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Obama: rotazione di regime

di Nafeez Mosaddeq Ahmed - 03/02/2009





obamadisegno
L'avvento dell’amministrazione Obama non modificherà sostanzialmente il corso dell’espansione militare acceleratosi durante l’era Bush. Le origini di queste politiche non si basano unicamente sull’ideologia neoconservatrice. Mentre l'elezione del presidente Obama potrebbe offrire nuove opportunità alle forze progressiste per circoscrivere i danni, il loro spazio di manovra alla fine sarà ridotto da radicate pressioni strutturali che cercheranno di sfruttare Obama al fine di ristabilire l’egemonia imperiale americana, anziché trasformarla.




Infatti, la radicalizzazione dell’ideologia politica angloamericana rappresentata dall’ascesa dei principi neoconservatori e dai processi di militarizzazione della 'Guerra al Terrore', ha costituito una risposta strategica alle crisi sistemiche globali, sostenuta dalle classi imprenditoriali americane. Le stesse classi, riconoscendo la misura in cui Bush ha screditato questa risposta, si sono mobilitate in favore di Obama. Pertanto, all’intensificarsi della crisi globale, questa risposta in termini di militarizzazione è suscettibile di subire un'ulteriore radicalizzazione, invece che un significativo cambiamento di rotta. Le principali differenze saranno nel linguaggio e nel metodo, non nella sostanza.

Cartoon-George-Bush-Guantanamo-TortureObama e la sicurezza nazionale: "È il petrolio, stupido!"
Questo è diventato sempre più chiaro via via che divenivano note le nomine dell’amministrazione di Barack Obama: persone le cui posizioni politiche e ideologiche sono in gran parte corrispettive con gli ideali neoconservatori, specialmente in materia di sicurezza, e le cui connessioni sociali e intellettuali le allacciano ai think-tank e ai responsabili politici neoconservatori.
Ci fa sollevare le sopracciglia altresì uno sguardo rivolto alla squadra di sicurezza nazionale di Obama, ma dovremmo concentrarci sulla sua selezione dell’ex generale dei marines Jim Jones come consigliere sella Sicurezza Nazionale. Jones era stato in precedenza nominato alla carica di Comandante supremo NATO delle forze alleate in Europa (SACEUR) e Comandante del Comando europeo degli Stati Uniti (COMUSEUCOM) sotto l'amministrazione Bush. La spinta della
concezione imperiale della sicurezza nazionale degli Stati Uniti di Jones può essere ricavata da un articolo UPI che descrive il suo lavoro nel 2005:
«Il più alto comandante militare della NATO è alla ricerca di un nuovo importante ruolo di sicurezza per i privati e le imprese leader del settore come elemento costitutivo di una nuova strategia di sicurezza che si concentrerà sulle vulnerabilità economiche dell’alleanza dei 26 paesi. Due progetti immediati e prioritari da far sviluppare ai funzionari della NATO con il settore privato sono volti a proteggere le condotte che trasportano petrolio e gas russo verso l'Europa ... per tutelare i porti e la marina mercantile, il Comandante supremo dell'alleanza, il gen. James Jones, del Corpo USMarine ha detto mercoledì ... Un ulteriore settore di interesse della NATO per garantire le forniture energetiche potrebbe essere il Golfo di Guinea al largo della costa occidentale africana, Jones ha ricordato ... Le compagnie petrolifere stavano già spendendo più di un miliardo di dollari l'anno per la sicurezza nella regione, ha osservato, sottolineando la necessità per la NATO e le imprese di discutere sulla comune preoccupazione della sicurezza.»

In sintesi, la strategia di sicurezza nazionale di Jones privilegia il controllo militare statunitense sulle regioni che serbano considerevoli riserve sottoutilizzate di petrolio e di gas naturale, nel Golfo di Guinea in Africa, nel Mare Nero e nel Mar Caspio nonché nel Golfo Persico. Questo indirizzo consente inoltre agli Stati Uniti di consolidare la dipendenza europea dalla NATO per la propria sicurezza energetica, compattando così il sostegno UE verso la più ampia geostrategia USA volta al controllo delle risorse energetiche globali e delle vie di trasporto.

Obama e l'economia: Déjà vu?
Per quanto riguarda le ambizioni di Obama nell’affrontare la crisi finanziaria, anche un feroce editoriale del «New York Times» ha osservato che il team economico del presidente Obama, messo insieme per affrontare la crisi economica e finanziaria, è composto dalle stesse persone che hanno «giocato ruoli centrali nelle politiche che hanno contribuito a provocare l'odierna crisi finanziaria.» Tra queste Tim Geithner, che in qualità di presidente della Federal Reserve Bank di New York «ha contribuito a determinare le irregolari e spesso imperscrutabili risposte dell'amministrazione Bush al tracollo finanziario in corso, compreso lo scorso fine settimana il salvataggio multimiliardario di Citigroup», e l'ex capo della Banca mondiale, Larry Summers, che «si batté per la legge che deregolamentò i derivati, gli strumenti finanziari – altrimenti detti attivi tossici - che hanno diffuso in tutto il mondo le perdite finanziarie derivanti da prestiti sconsiderati»

Obama e la business class transnazionale americana
Occorre guardare al di là della retorica per avere un'idea di ciò che realmente significa Obama per il mondo. Un’analisi dei dati della Commissione elettorale federale sui maggiori donatori finanziari delle campagne presidenziali sia di McCain sia di Obama rivela che sono state quasi interamente sponsorizzate
dalle stesse banche, istituti finanziari e società (tranne Obama che ha ricevuto dalle imprese finanziamenti più significativi rispetto al suo rivale McCain). Ciò suggerisce che le politiche degli Stati Uniti rappresentano, e continueranno largamente a rappresentare le insicurezze e gli interessi del capitale anglo-americano; e inoltre che le classi imprenditoriali americane hanno effettivamente favorito Obama e gli hanno fornito le finanze e le competenze necessarie per produrre una potentissima campagna mediatica e pubblicitaria.