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C'è natura e Natura...

di Massimiliano Viviani - 04/02/2009

    

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E' molto in uso di questi tempi affermare che l'uomo deve tornare a essere "in armonia con la natura", a sentirsi di nuovo "parte della natura". Tutto questo è vero, ma solo da un certo punto di vista. In realtà, più che in "armonia" con la natura l'uomo premoderno è stato in "equilibrio" con la natura, ossia in un equilibrio attivo definito da un rapporto di superiorità, come la forma, l'intelletto e lo spirito lo sono su tutto ciò che è materia ed economia. Dove, pur nella consapevolezza della sua superiorità, l'uomo rispettava la natura materiale sia perchè ne aveva bisogno, sia perchè non aveva senso fare altrimenti.

Per capire meglio questo argomento molto delicato è però il caso di specificare meglio cosa si intende e si deve intendere con il termine "natura".
Esistono due concezioni possibili di tale termine: uno panteistico, uno metafisico/trascendente. Il primo definisce una natura materiale, con i suoi elementi (minerali, vegetali, animali, uomo) e con le sue leggi biologiche e fisiche. Spesso questa visione viene completata dicendo che la natura è un Tutto, come un enorme organismo vivente, un essere bastevole a se stesso che contiene le proprie leggi, e di cui l'uomo fa parte e a cui non può sfuggire. Nella seconda visione invece viene definita una Natura metafisica, trascendente, che sfugge a qualsiasi determinazione e spiegazione razionale, superiore alle leggi fisiche, agli eventi e allo stesso uomo, che al pari della natura materiale e biologica, vi è ricompreso e da cui dipende come vita e come senso.
Nel clima materialistico della nostra epoca è il primo significato che viene costantemente richiamato, quasi mai il secondo. Ma se si resta in tale concezione, a mio parere non si esce dal disordine e dalla  follia materiale e spirituale che caratterizza il nostro tempo. A meno di non arrivare a conclusioni altrettanto folli, tipo quella che avanza un certo ambientalismo integrale che intendendo la natura o il pianeta come una semidivinità, afferma che "il pianeta senza di noi starebbe molto meglio". Il che è evidentemente un assurdo ed evidenzia il fatto che se non si concepisce un Entità Superiore, da una parte o dall'altra l'uomo è perduto.
Va auspicato quindi un ritorno alla Natura, non semplicemente alla natura. L'uomo deve tornare a sentirsi parte di un Tutto sì, ma di un Tutto divino, non biologico. Altrimenti si rischia di ridurre la questione all'autoproduzione degli ortaggi e alle energie non inquinanti. L'uomo deve tornare a sottomettere la natura materiale e sottomettersi e sentirsi parte della Natura come entità superiore. Ma sottomettere la natura materiale non significa ucciderla. Non significa violentarla, non significa umiliarla. Significa servirsene responsabilmente. Anzi, se vogliamo è stata proprio la mancanza del limite imposto dal trascendente come sacro (la Natura metafisica) ad avere permesso gli scempi ambientali. Mantenendo la cosa nell'ambito materiale, con l'equivoco del "sacro" in senso egualitario e non superiore, i disastri ambientali è probabile che non finirebbero.
Dire che una cosa è "naturale" per noi uomini moderni significa dire che è biologico, evoluzionistico ecc, ma la natura che sta dietro anche a biologia ed evoluzione è la natura metafisica. Naturale è quindi l'amore ma anche l'odio, è la pace come la guerra, è la vita come la morte, è il piacere come il dolore, ed è una natura superiore che ce lo impone. Il naturismo panteistico invece riduce la natura solo ad amore, pace e vita (che arriverebbe addirittura ad essere sacra!). Il resto sarebbe umano "errore".
