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Queste banche sono alla bancarotta. La nazionalizzazione è l'unica risposta

di Joseph Stiglitz/Michael Knigge - 15/02/2009




In una intervista con Deutsche Welle, il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz parla di nazionalizzare le banche, del panorama per i paesi in via di sviluppo e del bisogno di un ente regolatore finanziario internazionale.

Jospeh Stiglitz ha ottenuto il premio Nobel per l’Economia nel 2001. Sotto la presidenza di Bill Clinton è stato presidente del Consiglio degli Assessori Economici dal 1995 al 1997. E’ stato il principale economista della Banca Mondiale dal 1997 al 2000 e autore principale della redazione del Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico del 1995, che ha ricevuto, condiviso, il Premio Nobel per la Pace. Attualmente è insegnante nella Columbia University a New York.

DW-World: Molti esperti temono che sebbene la situazione sia grave ora, ancora non abbiamo visto l’aspetto peggiore della crisi. Lei condivide l’idea che siamo di fronte ad una lunga discesa che potrebbe rivaleggiare con la grande depressione?

Joseph Stiglitz: Viviamo in un mondo molto diverso a quello della Grande Depressione. All’epoca esisteva un’economia manifatturiera. Adesso abbiamo un’economia del settori dei servizi. Molte persone negli Stati Uniti già adesso lavorano part-time perché non trovano lavoro a tempo pieno. La gente comincia a parlare di più su misure coerenti per la disoccupazione e c’è un alto tasso di disoccupazione, circa il 15%. Quindi, essendo così le cose, è chiaramente una discesa molto seria. Altra grande differenza tra l’oggi e la Grande Depressione è che allora non esisteva una rete di sicurezza. Adesso esiste un’assicurazione sulla disoccupazione. [Sarebbe come la cassa d’integrazione in Italia, ndt]

Nella foto Joseph Stiglitz

DW: Gli economisti Nouriel Roubini e Nassim Taleb, che hanno predetto la caduta dell’economia mondiale, hanno fatto un appello per la nazionalizzazione delle banche in modo da trattenere la debacle economica. Lei è d’accordo?

Stiglitz: Ciò che è certo è che le banche si trovano in una cattiva situazione. Il governo degli Stati Uniti le ha incentivate con miliardi di dollari con scarsi risultati. I cittadini statunitensi sono divenuti proprietari maggioritari di un grande numero di banche importanti. Ma non ne hanno il controllo. Qualsiasi sistema che abbia una separazione tra la proprietà e il controllo è una ricetta per il disastro. L’unica risposta è la nazionalizzazione. Queste banche certamente sono in bancarotta.

DW: L’Istituto Internazionale della Finanza calcola che il flusso privato del capitale verso i paesi in via di sviluppo verrà ridotto di un terzo. Stiamo arrivando a una situazione nella quale si potrà osservare un collasso totale di molti dei paesi che si stanno sviluppando?

Stiglitz: Penso che molti governi delle nazioni emergenti, in realtà, abbiano un sistema bancario centrale molto migliore di quello degli Stati Uniti. Loro hanno compreso i rischi dell’ eccesso di influenza, l’eccessiva dipendenza dai crediti sui beni primari, ed hanno realizzato, quindi, azioni molto più prudenti. Molti paesi che sono in sviluppo hanno, anche, accumulato grandi riserve e sono in una situazione migliore per affrontare questa crisi che segna il decennio.

Ma alcuni dovranno affrontare tempi molto difficili, sospensione di pagamenti. Alcuni di questi paesi stanno soffrendo per aver dato troppa attenzione a ciò che sta accadendo negli Stati Uniti.

DW: Si devono prendere delle misure per aiutare questi paesi in via di sviluppo?

Stiglitz: Definitivamente. Penso che è assolutamente imperativo non solo nell’interesse di quei paesi, non solo da un'ottica umanitaria, ma anche da una prospettiva di stabilità mondiale. Non è possibile avere una forte economia mondiale quando esistono grandi zone economicamente instabili.

La Banca Mondiale ha richiamato i paesi industrialmente avanzati affinchè, mentre salvano le proprie industrie e danno sussidi, mettano via qualcosa per i paesi in via di sviluppo, che non possono competere su un terreno di gioco che non è alla pari.

DW: Il Presidente Obama ha attaccato le banche per aver pagato miliardi in royalties ai dirigenti mentre si era ancora sull'orlo del collasso. Lei è d’accordo con lui che questo comportamento è “vergognoso” e “irresponsabile”?

Stiglitz: Si, è vergognoso e irresponsabile. Ma non è una novità…. durante molti anni, dirigenti di aziende importanti degli Stati Uniti hanno difeso i loro vergognosi compensi, dicendo che erano importanti quanto il piano di incentivazione. Come si possono consegnare bonus di miliardi quando un’azienda ha avuto perdite record di miliardi di dollari? Non gli si devono dare bonus, li si dovrebbe punire. A meno che non stiano premiando le persone per aver fallito.

DW: Nel suo discorso al Foro Economico Mondiale, il cancelliere tedesco Merkel ha avvertito gli Stati Uniti sul protezionismo e ha criticato i sussidi ai fabbricanti di automobili statunitensi. La Merkel ha ragione? Lei crede che esista il pericolo che Stati Uniti ricorrano a misure protezionistiche?

Stiglitz: Si, molto probabile. Da sempre sappiamo che il protezionismo assuma due forme. Tariffe e sussidi. I sussidi distorcono il campo di gioco allo stesso modo che le tariffe. I sussidi sono molto più ingiusti e ancor molto più disorientanti, perché mentre i paesi sviluppati possono consegnare sussidi, i paesi poveri non possono permettersi tale lusso. I paesi ricchi stanno distorcendo il livello del campo di gioco consegnando sussidi, non necessariamente con l’intento di fare protezionismo, ma con le conseguenze del protezionismo.

DW: La Merkel , recentemente, ha fatto un appello per la creazione di un organismo internazionale di supervisione finanziario, e sta crescendo il consenso su questo tema. Quanto realista, lei pensa, può essere l'idea che i governi e le compagnie concedano sovranità a un ente internazionale?

Stiglitz: L’idea della Merkel è molto importante ed è da tanto che la condivido. Deve esistere una coordinazione della politica economica mondiale oltre il FMI, che ha fallito, e della Banca Mondiale. Non si può dire che dobbiamo avere confini aperti senza regolamentazione globale. E’ inconcepibile che mentre avanziamo permettiamo che i prodotti finanziari che sono molto rischiosi, fabbricati in paesi con una regolamentazione non idonea, vengano negli Stati Uniti senza essere regolamentati, o viceversa. Le compagnie internazionali che sono compromesse con la globalizzazione dovrebbero essere all’avanguardia in questo appello a favore della regolamentazione internazionale.

Titolo originale: "La nacionalización es la única respuesta. Estos bancos están, efectivamente, en bancarrota"

Fonte: http://www.dw-world.de
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13.02.2009

Traduzione per www. comedonchisciotte. org a cura di VANESA