Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Perchè sta arrivando l'uomo forte: il default civico

Perchè sta arrivando l'uomo forte: il default civico

di Uriel - 19/02/2009

Fonte: Wolfstep

 

Se mi chiedessero di descrivere il futuro dell’occidente, direi che nel medio e lungo termine esso sara’ governato da persone simili a Putin, cioe’ da “uomini forti”. C’e’ una ragione precisa per la quale dico questo, e nasce dallo scollamento che sta nascendo tra la gestione dell’economia e quello che noi ci aspettiamo che lo stato faccia.

Qui il problema non e’ quello di discutere se lo stato debba essere socialista o meno: il socialismo e’ UNO dei modi in cui lo stato puo’ influire nell’economia, ma non e’ l’unico. Nessuno accuserebbe Franco di socialismo per lasvolta del 59; sebbene fu lo stato a decidere l’avvento dei tecnocrati dell’ Opus Dei, essi realizzarono un’economia di tipo liberista. Franco non era socialista, ne’ la riforma fu socialista. Tuttavia, fu organizzata dallo stato, che ingeri’ (costruendola da zero) nell’economia.

Che cosa ci aspettiamo dallo stato? Tra le sue funzioni c’e’ quella, piu’ o meno implicita, di gestire le risorse materiali della nazione al meglio, il che significa di rendere possibili (qualora non di produrre) le condizioni di vita che consideriamo dignitose. Anche quando lo stato non sia considerato responsabile del nostro arricchimento personale, cosa che al giorno d’oggi e’ considerata cosa privata, allo stato e’ chiesto di lavorare perche’ persista un regime di equa opportunita’, nonche’ spesso di provvedere degli ammortizzatori sociali, quali la sanita’ , le pensioni, eccetera.



Inoltre, mediante la produzione del diritto privato, si chiede allo stato di produrre un’economia durevole e socialmente conveniente, che eviti il piu’ possibile la risoluzione violenta dei conflitti economici. Si chiede quindi di garantire la moneta, la proprieta’ e il contratto, in modo da rendere possibile un’economia vivibile.

Bene.

Ovviamente, finche’ lo stato fa questo, al massimo potremo discutere se lo faccia bene o meno: se pensiamo che lo stato stia effettivamente guidando l’andamento economico della nostra nazione, e ci troviamo troppo poveri, come singoli o come classe, possiamo chiedere allo stato di cambiare le regole dell’economia (o di disporre ammortizzatori sociali, o servizi sociali) che ci aiutino.

In questa condizione, cioe’ nella condizione ove lo stato guida l’economia, tutto cio’ che discutiamo e’ il “come”. Possiamo ovviamente discutere anche il perche’, se vogliamo parlare di etica economica, ma il punto rimane questo: poiche’ lo stato determina la prassi economica, non chiediamo nulla di piu’ perche’ siamo confidenti che se lo stato applichera’ la ricetta che chiediamo le cose andranno meglio. Insomma, lo stato e’ il soggetto delle nostre richieste, e’ responsabile della loro soddisfazione, e tutto cio’che dobbiamo fare e’ usare gli strumenti a disposizione (la politica interna) perche’ lo stato faccia quello che troviamo conveniente.

Il problema nasce quando abbiamo la sensazione che lo stato non controlli l’economia. Ed e’ quello che succede oggi.

La sensazione che abbiamo tutti e’ che le risorse materiali non siano gestite dallo stato ma da altri enti, che le gestiscono senza tenere conto delle nostre richieste. Questo sentire proviene da diverse cose.

La prima e’ la proliferazione di entita’ che si vogliono superiori allo stato (UE, ONU, OSCE, Carne di negro per liceali insaziabili) ha tolto sovranita’ allo stato quel tanto che basta a far perdere di forza le nostre richieste. Se le richieste del popolo italiano erano chiare e forti nei confronti del parlamento italiano, sono assai diluite dentro le sedi internazionali. Cosi’, la popolazione comincia ad avere la sensazione di avere a che fare con uno stato che magari ti ascolta anche, ma poi risponde “non si puo’, l’entita’/accordo/trattato X non ce lo permette”.

Finche’ tutto va bene non c’e’ alcun problema: siamo ricchi, quindi e’ giusto cosi’ e il sistema e’ giusto perche’ produce effetti giusti.

Quando invece le cose vanno male, e la gente inizia a strillare dicendo “ehi, sono disoccupato”, e il governo risponde “ci e’ vietato aiutare l’industria”, allora le cose vanno meno bene. Quando il politico dice “vorrei, ma Barroso non vuole”, quello che desidera il cittadino e’ un leader con il sesto dan di Judo (come Putin) che prenda Barroso e lo disarticoli a furia di ippon sul marciapiede (di cemento, che il tatami e’ lussuoso).

