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Pablo Echaurren. Dummm dummm duuuuum…o del segno elettrico

di Susanna Dolci (a cura di) - 05/02/2009

 

 

Scrivono di lui: «Pablo riconosce fertilità a tutti i territori della communicazione, quelli alti della storia dell’arte e quelli cosidetti bassi dei fumetti» (Achille Bonito Oliva). «Pablo Echaurren [nella foto a destra] trasmette al mondo la sua movenza eclettica. Sembra quasi attirare le trasversalità, plasmarle e renderle ancora più distanti da un centro omologo. Quasi nessun altro come lui vanta sistematiche collaborazioni echaurren_fondo-magazinecon personaggi di ogni tipologia umana, politica, sociale, culturale» (Gianluca Marziani). «Dada, surrealismo, pop arte, minimalismo e concettualismo sono le coordinate entro cui Pablo prende le mosse. I suoi numi tutelari sono quegli artisti sensibili alla comunicazione di massa, che hanno fatto i conti col mondo del fumetto e delle immagini riprodotte a stampa, Oyvind Fahlström e Roy Lichtenstein, nonché Gianfranco Baruchello, dal quale egli mutua la scelta della figurazione in miniatura e l’idea di accogliere il pensiero scritto tra gli strumenti del linguaggio pittorico» (Claudia Salaris). Potremmo andare avanti per ore, giorni ed orologi impazziti nella scansione temporale ma potremmo anche smettere di parlarne come disse ed ancor direbbe un mio amico a proposito di Emil Cioran: «Di lui si può dire tutto ed il contrario di tutto. Poi si potrebbe anche tacere. E di ciò non se ne avrebbe a male». Il suo sito (www.pabloechaurren.com) è tutto un movimento di parole, segni e colorazioni. Nato nel 1951 e figlio d’arte, Pablo Echaurren si dedica alla figurazione nelle sue molteplici espressioni sin dai diciotto anni. Suoi i “quadratini”, smalti, collage, acquerelli, opere su carta, acrilici, ceramiche, fumetti & vecchie carte futuriste, arazzi, libri, sceneggiature, poesie visive vere e proprie, cultura e controcultura in arti applicate a miscela esplosiva… Colori, colori in mostre e retrospettive, qui e nell’altrove… Il resto a Pablo che ringrazio “semplicemente”  per avermi donato più di un sorriso…
Pablo Echaurren, pittore, scrittore, sceneggiatore cinematografico, padre di fumetti di avanguardia… Cos’altro? Chi altro ancora? O non mai o non più… o forse chi può dirlo?

L’artista è colui che costruisce un proprio meccanismo per leggere la realtà in cui è immerso. Una specie di setaccio attraverso cui far passare il mondo per poi raccoglierne e ordinarne i sedimenti e i sentimenti e dargli un senso (sempre il “proprio” senso). Per cui ogni espressione è lecita e necessaria, è un filtro ulteriore (come per i passini delle verdure ci sono accessory intercambiabili coi buchini più o meno grossi). Ogni espressione arricchisce la possibilità di raccogliere tracce differenti.

Roberto Sebastian Matta Echaurren, tuo padre. Pittore surrealista ed architetto, conobbe calibri alla Breton, Alberti, Moore, Magritte… Il mondo, l’Europa, l’Italia. Una parola + una parola su di lui?

Non è possibile condensare in una parola un rapporto che è stato davvero complesso e problematico. Non tanto sul piano artistico quanto su quello affettivo. Mio padre, per dirla duchampianamente, è stato un padre “trasparente”.

Pablo, tu sai che ti ho detto che per me i tuoi segni sono strade. E tu mi hai risposto che “Più che strade, viottoli spesso impervi e poco praticati”. Io, da caparbia, ti ho ricordato che il peggiore dei viottoli conduce sempre nella spazialità assoluta… Guarda Dante o Ezra Pound o Pasolini… Che poi il lastricato non sia quasi mai dei migliori, è innegabile… Ma l’abbiamo voluta la bicicletta… o no…? Allora verso quale dove? O non dove? O verso nessun posto o fuori e di dentro tutti i luoghi?

Verso la calma apparente, l’occhio del ciclone. Comunque cercarlo quel posto per me è necessario. Per non farmi travolgere dai venti contrari e andare avanti. Per ricavarmi una nicchia, un osservatorio privilegiato da cui lanciare strali a destra e a manca. Protetto dalla tempesta che mulina tutt’intorno. Mi piace pensare che l’arte sia la temperanza dell’intemperanza. Lo strumento con cui placare in parte la propria agitazione, la propria propensione a spingersi sempre un po’ più avanti.

Il mio orientamento politico è quello di essere in attesa del partito che sappia mentire al meglio. Il tuo, sempre di orientamento, è quello de “Il Partito del Tubo - Tubi or not Tubi” di cui sei segretario permanente. A questo punto che facciamo?

