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Prosegue nel paese africano la lotta dei ribelli del delta del Niger

di Fabrizio Legger - 16/02/2009

Nigeria: Mend e Npdvf, guerra di popoli contro lo sfruttamento
Nel Sud della Nigeria le multinazionali hanno trovato pane per i loro denti


Ormai non passa settimana che nel Sud della Nigeria, nei territori del Delta del Niger, non avvengano rapimenti di tecnici petroliferi, attacchi alle piattaforme, sabotaggi agli oleodotti da parte dei guerriglieri del Mend (Movimento di Emancipazione del Delta del Niger), una organizzazione politico-militare in guerra aperta contro il regime federale nigeriano, sostenuta da una popolazione stimata intorno ai venti milioni di persone.
Dopo vent’anni di sfruttamento dei loro territori (ricchissimi di petrolio) da parte delle multinazionali (Exxon, Chevron, Shell, Agip, e compagnia bella), le popolazioni del Delta del Niger hanno desto basta allo sfruttamento e basta alla miseria nera, alla repressione e all’arretratezza in cui le costringe a vivere il regime islamista nigeriano. Ogoni, Ijaw, Ibo, hanno detto basta e, dopo l’uccisione del leader nonviolento ogoni (lo scrittore Ken Saro-Wiva, fatto impiccare dalla dittatura militare nigeriana nel 1995), hanno dato vita, nel 1999, all’Npdvf (Forze Volontarie dei Popoli del Delta del Niger) guidato da Aljhaji Dokubo Asari, e al Mend, guidato da Jomo Gbomo, che ha fatto la sua comparsa nel 2005, con il chiaro intento di liberare la regione del Delta dalle politiche di sfruttamento portate avanti dalle multinazionali petrolifere con la compiacenza e la “carta bianca” data loro dal corrotto governo nigeriano.
Bene armati, ben addestrati e ben motivati, i guerriglieri nazionalisti del Mend e dell’Npdvf operano con il pieno appoggio delle popolazioni locali, che forniscono loro gli appoggi indispensabili per portare avanti la lotta armata, non solo contro l’esercito dello Stato federale nigeriano, ma anche contro gli apparti delle stesse multinazionali. Infatti, gli oleodotti, le piattaforme e i tecnici, sono tra gli obiettivi prediletti dei ribelli. Ormai, la situazione è degenerata in scontro aperto: le multinazionali versano cifre astronomiche di dollari al corrotto governo nigeriano per ottenere in concessione lo sfruttamento della regione in cui operano  l’Npdvf e il Mend. Di fronte a questi continui attacchi, sabotaggi e attentati, i dirigenti delle multinazionali hanno alzato la voce con il governo di Abuja, esortandolo a risolvere una volta per tutte il problema della guerriglia. Così, nella regione sono arrivate le truppe antiguerriglia, unitamente a bande di miliziani islamici giunti dal Nord della Nigeria (gli stati governati dalla Sharia, la legge coranica), ben intenzionati a sterminare i kafiri, ovvero gl’infedeli (le popolazioni del Delta del Niger e i guerriglieri del Mend e dell’Npdvf sono in gran parte cristiano-animisti).
Ma a fronteggiare le unità speciali dell’esercito nigeriano c’è un intero popolo, di cui i due movimenti guerriglieri sono l’espressione armata, ovvero al ribellione nata da decenni di violenze, soprusi, sfruttamento che affondano le loro radici nella Guerra del Biafra (1966-1969) che vide la ribellione degl’Ibo soffocata nel sangue dalla repressione governativa.  Alle violenze e alle brutali repressioni dell’esercito nigeriano (vi sono stati eccidi di civili accusati di appoggiare i ribelli, incendi di villaggi, deportazioni di comunità dai loro territori dichiarati “zona militare”) si susseguono gli attentati e i rapimenti posti in atto dai guerriglieri, il che ha avviato una spirale di cieca violenza e di odio senza fine.
Il fine ultimo dichiarato dal Mend e dell’Npdvf è il controllo delle aree petrolifere nigeriane per riparare gli effetti collaterali dell’estrazione petrolifera, primo tra tutti l’inquinamento, ma anche per porre fine alle politiche di sfruttamento dei loro territori, politiche che arricchiscono solo le tasche del governo federale nigeriano e delle multinazionali e che lasciano, al contrario, i popoli del Delta del Niger nella miseria e nello squallore.
Purtroppo, il governo nigeriano, finanziato com’è dalle multinazionali a cui ha concesso in sfruttamento le regioni del Delta (e non solo americane ed europee, ma anche cinesi e giapponesi), non sembra affatto intenzionato a prendere in considerazione anche solo l’ipotesi di una autonomia di tali regioni e una parziale redistribuzione tra i loro abitanti degli ingenti profitti derivati dal petrolio. L’unica risposta che il governo nigeriano sa (o vuole dare) è quella della repressione armata, una repressione spietata e sanguinaria, che non fa che aumentare l’odio dei popoli del Delta del Niger verso il governo centrale nigeriano, creando così, purtroppo, tutti i presupposti per una nuova devastante…Guerra del Biafra, che potrebbe rivelarsi ancora peggiore della precedente!