Tutti conoscono la visione taoista dello Yin e dello Yang. In occidente viene tradotto come "armonia". Il che significherebbe un mondo panteista che i moderni riducono ulteriormente ad amore, pace e vita. Ma "armonia" per un orientale che si rispetti, significa armonia degli opposti*: il giorno definisce la notte, il caldo il freddo, l'attivo il passivo, fin qui ci siamo, ma anche l'amore definisce l'odio, la pace la guerra e via dicendo. E' chiaro che la visione occidentale non è onesta. Yin e Yang non definiscono nè un panteismo nè un mondo di pace e amore, ma una vera e propria entità metafisica in cui gli opposti (quindi anche quelli che "non piacciono": dolore, morte, guerra ecc) si definiscono, e come tali vanno accettati. E se si riesce, ricondotti a proprio vantaggio "cavalcando la tigre".
Il colmo della disonestà modernista è costituito poi da quella farsa chiamata "Neopaganesimo". Questo imbroglio, riducendo falsamente le religioni pagane e antiche a panteismo, con la scusa che gli antichi ritenevano sacri alcuni animali e piante -ma sacra era la forza superiore che vi stava dietro, non l'animale in sè- finisce per diventare un'esaltazione di ambientalismo, animalismo, femminismo, pacifismo. Chissà che effetto farebbe a questi "neopagani" poco onesti sapere che le religioni antiche (che non erano affatto panteiste) compivano regolarmente sacrifici animali! Che l'autorità dell'uomo (maschio) in famiglia non era sindacabile! E che la guerra era una pratica quotidiana che nel sacro trovava la sua ragione ultima!
Di fronte a tanta esplosione di falsità, di disonestà e di ignoranza non resta che affermare che Natura nel senso vero, autentico, reale, è accettazione della ciclicità nella sua integralità, metafisica, e abolizione di qualsiasi linearizzazione progressista e modernista (compresa la concezione ambientalista della natura). Quindi accettare la pace quanto la guerra, il piacere quanto il dolore, il riposo quanto la fatica, la vita quanto la morte. Senza dimenticare l'accettazione più importante, l'accettazione di noi stessi, del nostro destino, della nostra natura immutabile senza pretese di miglioramenti che portano solo confusione e dolore: accettazione dell'imperfezione del mondo e dell'uomo, interiore ed esteriore.
Si può porre un'ottimizzazione solo a patto che non distrugga questa ciclicità. Solo nello spirito può venire a mancare la ciclicità, perchè in quel caso essa non viene repressa ma superata. Ma questo è un altro discorso perchè tocca il percorso dell'ascesi che è addirittura superiore alla Natura e all'Essere, mirando infatti all'Assoluto e l'Unità.
A differenza di quanto il modernismo può supporre, questo non è masochismo, non è l'espressione di una società inumana, ma tutto il contrario. Abolire la ciclicità in senso metafisico verso una linearizzazione progressista porta a una sofferenza ancora maggiore proprio perchè mascherata, sottile e invisibile. E porta a crudeltà che la ciclicità non concepisce, il Novecento insegna. La pace che noi viviamo oggi non è più pace, nè interiore nè esteriore, è un pasticcio insopportabile e odioso fatto di competizione, solitudine e rabbia. La linearizzazione e l'abolizione della ciclicità mascherano la durezza della vita e la rendono irriconoscibile, ma pur sempre presente: quindi molto peggiore, perchè non c'è più il modo per vederla, per conoscerla, per esorcizzarla e per compensarla, perchè nessuno sa più dove sia e cosa sia. La vita umana perde così di senso e ciò che doveva essere migliore, finisce per diventare follia.


* Nel pensiero occidentale, soprattutto quello antico, viene denominata "dialettica", e assume connotazioni un po' differenti, anche perchè la via per definirla e comprenderla è quella razionale con tutte le sue derivazioni (razionalismo, Essere, principio di non contraddizione ecc) e non intuitiva come in questo caso. A mio parere però la rappresentazione taoista è più efficace, più comprensibile e anche metafisicamente più completa.