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L'osceno balletto intorno al letto di una moribonda

di Massimo Fini - 08/02/2009

      
Trovo osceno il balletto che da mesi si sta danzando intorno al letto di un moribondo da parte di cattolici e laici per affermare le proprie ideologie. Senza alcuna pietas, senza nessuna misericordia per il caso umano di Eluana Englaro.
Abbiamo assistito e stiamo assistendo a iniziative e a interventi inauditi per impedire che una sentenza definitiva della Magistratura, che autorizza i medici a staccare gli speciali macchinari che tengono artificialmente in vita la Englaro venga applicata. C’è stato un ricorso del Parlamento respinto per manifesta incompetenza dalla Corte Costituzionale. C’è stata una minacciosa direttiva del ministro del Welfare Sacconi alla clinica di Udine che in un primo tempo aveva accettato di accogliere la Englaro e che in seguito, intimidita, si è tirata indietro. Ci sono stati picchetti di "movimenti per la vita" che hanno cercato di impedire la partenza dell’ambulanza che portava la Englaro alla clinica "La Quiete" di Udine (ma come si permettono? Dov’era la polizia?). Adesso il ministro Sacconi, col rinforzo dell’assessore alla Sanità del Friuli Venezia Giulia, cerca di aggirare l’ostacolo sostenendo che "La Quiete" non è attrezzata per interventi di questo genere. E il governo sta preparando in tutta fretta un decreto che blocchi per sessanta giorni l’avvio delle procedure che dovrebbero porre fine al calvario di Eluana Englaro. Il premier Silvio Berlusconi, sempre pronto a cavalcare ogni demagogia e ogni emotività popolare, l’ha detto a chiare lettere: "Stiamo lavorando per intervenire". E Umberto Bossi gli ha risposto che il governo "non può decidere della vita e della morte". Un decreto del genere è inammissibile perché, superando la sentenza della Cassazione, si porrebbe come quarto grado di giudizio. Il giudizio del governo. Saremmo in pieno Stato autoritario, per non dir peggio, tanto varrebbe far decidere direttamente da Berlusconi o dai suoi ministri ogni altra causa, civile e penale.
Tutto questo mentre associazioni come "genitori per la vita" o consimili, sbandierano i loro figli handicappati (come se si trattasse della stessa cosa) fanno un’indegna gazzarra davanti alla clinica "La Quiete" senza nessun rispetto per Eluana morente, per suo padre, per la decenza.
Ognuno di noi ha diritto a una morte naturale il che significa che la vita non può e non deve essere accorciata artificialmente da terzi. Perché questa sarebbe eutanasia che nel nostro Paese, secondo me giustamente, non è ammessa. Parliamo di interventi di terzi perché in una società laica la vita non appartiene né allo Stato né alla Chiesa né a Dio ma solo a chi ne porta il fardello e che ne può disporre come vuole, anche sopprimerla pur essendo sanissimo (e infatti gli ordinamenti attuali, a differenza di quanto accadeva nel Medioevo, non considerano reato il suicidio).
Ma il diritto a una morte naturale significa anche che la vita non può e non deve essere allungata artificialmente. Perché questo è "accanimento terapeutico". È il caso di Eluana Englaro. Dire che esiste un obbligo di dare cibo e acqua al malato, perché questo non è un intervento medico e quindi non rientra nell’"accanimento terapeutico", è l’escamotage usato da chi vuole tenere a tutti i costi in vita una persona che, se si fosse lasciato fare alla natura il suo corso, darebbe morta da tempo. Perché Eluana non viene alimentata e dissetata in modo naturale, ma attraverso speciali macchinari della medicina tecnologica. Quando una persona viene alimentata e dissetata inserendo un tubo nello stomaco e un sondino nel naso questo non è solo un intervento medico, è un intervento chirurgico. E anche la sua storia che togliendo a Eluana la si manderebbe incontro a indicibili sofferenze è contraria alla verità. Questi malati non sentono più lo stimolo della sete. Tanto è vero che ai malati terminali, negli ultimissimi giorni si toglie l’idratazione proprio per consentir loro di assopirsi dolcemente.
Lo Stato moderno, che tutto vuole controllare, che tutto vuole regolamentare, in una sorta di ossessione codificatoria di derivazione borghese, ci ha tolto molti diritti. Ci lasci almeno quello di morire in santa pace.