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Il Dalai Lama: il Tibet è qui. Da ieri è cittadino romano

di Luciano Lanna - 10/02/2009

“Ringrazio il popolo romano”. Quando ieri il quattordicesimo Dalai Lama tibetano, Tenzin Gyatso, si è affacciato al balcone del Campidoglio che dà sulla piazza con la statua di Marco Aurelio, al termine della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria della città di Roma, e ha pronunciato quelle parole ha assisti to a un colpo d`occhio davvero unico. Una bella e improvvisa giornata di primavera anticipata, qualche migliaio di attivisti romani per il Tibet libero - in grande evidenza lo striscione dei Foro753 e quelli di Students for Free Tibet - che applaudivano dopo aver assistito alla cerimonia sul maxischermo predisposto sulla piazza, la statua dell`imperatore-filosofo Marco Aurelio, il tricolore italiano sul Campidoglio e decine di bandiere tibetane... D`altronde, anche prima della cerimonia, appena entrato nell`aula Giulio Cesare del Campidoglio il Dalai Lama era stato accolto da un lunghissimo e caloroso applauso: tutti in piedi al momento del suo ingresso nell`aula capitolina mentre diverse persone esponevano bandiere del Tibet urlando "Free Tibet". Non mancavano le delegazioni di monaci tibetani provenienti da diverse regioni italiane. Eppure, l`ultima volta che il Dalai Lama era venuto in Italia si era verificato quasi un caso diplomatico. Con toni duri per un ambasciatore, il rappresentante di Pechino nel nostro paese di era lamentato direttamente con l`allora presidente della Camera, Fausto Bertinotti, per l`intervento del premio Nobel a una cerimonia alla Camera. Niente di ufficiale, del resto: solo la partecipazione a un Convegno sulla pace e un incontro presso la Commissione Cultura. Stavolta, invece, come ha spiegato ieri lo stesso Dalai Lama, è stato un evento che resta, dalla forte carica simbolica. «Un fatto importante aveva già anticipato - per la causa tibetana perché diventerò cittadino romano e quindi europeo, e questo sensibilizzerà di più l`Europa alla nostra causa». Ha quindi ricordato che qualche giorno ha potuto parlare con alcuni suoi connazionali, aggiungendo: «In Tibet sanno che io sto ricevendo questa cittadinanza onoraria e questo per loro è davvero molto incoraggiante. Loro sanno che il Tibet non è abbandonato e dimenticato e che c`è gente, come qui, che sta con loro...». Interrotto dagli applausi, il leader spirituale ha poi sottolineato di essere contento di diventare romano perché Roma «è una città estremamente famosa in tutto il mondo». Era visibilmente commosso il sindaco Gianni Alemanno che, con il suo discorso ha ringraziato il Dalai Lama per aver accettato la cittadinanza onoraria. E in quel momento nell`aula dove normalmente si riunisce il consiglio comunale si è respirato l`atmosfera di una giornata storica. Proprio cinquant`anni fa, del resto, nel marzo del 1959, iniziò la rivolta dei tibetani per l`occupazione cinese che diede inizio alla repressione e al lungo esilio di Tenzin Gyatso. E l`evento di ieri, in un contesto in cui la presenza dei monaci tibetani si accompagnava alla statua di Giulio Cesare, al dipinto della Madonna che sovrasta l`aula e alle tante epigrafi che le conferiscono una sorta di aura di luogo della memoria romana - da quella che ricorda la visita di Papa Giovanni Paolo II alla riproduzione del discorso della vittoria del 4 novembre 1918 con tanto di fasci littori, sino ai ricordi della Repubblica romana del 1849 e alla fine della seconda guerra mondiale -- è apparso ai tanti testimoni come un appuntamento storico. «Roma - ha detto Alemanno - è un punto dì incontro tra i popoli e le religioni e proprio per questo è patria del diritto. Nel mondo la frase "civis romanus sum" rappresentava un riconoscimento universale al di sopra di tutte le divisioni, quasi un esorcismo contro la barbarie della violenza e dell`oppressione. Ecco perché è naturale e necessario che parta oggi da Roma questo forte segnale...». Alemanno, d`altronde, ha voluto ringraziare i rappresentanti del governo e delle istituzioni presenti - il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, Giorgia Meloni, ministro perle Politiche giovanili, il ministro perle Politiche europee Andrea Ronchi, il vicepresidente del Senato Emma Bonino -- soprattutto perché, ha detto, «con la loro presenza ribadiscono la richiesta dell`Italia e dell`Ue verso la Cina, affinché riprenda il dialogo con i rappresentanti della nazione tibetana per giungere rapidamente ad accordi positivi e definitivi». Una battaglia, quella per l`autonomia tibetana, ha aggiunto Alemanno, che rientra in una grande offensiva di civiltà e di quella «intelligenza della compassione» di cui il leader tibetano è portatore: «Viviamo un periodo - ha osservato -- di crisi culturale, morale e spirituale, oltre che economica e ambientale. Le idee secondo cui le leggi del mercato e dell`utile avrebbero da sole governato lo sviluppo globale, stanno lasciando vistose e indelebili cicatrici sul nostro pianeta e sui popoli che lo abitano. La povertà, la fame e l`esplosione di conflitti armati colpiscono una larga parte del pianeta e ci offrono lo spettacolo di un`umanità ansiosa e sofferente. Le notizie che ci giungono ogni giorno, sia dal mondo sia dalla nostra stessa città, denunciano una mancanza di rispetto, per la vita, per l`infanzia, per le identità culturali, perla dignità delle persone e dei popoli. Tutto questo va scongiurato. Per farlo - ha concluso il sindaco di Roma - è necessario che le persone migliori ci siano da esempio, e che questo loro esempio raggiunga la consapevolezza di tutti».