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Quando ogni scusa è buona per parlar male di Chavez

di Giovanni Di Martino - 10/02/2009


 

Alcuni quotidiani di diffusione nazionale la scorsa settimana hanno pubblicato in prima pagina la foto a colori della sinagoga di Caracas profanata da ignoti attentatori che, a volto scoperto, vi hanno fatto irruzione qualche sera prima danneggiandone i paramenti, sporcandone i muri e, di fatto, sequestrando i presenti per alcune ore. Sembra una scena dei film sui naziskin americani, ma è realmente accaduto.

Immediato è stato il richiamo dei giornalisti alla Germania degli anni trenta ed alla notte dei cristalli. Successivamente il tono degli articoli si è dilungato, più che sulle modalità dell’azione in sé (per le quali sono stati diligentemente copiati i comunicati Ansa), sugli ebrei venezuelani, che saranno costretti ad emigrare e sull’implicito avallo del governo all’azione. A nulla è valso, per esempio, il dettaglio che il governo si sia espresso senza mezzi termini da subito, con Chavez in persona, contro l’attentato. Le autorità israeliane hanno ribadito assurdamente che una simile cosa non sarebbe potuta avvenire senza che le più alte autorità lo avessero consentito. È evidente che Chavez paga, anche sulla stampa italiana (sulla quale solitamente chi scrive sul Venezuela è il corrispondente da New York o da Madrid, ossia dai due stati antichavisti per eccellenza), le recenti e doverose espulsioni dei diplomatici americani e israeliani, ma c’è qualcosa di più. Ci sono le elezioni tra pochi giorni.

chavez_ugo_fondo-magazineLe elezioni che sono state presentate, con tutta la malafede possibile, come quelle che faranno diventare Chavez presidente a vita, a nulla importa che poi non sia così. É normale campagna elettorale, che, come tutte le campagne elettorali, è fatta anche di giochi sporchi. E il paragone di Chavez ad Hitler è quanto di meglio può produrre una opposizione (quella venezuelana), che in dieci anni di governo socialista non è riuscita a presentare un candidato o un progetto alternativo accettabile, malgrado il controllo di buona parte dei mezzi di comunicazione (un vero e proprio mondo alla rovescia per noi italiani!). L’opposizione venezuelana è stata annientata nei fatti. Non illudano il cattivo risultato del referendum di fine 2007, né i risultati delle amministrative del 2008, perchè nel primo caso è aumentata solo l’astensione, in quanto una percentuale degli elettori chavisti è caduta nella trappola mediatica dell’abolizione della proprietà privata (quando invece si sarebbe solo introdotto il limite dell’utilità sociale), mentre nel secondo caso a marciare contro il PSUV, sono stati ex chavisti insoddisfatti dei posti ottenuti dopo la fusione (e fondendo sei movimenti in uno ci sta che qualcuno rimanga scottato).

Dunque a chi giova un attentato alla sinagoga a due settimane dal voto? Sicuramente non a chi governa da dieci anni, e in dieci anni è stato regolarmente riconfermato (in Venezuela si è votato quasi tutti gli anni), subendo un colpo di stato e liberato a furor di popolo dopo nemmeno quaranta ore. Sicuramente non a Chavez, né a chi lo sostiene.

 

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