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Lascia un altro ministro di Obama, riforma sanitaria a rischio

di Michele Paris - 05/02/2009

 
 

Il candidato di Barack Obama ad assumere nella sua nuova amministrazione la guida del Ministero chiave della Salute e dei Servizi Umani - l’ex senatore del South Dakota Tom Daschle - ha clamorosamente ritirato la propria nomination in seguito alle polemiche sollevate intorno al mancato pagamento di contributi fiscali per 128.000 dollari. La vicenda dell’ex leader di maggioranza democratico rappresenta l’ennesimo passo falso del neopresidente nella scelta del suo team di governo. Per non aver pagato tasse per svariate decine di migliaia di dollari, il Segretario al Tesoro entrante Tim Geithner aveva infatti già rischiato seriamente di non essere confermato dal Congresso pochi giorni fa, mentre il Segretario designato al Commercio Bill Richardson si era fatto da parte a inizio anno dopo essere stato coinvolto in un’indagine legata ai presunti favori erogati ad un’azienda guidata da un suo finanziatore. L’addio di Daschle assesta così un colpo durissimo alle velleità di Obama di imporre alla politica americana un nuovo codice etico e parallelamente rischia di minacciare da subito la tanto annunciata riforma del sistema sanitario, della quale l’ormai ex collaboratore del presidente avrebbe dovuto farsi carico.

Il giorno più nero dell’amministrazione Obama a due settimane esatte dal suo insediamento alla Casa Bianca era stato funestato, poche prima della rinuncia di Daschle, da un altro annuncio di dimissioni, nuovamente a causa di tasse non pagate. Nancy Killefer - già a capo di una società di consulenza nella capitale - aveva infatti reso noto il suo abbandono della carica di “Chief Performance Officer”, alla guida cioè di un ufficio incaricato di scovare inefficienze e spese superflue di bilancio, dopo che la Commissione Finanze del Senato aveva scoperto il suo mancato versamento di contributi sullo stipendio di una collaboratrice domestica.

Il nuovo intralcio sulla strada verso il perfezionamento della propria amministrazione ha costretto Obama a passare in rassegna i principali network americani, trasformando una serie di apparizioni televisive originariamente programmate per sostenere il piano di stimolo all’economia che si appresta ad essere esaminato dal Senato in una manifestazione di scuse in diretta nazionale per l’errore compiuto con la scelta di Daschle. Il presidente si è assunto la totale responsabilità della selezione dell’ex senatore democratico - già suo consigliere e sostenitore della prima ora nella corsa alla Casa Bianca - e, pur negando di averlo spinto a lasciare, ha ammesso che la sua conferma avrebbe veicolato un messaggio sbagliato al popolo americano. Solo il giorno prima tuttavia, nonostante le critiche e le pressioni provenienti anche dai media progressisti, Daschle aveva fatto un’apparizione al Congresso per rimettere in carreggiata la sua candidatura, incassando l’appoggio dei senatori di maggioranza. Persistendo tuttavia forti resistenze tra i repubblicani è giunta successivamente la decisione di rinunciare.

La nomina di Tom Daschle a Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) era stata accolta con grande entusiasmo da parte dei sostenitori dell’allargamento della copertura sanitaria negli Stati Uniti. Il candidato a questa carica era infatti diventato una delle personalità più autorevoli in materia, dopo aver analizzato a fondo la situazione del sistema sanitario ed averne descritto i difetti in un libro di grande successo. Grazie anche ai suoi trascorsi al Congresso, Daschle sembrava possedere inoltre il prestigio e gli agganci politici necessari per giungere all’approvazione di uno dei punti fondamentali del programma di Obama: riforma della sanità e assicurazione universale. In modo da avere maggiore potere decisionale in questo ambito, il futuro ministro della Salute era stato anche destinato a guidare l’appena costituito Ufficio per la Riforma Sanitaria presso la Casa Bianca.

Malgrado le credenziali di Daschle e la sua popolarità tra i membri del Congresso, da subito erano sorte molte perplessità circa il suo curriculum professionale costruito all’indomani della sconfitta elettorale del 2004 che lo aveva privato del seggio al Senato. Proprio sfruttando le sue competenze, l’ex parlamentare democratico aveva iniziato una redditizia carriera di consulente per molte aziende, alcune delle quali operanti proprio nel settore della sanità. Nel quadro della sua collaborazione con la compagnia di investimenti InterMedia - dalla quale aveva ricevuto per le sue prestazioni un paio di milioni di dollari e il cui presidente risulta essere un generoso finanziatore del Partito Democratico - Daschle aveva poi usufruito di auto ed autista personali, benefit sui quali avrebbe dovuto pagare le tasse e che invece non ha pagato fino al 2 gennaio scorso, una volta emerso pubblicamente l’ostacolo alla sua nomina. A differenza della vicenda che aveva coinvolto il Segretario al Tesoro Geithner, scuse e ammissione di colpa in questo caso non sono state sufficienti a placare le polemiche e le dimissioni sono apparse inevitabili.

