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La marcia su Londra degli operai britannici

di Fabio Cavalera - 05/02/2009

Il primo ministro britannico Gordon Brown: in una economia globale è «assolutamente necessario fare tutto quello che possiamo per aiutare la gente ad avere il lavoro disponibile» La City Total verso l`intesa. Pressing sugli studenti stranieri La marcia su Londra degli operai britannici Lo slogan «Britons first», Brown in difficoltà.

Il governo tentato dal protezionismo sui laureati: priorità ai colletti bianchi nazionali, visti più brevi

I sindacati stanno valutando se organizzare una grande marcia a Londra per difendere il lavoro dei britannici dall`assalto degli stranieri. Insistono e affilano le armi: vogliamo nuove leggi.

Sulla loro strada scoprono nuovi alleati. L`ultimo arruolato nel fronte protezionista è il ministro della immigrazione, Phil Woolas, il quale sta scavando una trincea a tutela dell`esercito dei 40o mila giovani che otterranno la laurea entro l`estate. E un piano che ha lo scopo di contenere «l`invasione» di professionisti stranieri:

ingegneri, avvocati, specialisti in nuove tecnologie, operatori della finanza.

Insomma, nella City devono entrare ragazzi di casa, naturalmente se hanno le qualità e le competenze richieste. Ne sta discutendo il governo, come ha rivelato l`«Independent» in prima pagina ma soprattutto come ha confermato lo stesso promotore della iniziativa.

Se nel Lincolnshire le tute blu della raffineria Total si arrabbiano con gli italiani della Irem che sottraggono occupazione e la loro bandiera è «British jobs for British workers» (quello slogan inventato da Gordon Brown al congresso laburista del 2007), a Londra con una piccola variante la bandiera è «British jobs for British graduates». Il ragionamento è semplice: siccome le statistiche dicono che, entro il 2oog, fra i io e i 18 mila ultraqualificati professionisti stranieri richiederanno il permesso di ri- siedere e operare in Inghilterra occorre che, in tempi di recessione, ciò non pregiudichi una sola possibilità di impiego per i neodiplomati delle università di oltre Manica. Il progetto prevede un drastico giro di vite.

Phil Woolas ha esplicitato l`obiettivo: «Vogliamo mantenere l`occupazione dei nostri laureati ai più alti livelli».

L`onda nazionalista s`impenna.

Gordon Brown è stretto fra la necessità di non tradire le promesse lanciate all`insediamento - è sua la parola d`ordine «British jobs for British workers» - e i «principi sacri», ai quali dichiara di restare fedele, del libero mercato e della libera circolazione della manodopera in Europa.

In Parlamento il premier ha battibeccato con il rivale dell`opposizione, il conservatore David Cameron. «Lei è un populista e ha preso a prestito gli slogan dell`estrema destra», ha rinfacciato Cameron a Brown.

Che ha replicato: «Opportunista, si vergogni». Fuoco e fiamme.

E non è finita.

La vertenza del Lincolnshire è stata un detonatore. Ieri, i sindacati e la Total hanno raggiunto una ipotesi di mediazione:

102 dei 198 posti per la costruzione della nuova raffineria saranno offerti, per un minimo di nove settimane, a lavoratori britannici. Fermo restando l`appalto agli italiani della Irem. Per le Union, con in testa «Unite» la sigla più potente, è un buon compromesso.

La base deve decidere se accogliere o no e lo farà in assemblea stamane. Ma non è la conclusione delle ostilità. Al contrario.

La bandiera protezionista non è ammainata. Il sindacato, per bocca di Keith Gibson delegato della «Unite», si mobiliterà con una manifestazione nazionale a Londra. La marcia dei «Britons first», colletti blu e colletti bianchi. Una sfida.