Ancora peggio quando il malessere viene dal mondo della finanza privata. Il post precedente e’ un esempio: la stragrande maggioranza delle persone, quando e’ di fronte alle conseguenze dell’operato di queste persone, non ha nulla in contrario all’idea che lo stato le condanni a morte senza processo inviando un sicario ad ammazzarle, eventualmente insieme alle famiglie.

Certo a questo contribuisce l’antipatia verso i ricchi sfondati, ovvero verso coloro che hanno accumulato quantita’ inique di soldi (1), ma il risultato e’ questo: quando lo stato gestiva quasi in toto le esistenze materiali dei cittadini, dall’economia al diritto (e quindi ai diritti) , si e’ lavorato per quasi 2000 anni alla costruzione di stati che svolgessero questo compito in modo considerato equo. Insomma, poiche’ lo stato gestiva le risorse economiche , cioe’ materiali, mediante le leggi, si e’ lavorato moltissimo per costruire tecniche del diritto efficaci, burocrazie razionali, logistiche, costituzioni, e quant’altro, allo scopo di fare si’ che lo stato producesse una distribuzione piu’ equa possibile delle risorse stesse.

Improvvisamente, sullo stato viene costruita questa sovrastruttura globale. E questa finanza si dota di una vita propria. Lo fa grazie al fatto di essere transnazionale, cioe’ globale, e quindi difficilmente controllabile da un singolo stato, e lo fa grazie al fatto che inizia a gestire quantita’ superiori a quelle disponibili agli stati.

Anche in questo caso, il cittadino ha l’impressione che venga a mancare un interlocutore in grado di ascoltare le sue richieste e farci qualcosa. Poiche’ non e’ possibile al cittadino comune manifestare il proprio scontento contro Goldman Sachs come fa votando contro il governo in carica, il cittadino si rivolge allo stato e grida “ehi, guarda cosa mi hanno fatto quei bastardi! Come faro’ a mangiare domani?” , e lo stato gli dice “eh, lo so, ma non ci posso fare niente, ho le mani legate dal tale trattato”.

Ecco, in quel momento il cittadino sogna un tizio forte che imbottisca di polonio il fottutissmo sushi di Bill Gates.

Ora, questa situazione di default civico dello stato , cioe’ la sua incapacita’ di fare fronte ai propri impegni civili (2) , la sensazione del cittadino e’ che lo stato sia insufficiente ad ascoltare e reagire, perche’ si pone in una situazione di debolezza (o di subordinazione) rispetto alle entita’ che stanno gestendo i beni materiali in modo diverso da quanto il cittadino vorrebbe.

Le reazioni istintive a questo sono due. In entrambi i casi esse sono logicamente corrette, anche se soltanto una delle due a mio avviso ha qualche possibilita’ di funzionare, perche’ richiede ed auspica un uso su vasta scala della forza, fattore che e’ risolutore di conflitti come questo.

La prima reazione, e secondo me vittoriosa nel lungo e medio termine, e’ quella con cui la popolazione inizia a votare un uomo forte , modificando la propria cultura civica nella direzione dell’uomo che appare maggiormente “forte”, presumendo che un uomo simile possa risolvere la situazione. Non a caso Putin si e’ presentato al mondo sbattendo in carcere petrolieri e padroni di network televisivi: poiche’ la popolazione percepiva come iniquo il fatto che queste persone gestissero di fatto tutte le risorse di Russia, Putin ha raggiunto percentuali di consenso plebiscitarie semplicemente sbattendoli in galera.(3)

La prima fase di questo processo consiste nel credere che i ricchi finanzieri siano gli uomini forti in grado di risollevare la nazione, contro politici tutto sommato deboli, inutili e responsabili di ogni disastro precedente. Potremmo chiamarlo “periodo Yeltsiniano della svolta autoritaria”: il potere politico e giuridico viene indebolito perche’ lo si ritiene responsabile del disastro corrente, preferendo affidarsi agli uomini forti della finanza. Forti perche’ come manager amano coltivare un’immagine di se’ molto decisionalista, forti perche’ vengono dalla finanza, luogo dei duri che giocano sporco in un gioco feroce. O se preferite, il “periodo Berlusconi”.