Gli eventi che hanno ostacolato il completamento del nuovo gabinetto Obama in queste ultime settimane hanno suscitato fin troppi interrogativi sulle procedure di scrutinio dei vari candidati messe in atto da un apposito ed affollato team incaricato della transizione verso la Casa Bianca. I meccanismi di selezione propagandati dal neopresidente fin dal successo elettorale di novembre avrebbero dovuto essere tra i più accurati e severi della storia politica americana, così da adeguare il processo agli elevati standard morali che avrebbero dovuto - almeno nelle intenzioni di Obama e dei suoi più stretti collaboratori - escludere lobbisti e personaggi legati alle grandi compagnie che troppo spesso hanno avuto un’eccessiva influenza sulla politica americana. Il cosiddetto “vetting team” di Obama ha colpevolmente trascurato invece la disinvolta gestione degli appalti pubblici in Nuovo Messico del governatore Richardson ed ha lasciato che fosse la Commissione delle Finanze del Senato a portare alla luce le omissioni in ambito fiscale di Geithner e Daschle.

La “nuova era di responsabilità” annunciata nel discorso inaugurale di Obama sta scontrandosi insomma con la realtà di Washington, profondamente intessuta di rapporti dai contorni spesso indefiniti tra politica e affari. L’uscita di scena di Tom Daschle - peraltro mai registrato in passato come lobbista e perciò escluso dalle prescrizioni del codice etico della nuova amministrazione - non cancella in ogni caso le numerose eccezioni che riguardano altre nomine già attuate dalla nuova amministrazione e che contrastano in maniera evidente con le promesse elettorali di cambiamento. La retorica di Obama - nella migliore delle ipotesi per non rinunciare a persone competenti che sarebbero state diversamente escluse dall’assegnazione di cariche influenti - ha dovuto così scendere a compromessi, minacciando tuttavia di deludere da subito le enormi attese prodotte nell’opinione pubblica statunitense.

Il caso più macroscopico è rappresentato dalla nomina di William J. Lynn a vice-Segretario alla Difesa. Già dipendente del Pentagono durante l’era Clinton, quest’ultimo ha trascorso gli ultimi anni svolgendo attività di lobbista a favore della Raytheon Company, società beneficiaria del maggior numero di contratti di fornitura in ambito militare negli Stati Uniti. Un altro esempio di ex lobbista ora chiamato a ricoprire una carica di primo piano è anche quello di Mark Patterson, ex dirigente del colosso della finanza Goldman Sachs e ora braccio destro del Segretario al Tesoro. Molti altri candidati si sono poi attirati le critiche di blogger e semplici elettori per i loro precedenti, anche se lE rispettive attività di lobby erano state interrotte almeno due anni prima della chiamata di Obama, escludendoli così da ogni prescrizione stabilita dal presidente.

Tornando a Tom Daschle, la sua defezione prospetta un cammino ancora più complicato per una riforma sanitaria che si annunciava già estremamente faticosa nonostante il livello di gradimento dell’amministrazione entrante e la maggioranza democratica nei due rami del Congresso. Con la Casa Bianca per ora ufficialmente senza un progetto alternativo da affidare al futuro Segretario della Sanità, potrebbe essere appunto il parlamento a presentare un proprio progetto. Lo stesso Ted Kennedy, nella sua veste di presidente della Commissione Sanità al Senato - in concerto con il presidente della Commissione Finanze Max Baucus - ha già pronto un intervento legislativo in questo ambito che potrebbe trovare ascolto nelle prossime settimane.

Per il sostituto di Daschle alla guida del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani cominciano intanto a circolare i primi nomi. Se i sostenitori della copertura sanitaria universale vedrebbero bene l’ex governatore del Vermont ed ex segretario del Partito Democratico Howard Dean - opzione però troppo di parte e sgradita ai repubblicani - maggiori chances sembrano avere altri governatori od ex governatori democratici - favoriti poiché in questo ruolo hanno gestito i programmi pubblici di assistenza sanitaria - come Kathleen Sebelius (Kansas), Ed Rendell (Pennsylvania) o John Kitzhaber (ex Oregon). In pole position infine anche quella che avrebbe dovuto essere la vice di Daschle presso l’Ufficio per la Riforma Sanitaria - Jeanne Lambrew - docente universitaria e co-autrice con il suo ormai ex superiore del già ricordato volume sullo stato del sistema sanitario americano.