Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Tra gli abissi di Nettuno

Tra gli abissi di Nettuno

di Gabriele Adinolfi - 03/02/2009

I tentativi di depistaggio di una società i cui rampolli danno fuoco ai senza tetto

Il razzismo lo creano gli addetti ai lavori. Parlo, ovviamente, di quella miscela di odio, terrore, fastidio e pregiudizio che viene comunemente definito razzismo con molta improprietà. Lo creano, questo “razzismo”, perché serve a esorcizzare, a non guardare in faccia la realtà.

Eppure in Italia, checché ne dicano Fini e Napolitano, di razzismo ce n'è poco; in realtà c'è qualcosa di molto peggio, indefinibile altirmenti da sfacelo esistenziale. Perché qui, come in tutto l'occidente, figlio legittimo di quel Crimine Organizzato che si è imposto con il fosforo di Dresda e le atomiche di Hiroshima e Nagasaki, non si può parlare altro che di sfacelo. Uno sfacelo progressivo che si spiega agevolmente. I primi boss della menzogna, dello sfruttamento integrale, del disprezzo dell'uomo e del cosmo, i primi guru del profitto e dell'usura, erano stati comunque educati in società più sane, talvolta in società a misura d'uomo, che però aggredirono e smembrarono con violenza. Ora comandano i loro figli, educatisi in una società alla deriva; e i loro stessi figli stanno cedendo il testimone alla generazione dei nipoti. Individui incolti, ammaestrati al non-pensiero unico, cresciuti in una società dis-sociata, privi di etica, di cultura del dovere. Questo vuoto, tanto per rassicuarci un po' tutti, viene colmato dalla violenza ideologica del “buonismo” e dall'antidoto a tutto che viene fornito ogni giorno da una dilagante ipocrisia. Ma sotto questa patina si trova soltanto gente sbandata, con psiche disturbata, con carattere non formato, priva di empatia e di senso di appartenenza. E' per questo, e non per razzismo, che la gioventù-bene si diverte a dar fuoco ai barboni. Che l'ultima vittima sia un indiano mentre la precedente era stata un italiano è un caso. Così come non è per il colore della pelle ma perché sospettato di aver rubato un cornetto che venne massacrato cinque mesi fa a Milano, Abdoul. Il che è lungi dall'essere ragione di sollievo.

Razzismo?

Sbandierare il razzismo però è necessario, è persino indispensabile. Perché? Semplicemente perché così facendo si trova una causa esterna, un agente patogeno, un pericolo da combattere, a giustificazione di un qualcosa che è molto più grave e profondo.

E poi perché conduce in un cul de sac; e siccome ogni problema sociale, culturale, morale, si trova oggi in un vicolo cieco ed è affrontato solo da incompetenti, da incapaci, da individui imbevuti di pregiudizi che si muovono a cliché, in fin dei conti questo spauracchio serve loro, eccome, per giustificare l'inerzia e l'impotenza. Una cartina di tornasole la troviamo nell'annosa questione dell'immigrazione. Che è un fenomeno economico, sociale, culturale e persino finanziario assai complesso, determinato da cause odiose, sfruttato da diverse oligarchie ed associazioni e gestito malissimo, se di gestione è lecito parlare. Imponendo l'assimilazione tra immigrazione e fraternità umana e, all'opposto, tra critica all'immigrazione e razzismo, non si fa che confondere la gente. Cui si ha un bel dire che gli immigrati sono persone per bene quando ogni giorno s'imbattono in delitti ignominiosi commessi da stranieri, ma poi si ha un bel pretendere che gli immigrati siano delinquenti quando quotidianamente s'incontrano persone oneste, lavoratrici, che si sacrificano e che danno punti a tanti “dio, patria famiglia” de' noantri.

Non sapendo se devono demonizzare o angelizzare gli immigrati, tutti sono spiazzati. Mentre basterebbe un nonnulla a superare l'impasse. Basterebbe capire come il razzismo stia nell'ideologia stessa del potere “buonista e filantropo” che produce categorie inesistenti. L'immigrato non esiste, come non esiste l'italiano. Badoglio non è Muti, Di Pietro non è Valentino Rossi, don Abbondio non è Giovanni dalle Bande Nere. Ma, con la fissazione mitologica (in positivo o in negativo) de l'immigrato non è possibile ragionare razionalmente sull'immigrazione e, quindi, si lascia vivacchiare un potere incapace e impotente che moltiplica disagi e guerre tra poveri.

Bancarotta!

Ciò produce l'effetto valanga. La stampa, che raramente è all'altezza del compito e che sempre più spesso si nutre di facili sensazionalismi, fa la parte sua. Così, imbastendo un can can sul fatto che gli stupratori di Guidonia sono romeni, suggerisce l'idea che i romeni sono stupratori. Il sillogismo è immediato, perché i ragionamenti di folla procedono sempre in questa maniera; e allora, non oso davvero immaginare cosa si pensi di tutti noi all'estero dall'otto settembre di sessantasei anni fa; del resto abbiamo dato più volte modo in seguito di confermare l'impressione che demmo allora. Il sillogismo è un meccanismo impietoso e noi non ne meritiamo assolutamente uno migliore degli altri.

La stampa, dicevo, non è all'altezza del compito ma cavalca i sentimenti del momento. E non appena l'atrocità viene commessa in senso contrario delle ultime posizioni prese, ecco che, in imbarazzo, essa enfatizza l'opposto senza alcun equilibrio e razionalità. Ed allora a Nettuno il linciaggio del barbone viene subito presentato come un delitto commesso non su un poveraccio ma su un indiano. E tutti sono soddisfatti nella fatica fatta per distrarre la mente e volgerla sulla minaccia del “razzismo in agguato”, si sentono ben sollevati dal problema di fondo, endemico, che è invece quello di una società la cui gioventù è allo sbando ogni giorno e si diverte a dar fuoco ai senza tetto. Esorcizzano con uno spettro... ma questo razzismo tramite il quale si esorcizza il demone interiore, è più artificiale, più indotto dal sistema in cui viviamo, che non reale. Purtroppo, mentre ci s'incaglia a disquisire su di esso, se ne scordano allegramente le cause e, soprattutto, così si evita di guardare le cose nella loro pienezza e di dichiarare, come sarebbe giusto, bancarotta.

Perché il fallimento dell'eldorado dei liberatori, alleati delle gangs e delle banks, è totale e a nulla servirà mascherarlo con paliativi. Siamo regerediti a livelli che la storia europea raramente conobbe.