Ad un certo punto, la popolazione impoverisce ancora di piu’, e si rende conto che i ricconi non ascoltano le loro richieste. I politici normali, pero’, sono ancora ricordati come i responsabili iniziali del disatro, e come se non bastasse rispondono che non possono essere duri per “non isolare il paese”, o per non “rompere i trattati”: risposte che vengono interpretate come debolezza se non come sottomissione ad altri poteri.

A quel punto arriva quello che io chiamo “il Gigante”, cioe’ quello che per prima cosa distrugge i capitalisti del periodo “Yeltsin”, attualmente al potere. Fortunatamente Berlusconi ha piu’ di 70 anni: ne avesse avuti 40, non avrei giurato che sarebbe sopravvissuto altri 20. E non mi riferisco alla sopravvivenza politica.

Il “gigante” si presenta esattamente in questo modo: distruggendo materialmente, con un uso brutale della forza militare dello stato, qualcuno che viene identificato come un ricco oligarca che ha accumulato ricchezze inique approfittando della debolezza dello stato. Insomma, uno che manda dei sicari ad ammazzare il CEO di Goldman Sachs , o che sbatta in carcere Lapo Elkann, o Emma Marcegaglia, solo per far vedere che comanda.

Dopodiche’, l’uomo forte rimarra’ al potere (con il consenso popolare che ha Putin) sinche’ mostrera’ di opporsi con metodi quanto piu’ decisi e brutali possibile alla dittatura dei poteri economici prima considerati intangibili. Poco importa se la nazione risultera’ effettivamente isolata , o altro: quello che conta e’ che il Gigante si batta con questa gente, dichiarando di farlo in nome del mandato ricevuto.

In questo senso, la popolazione si trova con uno stato che esce dal default civico: adesso controlla l’economia, e siccome ascolta le richieste del popolo, potra’ tornare a discutere del come e del cosa, senza paura di sentirsi dire “abbiamo le mani legate”. Al massimo ci saranno poche risorse, ma la popolazione avra’ la sensazione di avere uno stato cui rivolgere le proprie lamentele e non uno stato che soggiace ad un gruppo di finanzieri.

Questa e’ la roadmap che vedo piu’ probabile, e non credo che Berlusconi sia il corrispondente di Putin, ma il corrispondente di Yeltsin. L’uomo forte deve ancora comparire, ma non appena succedera’ avra’ il pieno dei voti, e per prima cosa si manifestera’ distruggendo un grosso magnate. Di Pietro ci ha provato ed ha fallito. Il Gigante lo fara’ utilizzando un inutile dispiego di forza e vessazione: cosi’ lo si riconosce.

La seconda reazione , che potrebbe funzionare ma e’ fortemente improbabile perche’ non usa la forza perdendo in velocita’, si basa su una percezione istintiva del problema. Come abbiamo detto, il mercato si basa su tre enti prodotti dallo stato, che sono la moneta, la proprieta’ privata e il contratto legale. Su questi servizi si e’ costruita la sovrastruttura che vogliamo distruggere.

Se la prima soluzione consiste in uno stato forte e brutale che riprenda in mano la finanza con le maniere forti, la seconda si basa sull’idea che la finanza necessiti di questi tre enti, e che il loro indebolimento la costringera’ a trattare. Di conseguenza, queste ideologie arrivano istintivamente a definire queste tre azioni:

  • Indebolimento della moneta. Per indebolire la finanza su di essa basata, si creano monete alternative o si usa il baratto. Numerosi “social forum” propongono monete sociali, alternative, o il ritorno al baratto, con l’intento di sottrarre parti crescenti dell’economia alla circolazione monetaria ordinaria.
  • Indebolimento della proprieta’ privata. La condivisione di beni nel tempo, il prestito nei periodi in cui non si usano, la regalia di merci non piu’ usate. Questo indebolisce il concetto di proprieta’ privata, sottraendone una quantita’ rilevante al circolo commerciale ordinario: numerosi “social forum la propongono come soluzione”.
  • Indebolimento del contratto commerciale. L’uso di legami personali e familiari, contratti per “stretta di mano”, mediazioni arbitrali estemporanee, tutta una serie di metodi basati sulle relazioni umane, che indeboliscono il diritto commerciale sottraendo al suo controllo parti rilevanti dell’economia.

Lentamente, questi mezzi (se applicati in massa) potrebbero rendere difficile la vita a qualche finanziere, ma questo ha un difetto. Innanzitutto e’ improbabile che queste pratiche si diffondano molto, e in secondo luogo l’avanzata del Gigante e’ piu’veloce, perche’ basata sulla violenza.

