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Strategie mediatiche: complicare le cose semplici

di Paolo De Gregorio - 08/02/2009


Fino a quando le verità elementari saranno offuscate dalle cortine fumogene
dei media, profumatamente pagati per confondere le idee, omettere le notizie
più importanti, non far emergere mai la sostanza dei problemi?
La crisi finanziaria mondiale, originata dagli USA, non prevista dai
cervelloni pagati per farlo, ha due fattori scatenanti fondamentali:  il primo
è che in 8 anni di governo  Bush il debito pubblico americano è raddoppiato per
il costo insopportabile dei 3.000 miliardi di dollari spesi per l’aggressione
all’Iraq. L’altro fattore, strutturale, è la crescita di economie importanti
come quella cinese, dell’India della Corea, del Giappone, di Taiwan, del
Brasile, che hanno strappato monopoli e importanti settori di mercato alla
vecchia egemonia americana.
Per questo secondo fattore non c’è niente da fare, il fenomeno del
ridimensionamento Usa è irreversibile, e il vecchio gioco colonialista e
guerrafondaio improponibile.
C’è solo la possibilità di tagliare le immense spese militari che non solo
sono all’origine del declino economico, ma a conti fatti, non hanno portato
quei vantaggi che la politica colonialista e imperiale ha portato nella
storia.
L’impero romano, e soprattutto quello inglese, indicano con chiarezza quale
sarà certissimamente la fine dell’America e della sua pretesa di governare il
mondo.
Quando benedico questa crisi e spero che sia ancora più profonda e devastante
di quello che ci appare oggi, lo faccio perché sono certo che di fronte a
milioni di disoccupati gli Usa non potranno più giustificare i costi di 900
basi militari sparse nel mondo, non potranno più sostenere la guerra all’
Afghanistan, non potranno più tenere in piedi la Nato, e si dovranno occupare
di pagare i debiti di cui il più grande creditore è la Cina, di rilanciare l’
economia interna, di ridurre la dipendenza dal petrolio, di dare finalmente
assistenza sanitaria a quei 50 milioni di americani che sono lasciati a crepare
senza aiuto.
Quando 20 anni fa crollò l’Unione Sovietica, il primo settore che subì
giganteschi tagli fu proprio quello delle spese militari, e piano piano l’
economia russa si risollevò.
Il capitalismo americano, con le sue truffe, la sua assenza di etica e di
morale, con le sue guerre, le sue incapacità di competere con altre economie,
con le sue speculazioni, è fallito, e purtroppo viene aiutato con i soldi
pubblici a risollevarsi e continuare nel suo ciclo perverso.
Ma il fallimento non è solo finanziario. E’ fallito anche un modello di
sviluppo che ha recato danni irreversibili all’ecosistema per l’
irresponsabilità criminale di chi sostiene che bisogna rilanciare i consumi per
uscire dalla crisi, mentre proprio l’insostenibile consumismo e gli sprechi 
sono all’origine della crisi ambientale.
Il futuro ce lo garantiranno solo quelle persone e quelle scelte che andranno
nella direzione della SOStenibilità, anche demografica. Qualunque politica
nazionale deve marciare verso l’autosufficienza energetica con le rinnovabili,e
l’autosufficienza  alimentare con profonde ristrutturazioni nel senso di una
agricoltura diffusa e legata ai consumi dei territori.
Il presupposto di tutto ciò è che una nuova politica detti le regole all’
economia e che la mostruosa globalizzazione sia buttata al cesso e ognuno
cerchi di risolvere i problemi a casa propria, anche quelli della
sovrappopolazione, perché non è giusto affidarsi alla emigrazione se non ci si
vuole responsabilizzare nella procreazione.
I flussi migratori sono figli della globalizzazione e stanno rendendo
invivibili molte nazioni. Non bisogna dimenticare che le religioni, in
particolare quella islamica, appoggiano questo fenomeno, e siccome i preti di
tutte le risme ragionano su tempi lunghi, sanno benissimo che in pochi decenni
la maggiore prolificità dei musulmani porterà a nuove maggioranze, e per chi ha
l’obiettivo di combattere gli “infedeli” è una strada in discesa.