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Il declino del bioetanolo

di Alessandro Ursic - 18/02/2009




Scoppiata la bolla, le aziende produttrici sono sull'orlo del fallimento. Ma all'orizzonte ci sono già nuovi compratori

 

Quando il prezzo del petrolio non sembrava poter far altro che salire e gli effetti delle emissioni nocive sul clima erano sempre più dibattuti sui media, il bioetanolo sembrava il carburante del futuro. Gli Stati Uniti ci puntavano forte, con cospicui sussidi per le aziende nazionali del settore, inseguendo il miraggio dell'indipendenza energetica. Era così solo sei mesi fa. Ma oggi che la crisi economica mette le radici, quei tempi sembrano improvvisamente appartenere a un'epoca lontana. E' scoppiata la bolla, e in America i produttori di bioetanolo sono sull'orlo del fallimento.

Una delle centrali della VeraSun recentemente chiuse nell'Iowa, stato Usa leader nella produzione di bioetanolo dal granoIl settore è vittima di una tempesta perfetta. Da una parte, il costo del greggio è sceso dai 147 dollari al barile dello scorso luglio ai 37 di oggi. Dall'altra, i prezzi del grano sono anche scesi, ma solo della metà. Tale differenza comprime i margini che i produttori di bioetanolo americani hanno per realizzare un profitto: tanto più che, prima per l'alto prezzo del carburante e poi per la gravità della recessione, come risultato gli americani ora guidano e quindi consumano meno. Gli investimenti per la costruzione di nuove centrali, pianificati quando tutti scommettevano su una continua ascesa dei prezzi, sono invece al palo a causa della stretta creditizia. Sulle nuove frontiere per un etanolo più "pulito", come quello ricavato dalla cellulosa o dalla biomassa, gli esperti ormai scherzano definendole "sempre a cinque anni dalla commercializzazione".

La crisi del bioetanolo non è solo di identità, è un vero e proprio crollo finanziario e industriale. La VeraSun, seconda azienda statunitense nel settore, si è impegnata in contratti di fornitura di grano sottoscritti quando i prezzi erano alle stelle: nel giro di pochi mesi ha dovuto ricorrere all'amministrazione controllata. Altre società hanno visto le loro azioni perdere il 95 percento del valore. La Renewable Fuels Assocation ha calcolato che 24 centrali su 180 nel Paese hanno chiuso i battenti negli ultimi novanta giorni. E la scorsa settimana la Archer Daniels Midland, leader del settore negli Usa, ha dichiarato che la capacità produttiva nazionale di bioetanolo è scesa del 21 percento.

Le leggi introdotte negli ultimi anni dal Congresso, però, incoraggiano l'uso del bioetanolo americano, fissando delle quote del carburante "verde" da mescolare alla normale benzina (e sussidi per contrastare l'importazione del bioetanolo brasiliano, estratto dalla canna da zucchero e molto più economico): al momento la miscela è fissata al 10 percento, una quota che i grandi costruttori di automobili non vorrebbero veder alzata - per loro la conversione dei motori rappresenta un costo - ma che l'attuale Congresso a maggioranza democratica, mentre negli Usa tira un forte vento di protezionismo, potrebbe benissimo ritoccare nei prossimi anni. Inoltre, già le leggi attuali impongono un raddoppio dell'uso di bioetanolo da grano entro il 2015, per poi raggiungere nel 2022 un consumo di biocarburante (prodotto anche con le ipotetiche nuove tecniche) quadruplo rispetto a quello di oggi.

Sul futuro dell'etanolo scommettono quindi ancora in tanti, e annusano la possibilità di fare affari già da ora. A iniziare dai pesci grossi del settore petrolifero: la scorsa settimana la Valero Energy, uno dei colossi statunitensi della raffinazione, ha comprato per 280 milioni di dollari le cinque centrali della VeraSun non ancora chiuse. L'accordo è stato annunciato con soddisfazione dai vertici della compagnia: secondo le loro stime, il valore reale delle strutture comprate sarebbe tre volte tanto di quanto pagato. E' per questo che il bioetanolo estratto dal grano, per quanto criticato da molti analisti per la sua scarsa efficienza energetica e per la sua eticità (a partire da un rapporto dell'Onu, che l'ha accusato di contribuire all'aumento dei prezzi dei cereali), per quanto ora stia pagando gli effetti della crisi, difficilmente sparirà. Se altre aziende petrolifere seguiranno la scommessa della Valero, tra qualche anno forse si discuterà di come il mercato del bioetanolo sarà uscito dalla sua prima crisi alla maniera di tutti i settori economici nuovi: con un selezione naturale delle aziende produttrici. E i vecchi nemici, come appunto le società del greggio, che preferiscono fagocitare il rivale invece di combatterci contro.