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L’estrema destra potrebbe essere la sorpresa delle elezioni in Israele

di Simone Santini - 08/02/2009

Fonte: clarissa





Israel-Beitenu

A pochi giorni da un voto importantissimo per Israele, previsto per martedì 10 febbraio, gli ultimi sondaggi elettorali hanno gettato scompiglio tra i dirigenti dei massimi partiti, e nonostante le incertezze siano ancora alte tra gli elettori, potrebbe configurarsi uno scenario del tutto nuovo per il governo di Tel Aviv.





Si chiama Israel Beitenu (Israele Casa Nostra) il movimento politico, populista e ultranazionalista di destra, che può rimescolare le carte e diventare l'ago della bilancia per la formazione del prossimo governo. È guidato da un leader finora considerato rozzo, pittoresco e torbido, ma il cui linguaggio diretto e non conformista sta facendo breccia presso l'opinione pubblica israeliana: Avigdor Lieberman è l'uomo nuovo di questa tornata elettorale.
Fieramente di origine russa (e non fa nulla per celare il suo evidente accento durante i discorsi pubblici), Lieberman si rivolge in particolare proprio alla sua gente, gli ebrei russi di Israele, una comunità di "ultimi arrivati" (in gran parte sono giunti nel paese venti anni fa, con la fine dell'Urss) e spesso trattati come cittadini di seconda categoria, tanto che molti lamentano una mancata integrazione se non addirittura razzismo nei loro confronti. Alcuni, specialmente giovani, se ne vanno per trovare fortuna in America o Europa, ma quelli che rimangono sono tanti e rappresentano il 20% della popolazione ebraica.
La condizione dei russi di Israele ne fa una comunità speciale, quasi a parte, in cui gli ultra quarantenni preferiscono esprimersi in russo piuttosto che in ebraico, che ha accesso solo ai lavori più umili e sottopagati malgrado molti di loro avessero avuto una istruzione superiore in Unione Sovietica. Questa comunità soffre della cosiddetta "sindrome dell'assedio", sia all'interno del paese che verso l'esterno, e identificano negli arabi il proprio nemico, sia gli arabi-israeliani, cittadini israeliani a tutti gli effetti ma di etnia araba e religione musulmana, in quanto loro concorrenti sociali diretti nella più classica delle guerre tra poveri, sia gli arabi dei Territori perché sognano che con un "Grande Israele" ci possa essere uno spazio vitale anche per loro.
Già nel 2006 il 60% della comunità di origine russa aveva votato per Avigdor Lieberman, ed ogni giorno che passa questa tendenza sembra consolidarsi. Non a caso le parole d'ordine di questa campagna elettorale sono state contro gli arabi di Israele, che specialmente durante l'ultima guerra di Gaza avevano manifestato con fermezza contro l'uso spropositato della forza dell'esercito di Tel Aviv, e dunque considerati alla stregua di traditori e quinta colonna di Hamas all'interno di Israele stesso. "Niente lealtà, niente cittadinanza" tuona Lieberman ad ogni comizio contro gli arabi col passaporto d'Israele.
Ma queste idee sono ormai dilagate nell'opinione pubblica, in un recente sondaggio il 70% della popolazione si è detta d'accordo con questo slogan ed il successo è quasi unanime tra i più giovani. I media israeliani sono arrivati addirittura a parlare di "russificazione" della campagna elettorale, intendendo una forte sterzata a destra dei sentimenti popolari e del sentire comune.
I sondaggi, se confermati, dicono che il Likud di Netanyahu (destra conservatrice) rimane il primo partito con qualche punto di vantaggio sui centristi di Kadima guidati da Tzipi Livni, ma il cui consenso è stato fortemente eroso nelle ultime settimane proprio a vantaggio di Israele Casa Nostra che diventa il terzo partito del paese sopravanzando i Laburisti. Secondo le proiezioni Lieberman potrebbe contare su quasi 20 seggi, ovvero indispensabile per la formazione di qualunque governo, a meno di ricorrere a larghe intese, un poco proponibile accordo di unità nazionale tra Likud e Kadima.
Netanyahu è stato il primo ad accorgersi del pericolo che gli veniva da destra. Le liste del suo partito sono infatti state riempite di "falchi", ha fatto più volte riferimento ad un voto utile evocando il pericolo che disperdere i voti a destra potrebbe favorire solo Kadima, ma al tempo stesso ha rassicurato l'elettorato che in caso di vittoria metterà a disposizione di Lieberman un importante ministero del suo governo.
Ma la "russificazione" sembra ormai la parola d'ordine anche nei partiti di sinistra. Il ministro della difesa laburista, Ehud Barak, ha incentrato tutta la sua campagna elettorale sul suo passato militare di generale super decorato, sulla necessità della sicurezza per Israele, sulla fermezza e decisione dimostrata durante la recente crisi di Gaza. Ha fatto impressione una sua battuta su Lieberman, che nonostante la sua durezza verbale, tuttavia "non ha mai sparato ad un solo arabo", e rispolverando una vecchia frase di Vladimir Putin (riferita ai ceceni), Barak si è detto pronto "ad andare a stanare i terroristi anche nei cessi".

Nota di Megachip:
A corredo dell’ottimo articolo di Simone Santini riportiamo una frase che Avigdor Lieberman ha pronunciato  a gennaio 2009 nel pieno della strage di Gaza:
«Il popolo di Israele non sarà sicuro finché Hamas governa la Striscia di Gaza. Dobbiamo fare esattamente ciò che fecero gli Stati Uniti d’America con il Giappone durante la Seconda guerra mondiale, così non ci sarà bisogno di occupare Gaza».