Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Eluana fra la vita e la morte

Eluana fra la vita e la morte

di Marco Francesco De Marco - 08/02/2009

    

Non fatela morire, l'anima non muore
Ian Grzebsky, polacco di sessantacinque anni, si è svegliato dopo diciannove anni di coma. Né la Polonia comunista né quella della nuova era capitalista lo hanno visto morire. La moglie lo ha amorevolmente accudito, senza aiuti statali, senza perdere la speranza per un così lungo tempo. E’ stata ripagata. Al risveglio Ian ha saputo della fine del comunismo, che i suoi quattro figli si erano sposati e che gli avevano dato ben undici nipoti. A Salvatore Crisafulli, catanese di trentotto anni, in coma da due in seguito ad un incidente stradale, avvenuto l’11 settembre 2003, volevano staccare il sondino, ma il fratello Pietro non si è mai arreso. Si è dedicato alla cura di Salvatore, insieme alla madre e all’altro suo fratello, ed ha chiesto e ricevuto l’aiuto del Ministro della Sanità Francesco Storace. Ora esulta, perché Salvatore si è svegliato, parla ed ha raccontato che mentre era in coma vedeva e sentiva tutto. “Sentivo mio fratello dire che capivo tutto - racconta - e lo sentivo urlare perché nessuno gli credeva. Ma io non potevo parlare, non potevo muovermi, non potevo far nulla per fargli capire che c'ero, che lo sentivo. E così piangevo”. Venti anni o solo due, ed altri casi di tre o quindici anni di coma, seguiti da un risveglio e dalla ripresa della vita in condizioni più o meno normali. Quasi tutti ricordano di aver udito voci, in maniera distinta o confusa, di aver percepito gusti, di aver sognato, ricordato. Altri non si sono mai risvegliati. Cos’è la morte cerebrale se non il tentativo triste di un’umanità saccente e presuntuosa, che pretende di capire e spiegare tutto, tanto da  voler stabilire attraverso una pseudo scienza di natura profana quando inizia o finisce una vita? Eluana Englaro avrebbe detto al padre che a queste condizioni di vita sarebbe stata preferibile la morte. E’ possibile, anche se altri testimoni dicono il contrario. Chissà perché dopo diciassette anni. Forse il padre ha perso la speranza, quella che invece ha guidato la moglie di Ian per un periodo altrettanto drammatico, ma ancor più lungo. Quando la legge stabilirà che le proprie disposizioni scritte potranno permettere di staccare la spina, coloro i quali preferiranno morire piuttosto che attendere difficili ma non impossibili risvegli, determineranno il loro destino. Nel frattempo si può morire solo di fame e di sete. Per una volontà riferita, vecchia di quasi vent’anni, mentre il cuore batte, il sangue circola, i capelli crescono e, forse, si sente tutto, si sogna, si ricorda. Non è un delitto sperare che l’anima si trovi in lunghi corridoi di ovatta bianca, e che il proprio destino spirituale, curvo e non rettilineo, esiti a definirsi ed attenda la volontà propria, quella divina, o entrambe, in una dimensione dove il tempo è diverso da quello terreno. Non si tratta di essere cattolici o atei, io non sono nessuna delle due cose. Si tratta di poter pensare che l’anima ed il corpo non debbano per forza accompagnarsi, che l’una possa fare a meno dell’altro per qualche tempo, a volte. Ed altre volte no. Perché il possibile e l’impossibile sono categorie moderne e scientiste, ma esistono mondi, ideali e geografici, dove tutto è possibile. Dove ogni gioia può esplodere e cancellare la tragedia fin lì in atto, dove il sogno allieta l’attesa degli eventi positivi, dove arrendersi significa che altri hanno determinato la tua sconfitta. Dove si crede che il mondo invisibile animato da Dei e Dèmoni, Geni e Spiriti, Karma e Dharma, insieme ad un’altra infinità di esseri e credenze, miti e sogni, determini quella straordinaria, inebriante, meravigliosa esperienza che è la vita terrena, l’unica cosa che gli Dei invidiarono agli uomini. Per questo motivo, ad alcuni di essi sottrassero il corpo, ovvero gli donarono l’anima, affinché la divina incorporeità potesse ammirare i colori, udire i suoni, incantarsi davanti al bello ed all’infinito. In questo mondo antico e sognante, dove uno sciamano ed un sacerdote contano più di un laureato in medicina, si spera che all’improvviso un corpo esanime si possa animare, rivedere il mondo con altri occhi, e ripagarti in un attimo di gioia per vent’anni di buio, tristezza e solitudine. Chi farà morire Eluana Englaro di fame e sete forse proverà pena per le mie parole. Io ne avrò per loro.