Ci asteniamo. Mi pare ovvio. Io ho sempre offerto la mia collaborazione a cause di ogni genere. Quindi ho sempre svolto un’attività “politica” pubblica. Riservandomi nel privato di astenermi. Di non dovermi tappare il naso.

Cito: “Il suo [di Pablo] tratto è la sua estetica sono molto influenzati dal Futurismo”. Inoltre ed in aggiunta a ciò il MIAAO [ Mueso Internazionale delle Arti Applicate Oggi] di Torino ti considera erede e continuatore del centenario Movimento in movimento. Tua infatti ed in illo loco, dal 20 febbraio, la personale “Rosso+Nero per un centenario incendiario: Echaurren, collezionista e artista antagonista”. Come stanno, allordunque, le cose? Ovvero:

Su Futurismo? Di allora e nell’allora?

+
Sulla sua eredità ed attualità?

x
Sai chi è figlio del Futurismo?

=
Sul non Futurismo?

Trovo sempre disdicevole che qualcuno, oggi, si definisca “futurista”. Il futurismo è morto col suo fondatore Marinetti. Che considero il più grande artista italiano dopo il barocco (e Marinetti è il grande rimosso della nostra cultura). Ma detto ciò bisogna lasciare il futurismo ai ricercatori. Non scimmiottarlo. Diceva Prampolini che ogni imitazione è plagio. Sottoscrivo. Viceversa andare controcorrente, oltrepassare i confini, non farsi condizionare dai cretini che dominano ogni campo dello scibile e dettano regole, è lo stato d’animo che si può ereditare e si deve dal futurismo. In questo senso vengo celebrato al MIAAO. E basandomi su questo dato mi sento di dire che i festeggiamenti in corso per il centenario siano minestra riscaldata. Marinetti sosteneva che la Divina Commedia è un verminaio di glossatori. Il centenario del Futurismo è un verminaio di glassatori, di imbonitori sdolcinati che non restituiscono neanche un cent dello spirito originario.

Musica, una collezione di bassi d’epoca, i Ramones (trattameli bene che ti dipingo tutto a pois) .. Cos’altro di tuo o non tuo da aggiungere?

Sei tu che devi trattarli bene. Io ho fatto il mio dovere. Ho dipinto quadri, fatto una mostra, scritto un libro, realizzato (con Uliano Balestrini) un dvd. Sui Ramones. E in più suono circa 100 loro pezzi. Una tortura che infliggo giornalmente alla mia dolce metà. Che sopporta con stoicità.

Artisti che vorresti in-essere o non-essere-in? E/o che consideri avere “quel non so che…” sia esso buono o cattivo?

Amo Cy Twombly. Ho addirittura una sua opera, frutto di uno scambio tra “colleghi”. Robe che oggi non accadono più. Gli artisti per prima cosa se la tirano, per seconda cominciano a impiastricciare, per terza vanno in pompa magna alla Biennale.

L’arte è troppo vasta e complessa per lasciarla nelle mani dei critici d’arte e degli artisti. Questo ho imparato.

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Parliamo di “Vita Disegnata di Dino Campana”, “Vita di Pound”, “Dada con le zecche”. Meriteresti per tutto ciò un bel bacio in fronte….

E “Caffeina d’Europa” (Vita di Marinetti in ri-uscita presso Gallucci Editore), “Evola in Dada”, “Vita di Majakovkij”, “Nivola vola” ( vita di Nuvolari) etc etc. Come ho potuto far danni li ho fatti. Senza trattenermi. Sono incontinente. Decisamente.

Cultura e controcultura. Arte, arte e non Arte dell’arte. Contaminazioni e purezze. Che ribolle, alfine, nella pentola delle espressioni espressive, espressiviste, di esprissività sul, in, intorno, in largo, in basso dell’opera-ato artistico e del suo artefice?

In basso soprattutto. Da giugno all’Auditorium una mostra dei miei bassi (Auditorium Arte) e dei miei quadri a essi ispirati (Foyer Sinopoli). Sono un po’ come Morandi (Giorgio) lui era ossessionato dale bottiglie, io dai bassi. Ma I bassi sono molto più ganzi. Non si discute. Il 18 marzo viene niente-popò-di-meno-che Bill Wyman (Rolling Stones) a tenere a battesimo questa mia idea su “L’invenzione del basso” con un suo concerto all’Auditorium. Il 1 marzo invece ci sarà Melissa Auf Der Maur (Smashing pumpkins, Hole) etc etc.

Di te cito e di me condivido: “Sempre più mi convinco che chi fa politica inquina anche me. Siamo tutti prigioneri dei politici”. Un vademecum della nobile fuga o dell’abbattimento del fastidio?

Piuttosto un consiglio a utilizzare l’ironia per sfiammare l’irritazione.

Ho dimenticato qualcosa? Vuoi che ti chieda qualcos’altro?

Io ho dimenticato che non è mai troppo elegante parlare tanto a lungo di se stessi. Meglio andare a suonare “Cretin Hop”. Il mio inno. Dummm dummmm duuuuum.

 

 

 

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