri camminarono lungo la costa del Nord America o navigarono presso il litorale con rudimentali imbarcazioni.
Questa teoria è stata supportata, nel 1932, dallo studio del sito archeologico di Clovis, nel New Mexico, i cui resti umani sono antichi di 13.500 anni. Gli studi genetici sulle popolazioni native americane hanno confermato l’origine asiatica della maggioranza dei popoli del Nuovo Mondo, ma non di tutti.
Negli ultimi anni, infatti, sono stati trovati, soprattutto in Sud America dei siti archeologici antichissimi, che fanno pensare ad altre teorie per spiegare il popolamento delle Americhe.
Se il flusso di Homo Sapiens entrò da nord nel Nuovo Mondo, perché i siti archeologici più antichi si sono trovati in Sud America?
E’possibile ipotizzare che gruppi di Sapiens, quando iniziò la loro espansione nel pianeta, circa 130 millenni fa, si diressero, oltre che in Asia e in Europa, direttamente in Sud America, navigando attraverso l’Oceano Atlantico?
In effetti, i ritrovamenti di Piedra Museo (Santa Cruz, Argentina, risalente a 13 millenni fa), Monte Verde (Cile, 33 millenni), e soprattutto Pedra Furada (Piauí, Brasile, 60 millenni), fanno pensare ad altre teorie per spiegare il popolamento delle Americhe.
Nel mio recente viaggio in Brasile, ho avuto modo di visitare il parco nazionale Serra de Capivara, nello stato del Piauí, dove è localizzato il sito archeologico di Pedra Furada.
E’ una zona arida, detta Sertão, la cui vegetazione è chiamata Caatinga, nome che indica un particolare tipo di flora adattata a vivere in ambiente secco. In questa zona vivevano fino a 12 millenni fa vari animali appartenenti alla cosidetta “megafauna”.
Tra questi animali vi era il toxodonte (un ippopotamo enorme), l’eremotherium (un bradipo gigante), il gliptodonte (un parente dell’armadillo, pesante 1,4 tonnellate), la tigre dai denti sciabola, il leone americano, la macrauchenia (um grosso cammellide proboscidato), um antenato del cavallo (Hippidion bonaerensis), il mastodonte, e una specie più grande di lama (Palaeolama major).
Tutti questi animali si sono estinti, per motivi ancora ignoti, intorno a 12 millenni fa. Alcuni studiosi hanno pensato che si siano estinti in seguito alla fine della glaciazione e al conseguente cambio climatico globale, altri ricercatori credono che la causa dell’estinzione sia antropica. In quel periodo infatti, la popolazione umana in America aumentò, probabilmente in seguito all’arrivo dei Sapiens di origine asiatica.
In Sud America, però, e in particolare in Brasile, proprio nella Serra de Capivara, sono state trovate evidenze di un’occupazione umana più antica, risalente a 60 millenni or sono.
Chi erano gli uomini che vivevano nelle caverne del Piauí? Da dove venivano? Il parco nazionale Serra da Capivara, è situato non lontano dal paese di São Raimundo Nonato, dove c’è il museo dell’uomo americano, diretto dall’archeologa Niede Guidon.
Gli studi nella zona sono iniziati negli anni 70’ del secolo scorso, e successivamente, nel 1991, il parco è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. All’interno del parco, vi sono centinaia di siti archeologici, dove sono stati trovati scheletri umani, resti di focolari, ceramica, moltissimi strumenti di pietra e centinaia di pitture rupestri e petroglifi raffiguranti animali, corpi celesti e esseri umani (scene di guerra, caccia, sesso, ecc).

Ecco il testo integrale dell’intervista all’archeologa Niede Guidon.
Yuri Leveratto: Dottoressa, qual’è la datazione più antica di resti ossei umani incontrati nella regione?

Niede Guidon: 12.000 anni fa. La datazione è stata fatta com il metodo del Carbonio 14.

Yuri Leveratto: Però nel vostro museo si parla di date più antiche, fino a 60 millenni fa. Come siete giunti a tali risultati?

