Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L’ Iliade raccontata da Valerio Morucci

L’ Iliade raccontata da Valerio Morucci

di Francesco Mancinelli - 10/02/2009

 

 

” Io sono qui come Vostro nemico “.  I militanti di Casa Pound applaudono. E’ quello che ci volevamo sentir dire!!  Se Valerio Morucci fosse venuto come semplice amico, neutro interlocutore collaterale e/o conoscente,  non avremmo saputo alla fine di cosa parlare, o forse, avremmo fatto il solito bagno auto-referenziale privo di crescita e di spessore, tipico dell’ambiente.  Invece è venuto colui che ha praticato la lotta armata, praticata ai massimi livelli anche se in modo critico, dentro un evento storico centrale come il rapimento e l’esecuzione di Aldo Moro; colui che ha praticato la lotta armata anti-fascista e che non è immune addirittura da complicità indirette in alcuni episodi sanguinosi contro nostri giovani commilitoni.

E’ accompagnato da Ugo Maria Tassinari, il primo attento antropologo-scrittore ad avere interrogato prima e de-strutturato poi “le varie fascisterie” ; ed aver infine dimostrato con i suoi libri, che il teorema semplicistico della ” reductium ad unum” non funziona più ,  e tantomeno può funzionare per la contraddittorietà stessa della fenomenologia neo-fascista.

Forse se Morucci è a Casa Pound,  lo dobbiamo anche un po’ al lavoro svolto in anni ed anni da U.M. Tassinari.

E’ inutile cercar di spiegare che,  ancora una volta,  Casa Pound merita 10 e lode in comunicazione, marketing strategico, organizzazione e linguaggio.  Sui sei pianerottoli dello stabile occupato,  stracolmo di vario pubblico per l’evento,  i giovani ragazzi schierati su ogni piano,  salutano cordialmente gli ospiti che passano, le decine di giornalisti invitati e presenti,  alcuni dei quali molto conosciuti noti. Alla fine si conteranno 500 presenze più la diretta su radio bandiera nera.

E’ presente all’appuntamento anche Giampiero Mughini,  che cita Berto Ricci, Cèline,  Brasillach ed Evola e che con la sua innata simpatia da commedia dell’arte,  mette in evidenza il clima sereno del dialogo e del confronto civile,  merito a suo dire,  di questa società liquefatta e post-ideologica che ha dissolto tutte le vocazioni identitarie. Per Mughini oggi non c’è più “una galera sociale” e questo rimane pur sempre “il migliore dei mondi possibili” ;  e comunque sempre meglio che stare a Stalingrado . Qualcuno in platea,  ridendo educatamente e sottovoce, dice di rimpiangere i carri armati russi, alle trasmissioni della Maria De Filippi e Costanzo.

Valerio Morucci  esordisce nel suo intervento,  centrato sul concetto del carcere come “fatto sociale” , come devianza culturale “ca(r)cerogena “,  regola per eccellenza della discriminazione totalizzante ; e  a tratti,  nel suo intervento estremamente lento e puntuale, scandito da brevi periodi , pacato nella tonalità,   sembra di sentir recitare alcuni passi centrali dell’Iliade, in cui tra nemici, entrambe comunque vinti,  ci si capisce più per “sensibilità” che per ideologia.  L’aver partecipato all’ultima spezzone di una  guerra ideologica, una delle tante del novecento, ad una guerra probabilmente sporca ed etero-diretta da altri e per altri fini,  fa ragionare chiunque sui fondamenti sacri della guerra tradizionale,  dove gli Uomini sono il semplice prolungamento cosciente e rituale dello scontro celeste,  ed il rispetto per il nemico è rispetto per gli Dei .

«La guerra , proclama Morucci ,  ha delle regole, che se infrante finiscono per far soccombere il senso del tutto ;  è il momento in cui non si riconosce più nell’altro,  l’identità umana: si arriva così alla pulizia etnica. Allora non è più guerra,  ma è annientamento razzistico è dissoluzione totale dell’umano … ». Se il nemico esiste  è intanto “persona”. In questo errore di non capire che il nemico è persona ed ha diritto di replica,  chi più e chi meno, ci siamo caduti tutti.

Gli “anti”,  prosegue Morucci ,  hanno la stessa semplicistica  innocenza dei cannibali che sbranano il nemico: ma non hanno la personalità dignitosa dei cannabili,  che riconoscono sempre il valore del proprio nemico,   e ne mangiano il fegato solo per prendergli la forza. Gli ” anti ” ,   non concepiscono il nemico,  lo abbattono senza porsi il significato dell’atto. Il nemico per loro,  semplicemente non-esiste.

Prosegue Morucci : «…Io sono qui tra Voi come un “discriminato tra i discriminati” a cui non è stata data la facoltà di presentare un libro all’università della Sapienza, perché sono un ex-terrorista, perché sono un assassino e/o complice di assassini, quindi senza “advocatio ad popolum”,   stretto nella categoria tutta borghese,  per cui solo la ” pena ” è il destino eterno ed incommensurabile che spetta al reo». Basta leggere tra le righe il significato del termine pena e/o penitenziario (entrambe sinonimi di prolungamento necessario del dolore).

