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Scricchiolio supremo e sinistro

di Marco Milioni - 16/02/2009

   


Le ultime settimane ci hanno regalato altri segni di cedimento del sistema
economico globalizzato. A causa di una serie di scompensi clamorosi l'intero
sistema bancario britannico stava per essere congelato per decreto assieme ai
conti correnti dei cittadini di Sua Maestà. L'amministrazione Usa, nonostante la
svolta annunciata da Barak Obama, si guarda bene dallo smantellare il potere di
ricatto dei banchieri legati alla Federal Reserve. Ancora i media stanno più o
meno occultando la questione dei debiti incalcolabili (pari a mezzo pil del
mondo più o meno) che stanno nelle pance delle banche europee senza dirci chi
siano i creditori. Ma anche se disponessimo di altre informazioni ormai la
sostanza del problema è chiara. Occorre un cambio di passo, una catarsi, una
svolta. E occorre pensare a muoversi. Ribadisco per l'ennesima volta che le
notizie faticano a circolare anche perché nel mondo il 90% dei media mainstream
è posseduto da sole 10 conglomerate. Ogni contributo è ben accetto.

L'IPER-FRODE
L'economista americano Micheal Hudson, intervistato di recente da una
televisione iraniana, ha ribadito per l'ennesima volta che la crisi economica di
questi ultimi mesi avrebbe una funzione ben precisa: quella di permettere ai big
dell'economia mondiale di prepararsi ad un nuova stagione mondiale dopo aver
letteralmente arraffato asset reali alla gente che fa lavori «veri». La modalità
è perversa e si sintetizza così: «dare i soldi dei creditori ai debitori e
lasciare a secco i creditori». I primi passi della presidenza di Barak Obama
sarebbero la conferma di una ipotesi che appare sempre più verificata dai fatti.
Stavolta il gioco però si fa più complicato rispetto alla crisi del 1929. «Lo
scricchiolio è supremo e sinistro» ho letto su un commento ironico ma non troppo
ad un piccolo reportage pubblicato su Youtube. Ad ogni modo stavolta giocare col
fuoco potrebbe provocare uno schianto di dimensioni planetarie e grazie alla
globalizzazione il giocattolo potrebbe rompersi, anche quello delle elite
bancarie che hanno avviato questo processo sperando di lucrarvi.
Alcuni passaggi inquietanti di questo percorso li ho illustrati in un mio
articolo pubblicato su lasberla.net. In quel pezzo ho puntato l'indice sulla
condizione delle banche dell'eurozona che da sole detengono nei loro bilanci
quote immani di debiti derivanti da titoli tossici. La cifra è incredibile. Ben
18 trilioni di euro; in pratica meno della metà del Pil del mondo. Sempre in
quel pezzo ho scritto che la strategia degli aiuti pubblici alle banche nasconde
(male peraltro) il piano grazie al quale intere porzioni di stati potrebbero
passare in mani private. E la situazione internazionale in queste ultime
settimane rimane fosca.

IL GRANDE CRAC
Il quotidiano britannico Daily Mail, era il 24 gennaio, ha rivelato che «... Il
ministero del Tesoro stava preparando l’ordine di chiusura degli sportelli
bancari, lo stop alle transazioni elettroniche ed il blocco totale dei bancomat.
Il primo ministro Gordon Brown stava per apparire in tv a reti unificate per
annunciare che l’intero sistema finanziario inglese sarebbe stato
nazionalizzato». In pratica una apocalisse finanziaria che si sarebbe potuta
espandere in un baleno al resto del mondo. Pare che in quelle ore decine di
conti di super ricchi siano stati svuotati in contanti dai titolari, temendo che
di lì a qualche giorno non ci sarebbe più stata liquidità per nessuno.

LO SCENARIO
Oggi questo è il quadro degli eventi. Io non so se il mondo ne uscirà indenne.
Forse per avere una speranza c'è bisogno che si rompa le ossa. Ma credo che le
diagnosi senza uno straccio di cura valgano poco. Siamo obbligati perciò a
guardare prima avanti, poi indietro alla storia e poi a guardare dentro di noi.
In questi anni ho sentito tante possibili soluzioni: decrescita felice, ritorno
ad una nazione basata sui valori della tradizione precristiana o pagana
(concetto quasi evoliano), neocomunismo, capitalismo etico e solidale,
democrazia del web, Venus Project e tanti altri.

LA PROSPETTIVA
Al momento mi limito a dire solo una cosa. La storia ci insegna che elite
ristrette hanno sempre o quasi avuto la meglio nei confronti della massa. Lo
strumento principale è stato non la forza, ma la manipolazione del senso del
limite. La chiesa ad esempio per secoli ha fondato il suo potere arrogandosi
l'interpretazione di questa sorta di hybris, limite che in alcune fattispecie è
vitale per la nostra sopravvivenza. Oggi le elite bancarie (che come dice
Massimo Fini sono solo le mosche cocchiere perché la carrozza in realtà non la
governa più nessuno) hanno il bastone del potere per ragioni identiche ma
opposte. Ovvero perché si sono arrogate in un certo qual modo il titolo di
vestali di un sistema senza limiti che può sempre crescere all'infinito, dando
benefici a tutti. Falso. In questo modo sono state mandate al macero relazioni
umane, spiritualità (che può avercela pure un ateo), etica ed estetica, valori
condivisi.
È chiaro che in una società complessa la società medesima tende a strutturarsi
come una piramide perché gli uomini sono diversi uno dall'altro. È pacifico che
le comunità avranno sempre delle leadership. Ma per scongiurare gli effetti
perversi che una tendenza del genere si porta in seno, bisogna apportare
correttivi costanti. In pratica la base della piramide deve essere sempre vicina
al vertice e con questo deve potere interloquire fino a poterne modificare gli
indirizzi. Le condizioni di benessere e di conoscenza della base non devono mai
essere troppo differenti da quelle del vertice. Con una certa scadenza le
leadership vanno cambiate dal basso verso l'alto, anche passando per le spicce,
combattendo la loro innata tendenza alla autoconservazione.