Niede Guidon: Nella zona del parco abbiamo trovato vari resti di focolari risalenti a 60.000 anni fa. I resti carbonizzati della legna sono stati analizzati con la prova del carbonio 14, in alcuni laboratori in Texas (U.S.A.). Altre analisi, utilizzando il metodo della termoluminescenza, hanno provato la presenza dell’uomo nell’area fin da 100 millenni or sono.

Yuri Leveratto: Secondo lei come mai non avete trovato resti ossei umani più antichi di dodicimila anni?

Niede Guidon: In questa zona il suolo è acido e purtroppo non permette la preservazione dei resti ossei più antichi.

Yuri Leveratto: Ho letto che alcuni archeologi statunitensi sostengono la non veridicità delle sue scoperte. In particolare per i focolari datati 60.000 anni fa alcuni studiosi credono si tratti di fuochi naturali, causati da lampi, che ne pensa?

Niede Guidon: I focolari sono stati studiati da vari archeologi e tutti hanno confermato che si trattava di fuochi causati e controllati dall’uomo, perché circoscritti in zone limitate. Nelle immediate vicinanze di questi fuochi è stato trovato materiale litico, pietre lavorate dall’uomo.

Yuri Leveratto: Secondo lei chi erano questi antichi abitatori della zona? E soprattutto, da dove venivano?

Niede Guidon: Erano uomini Sapiens arcaici, e venivano direttamente dall’Africa. La teoria della colonizzazione umana attraverso Beringia, circa 14.000 anni fa, non è da scartare ma è da complementare con altre teorie. E’ impensabile che il continente americano, esteso migliaia di chilometri da nord a sud, sia stato colonizzato solo attraverso nord.
A mio parere l’Homo Sapiens, uscí dall’Africa 130 millenni fa. Come è noto il continente antico era già stato parzialmente occupato dall’Homo Erectus, ma l'Homo Sapiens lo soppiantò e colonizzò tutto il pianeta.
Alcuni di essi si diressero verso l’Asia e l’Europa, mentre altri, probabilmente pescatori abitanti di alcune isole atlantiche, furono portati al largo dalle correnti e giunsero in Sud America, spinti dagli alisei.

Yuri Leveratto: La sua tesi è supportata da studi di Antropologia somatica o morfologica?

Niede Guidon: Si, in effetti il ricercatore Walter Neves dell’Università di San Paolo ha effettuato delle analisi morfologiche dei crani ritrovati nella zona della Serra de Capivara ed è giunto alla conclusione che appartenevano al tipo umano australoide-negroide e non al tipo umano asiatico. In pratica erano dei Sapiens arcaici, i cui caratteri somatici non erano ancora del tutto specializzati.

Yuri Leveratto: Secondo lei quanti erano questi primi americani? E come vivevano? Erano in grado di cacciare animali della megafauna?

Niede Guidon: A mio parere il numero dei Sapiens di origine africana era molto basso, non superava le diecimila unità. Non potevano cacciare gli animali della megafauna, ma si limitavano ad uccidere i più vecchi e quelli in difficoltà. Cacciavano piccoli animali e vivevano di raccolta.

Yuri Leveratto: Cosa è successo quando il Sud America fu invaso dai Sapiens provenienti dall’Asia? I due gruppi si sono incontrati?

Niede Guidon: Si, probabilmente si sono incontrati e incrociati. I Sapiens provenienti dall’Africa erano già sparsi in tutto il continente e probabilmente anche in America centrale e settentrionale.

Yuri Leveratto: La ringrazio infinitamente per i suoi studi e le sue ricerche. Lei ha divulgato una teoria rivoluzionaria, ma che ha il fondamento scientifico delle datazioni. Le sue scoperte costituiscono un tassello importante per comprendere la vera storia dell’arrivo dell'uomo in America.

Niede Guidon: Grazie a lei, arrivederci.


Si ringrazia l'amico Yuri Leveratto per il consenso alla pubblicazione di questa intervista.


Nell'immagine, l'archeologa Niede Guidon.