Giustamente Morucci mette in evidenza come oggi,  non esiste più l’università vissuta come ricerca del reale, come crescita, come confronto sociale ,   come  trasgressione per ridisegnare il futuro; non c’è più nell’università il significato del “diritto di asilo” , lo stesso che aveva chi saliva sui gradini inviolabili della Chiesa, dove nessuno nemmeno lo Stato poteva arrivare. C’è da dire che,  l’università che oggi ha respinto Valerio Morucci è la stessa che ha negato l’accesso a Papa Ratzinger, e respinge anche i ragazzi del Blocco Studentesco che vogliono superari gli steccati ideologici, ed è una università fatta per lo più da luoghi comuni , banali , piuttosto deboli.

E poi , questa “etichetta” di non-desiderabili ,   pende ormai su tutta la generazione terribile degli anni 70′; è un cult condiviso, facciamocene tutti una ragione: ne sono esclusi ovviamente i re-integrati,  i bio-degradabli, i pentiti di ogni fede ed ideologia , insomma coloro al soldo della redazione/redenzione Mediaset;

E se il giornalista Angelo Mellone, uno che crede sicuramente a questa “redenzione/redazione” (ed al tema tutto di destra della sicurezza in cambio di una cospicua limitazione delle libertà) ,  ha sostenuto di sentirsi estremamente fortunato di non appartenere antro-policamente agli anni 70′ (perchè anni brutti in bianco e nero);   è stato tuttavia impossibile da parte dello stesso Morucci rispondergli , che solo dal bianco e dal nero,  e quindi dalla “tragicità” dello scontro dei due colori assoluti ed in cui tutti i colori sono ricompresi,  nasce la poesia,  la sensibilità,  ed infine la comprensione; sarebbe stato interessante domandare a Mellone,  quale cultura invece nascerà da questi primi anni del terzo millennio,  così straordinariamente colorati e patinati da cosce, veline, e reality show, privi di qualsiasi spessore e contenuto. Forse un giorno ci ricorderemo “della redenzione” dal “nulla”.

Qualcuno ha poi provato ad accennare a Valerio Morucci  che nella dimensione meta-politica più profonda ed intelligente della destra radicale, domina da sempre il  “senso sereno del tragico” che Lui stesso ha declamato nel suo speciale intervento; tra noi ,  (… a Casa Pound, tra i ragazzi del Blocco Studentesco) è stata rimossa da tempo la nozione stessa di “nemico assoluto”;  anche perché se è tutto temporaneo e ciclico ed in mano al divenire,  non esiste un male e/o un nemico assoluto ed atemporale  .

Qualcuno ha provato anche a chiedere a Valerio Morucci come mai Mario Tuti,  che scrive sceneggiature teatrali,  non viene mai invitato a parlare al Leoncavallo , e come mai Pierluigi Concutelli è tornato in galera per tre grammi di fumo,  e nonostante l’ ictus rimane nel suo infinito internamento ; perchè “l’Uomo Nero” non ha scena, non ha mai diritto di parola tra i centri sociali romani della sinistra radicale, tra quei giovani incattiviti,  da un anti-fascismo mili-tonto ormai fuori tempo massimo ?

Ma lui non deborda dal tema ;  per oggi ” risponderà solo per se stesso ” ;  è a Casa Pound,  in sua assoluta ed esclusiva  rappresentanza,  e nessun altro può rappresentare al di fuori di sè. Lui non risponde né per altro né per altri. Quindi rimangono anche prive di risposte la domanda di Marco,  che vide morire dissanguato accanto accanto a lui Mario Zicchieri ,  e la domanda ancora più “intrigante” di un vecchio veterano dell’estrema sinistra romana sulla “Sfinge” Mario Moretti e sulla probabile infiltrazione dentro le BR del “Think Tank” israeliano di fine anni 70′.

Ma non era questo lo scopo della serata. E non era certo Valerio Morucci che poteva rispondere a tutte le domande.

Possiamo serenamente dire,  che  se Valerio Morucci è oggi lì a Casa Pound , ed è lì soprattutto a parlarci come nemico, prima o poi anche  Tuti e Concutelli , anch’essi figli di quel “dio minore”,  salvaguardato pur sempre da Omero nell’Iliade, anche queste due “persone” che hanno pagato duramente per loro scelte estreme e surreali,  avranno da qualche parte facoltà di parola

E con la certezza che la pioggia,  ogni pioggia,  da questa sera,  sarà finalmente per tutti più lieve.

 

[Ask] [del.icio.us] [Digg] [Facebook] [Furl] [Google] [LinkedIn] [MySpace] [Reddit] [Slashdot] [Sphere] [Squidoo] [StumbleUpon] [Technorati] [Twitter] [Windows Live] [Yahoo!] [Email]