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Nè Soru nè Cappellacci

di Alberto Cossu - 15/02/2009

 

Fortunatamente il teatrino della campagna elettorale per le elezioni regionali in Sardegna si appresta a finire. Pesantemente inficiato da violazioni della par condicio giustificate dalla solita balla del voto utile, per cui dei cinque candidati va da sé che lo spazio maggiore nelle tv locali e sulla stampa sia stato sempre dedicato allo scontro Soru (centro-sinistra)-Cappellacci (centro destra). Anche in Sardegna il motore centrale della campagna elettorale è la pochezza dello scontro berlusconismo/antiberlusconismo, che si attesta nelle polemiche intorno al famigerato Ppr (piano paesaggistico regionale). Secondo il centrodestra bloccherebbe lo sviluppo del turismo, dell’edilizia e dell’occupazione, secondo Soru sarebbe invece un utile strumento contro le speculazioni edilizie. Scontato dire che il limite che impone per la costruzione di 3 km dalle coste è assurdo: seguendo le teorie di Soru, per fare solo un esempio, le centinaia di comuni italiani che danno sul mare non sarebbero mai sorti. Del resto anche la prospettiva di trasformare la Sardegna in una succursale di Arcore secondo il principio ecologico esposto da Cappellacci “l’ambiente al servizio delle persone”, è agghiacciante.
La scelta è quindi tra gli interessi nel settore turistico di due fronti di imprenditori, essendo anche Soru legato ad alcuni di essi. Perché, ad esempio, l'attuale presidente tempo fa si faceva vedere in elicottero a sorvolare le coste sarde in compagnia di Tronchetti Provera? In realtà Soru, proprietario del quotidiano L’Unità e coinvolto in un’indagine giudiziaria per abuso d’ufficio (caso Saatchi), non è che un Berlusconi in miniatura. Ma la cosa più divertente è vederlo che se ne va in giro con la giacca di velluto tipica della Sardegna: ma questo amore per la sua terra dov’era quando faceva arrivare la monnezza napoletana per levare le castagne dal fuoco a Bassolino, Jervolino e Pecoraro Scanio? Cappellacci è invece presentato come il nuovo della politica, anche se nuovo non è, ha già un bel curriculum alle spalle, essendo stato assessore al Bilancio ai tempi della giunta Pili-Masala che negli anni 2003-2004 ha portato la Sardegna al più grande debito pubblico della storia isolana.
Lasciando perdere il ridicolo Partito Socialista e Unidade Indipendentista (una coalizione di formazioni indipendentiste compromesse dall’alleanza con dei marxisti-leninisti all’ultimo stadio), la proposta più convincente è invece quella di IRS Indipendetzia Repubrica de Sardigna. Guidata da Gavino Sale, con le sue proposte di sovranità politica ed economica e il rifiuto dello schematismo destra/sinistra è la migliore sul campo, anche se non è immune dal pericolo denunciato dal filosofo francese De Benoist, e cioè che ogni movimento indipendentista vuole riproporre su scala regionale lo stesso sistema dello Stato-Nazione. Quello che manca chiaramente a IRS è una presa di posizione netta, ad esempio, su come intende organizzare il sistema politico dopo una sua eventuale vittoria, o se è disposto a ragionare in termini di democrazia non rappresentativa e di decrescita economica. Le uniche alternative politicamente valide son dunque IRS o il non-voto, almeno per non legittimare la casta ancora una volta. La solita solfa del voto utile porta al ricatto tra gli interessi di Berlusconi e gli interessi di certe grandi banche ben rappresentate dal Pd. Noi di MZ non stiamo con nessuno dei due.