In altre parole, le condizioni dell’economia , la creazione di enti sovrastatali non soggetti alla sovranita’ e la posizione di apparente debolezza degli stati nei confronti dell’economia sta producendo, in tutto l’occidente, una crescente voglia di “uomo forte”. La Merkel appare sui media a patto che la chiamino “cancelliera di ferro”, e guadagna consenso per questo, Sarkozy ha basato la sua campagna sulla promessa di misure dure, eccetera.

Ormai la parola “forte” in politica e’ sdoganata, la violenza verbale anche, adesso c’e’ solo da sdoganare l’uso della forza dello stato colpendo qualche riccone, (se il Gigante colpisse Berlusconi come Putin hasbattuto dentro il Ceo di Yukos, avrebbe per definizione i voti di tutta la sinistra , e se sbattesse dentro anche un Colaninno o un De Benedetti con metodi abbastanza autoritari avrebbe dall sua i due terzi della destra, sicuramente della Lega. )

Per quanto mi riguarda, il putinismo globale e’ inevitabile.

E forse anche auspicabile.

II parte

Visti i feedback, vorrei continuare ad analizzare la transizione (non si illuda chi vive fuori, e’ in corso ovunque) che sta lentamente portando l’occidente al putinismo. Come ho detto in precedenza, la transizione e’ spinta dalla paura: la paura nasce dalla perdita di una rassicurante consapevolezza, quella di poter agire sui grandi sistemi in quanto elettori. Quello che e’ successo e’ che una parte dei grandi sistemi (la finanza) si e’ sottratta al controllo politico e questo spaventa (quando ha conseguenze disastrose) il cittadino, che si sente inerme e cerca un protettore forte.

 

La prima domanda cui rispondo e’ questa: perche’ non identifico in Berlusconi un uomo forte? La risposta e’ semplice: perche’ e’ troppo vecchio per una dittatura (le dittature funzionanti vengono messe in piedi da dittatori giovani) , e perche’ rappresenta troppo il mondo della grande finanza per ottenere le simpatie di una massa che e’ incazzata per una crisi economica. Come se non bastasse, ostenta ricchezza, e in un periodo di vacche magre questo equivale ad andare orgogliosi di Versailles di fronte ai comunardi.

Berlusconi e’ la deformazione italiana del boiardo russo del periodo Yeltsin: approfitta della volonta’ popolare di liberarsi di uno stato ingombrante e soffocante (in Russia era il comunismo, qui la burocrazia) per ottenere un modello di liberta’ che coincida coi suoi porci comodi. In una fase di vacche grasse questo e’ ammissibile, e non per nulla il suo consenso nasce al nord, dove le condizioni di vita sono migliori: hai i soldi per fare i tuoi porci comodi, adesso vuoi la liberta’ di farli senza temere un processo.

Il problema arrivera’ quando , circa a meta’ di quest’anno, arrivera’ il tracollo delle PMI del triveneto, che e’ gia’ in fase avanzata (ne ho parlato l’anno scorso, verso novembre, sul vecchio blog, e il buon MOntezemolo ha gia’ cantato il requiem ), e contemporaneamente il tracollo dell’auto mettera’ in crisi il nordovest, mentre l’area lombarda e’ in crisi per mancanza di liquidita’ e calo dei commerci internazionali(1). Questo calo di ricchezza del nord con ogni probabilita’ spostera’ i voti verso la Lega , e causera’ un ridimensionamento di Berlusconi nella propria alleanza probabilmente gia’ dal secondo semestre del 2009.(2)

In ogni caso, non appena gli effetti di questa crisi colpiranno le aree borghesi del paese(3), iniziera’ lo spostamento verso i messaggi piu’ “forti” e la ricerca di un uomo piu’ forte sia di Berlusconi che di Bossi (che appare vecchio e malato). Non so se esista: dubito che non ci sia nessuno capace di occupare quel posto, comunque.

Il ritratto di questa persona e’ che deve apparire rassicurante per l’economia in quanto regolatore ma non ingerente, quindi un uomo che viene da fuori del mondo economico ma contemporaneamente qualcuno che abbia a che vedere con ordine e legge. Non un militare, perche’ sono davvero troppo fuori dal mondo economico. In Russia si tratta di KGB, qui in Italia forse sarebbe polizia, o servizi, o Digos. Propendo per questi ultimi due: nessuno sa di preciso cosa facciano, ma hanno sempre quell’aura di forza e di legge.Forse anche la marina, non apparendo troppo “militare” , potrebbe fornire un candidato accettabile.

L’uomo forte e’ relativamente giovane, per poter sostenere le esigenze di immagine che una popolazione spaventata : deve farsi fotografare mentre spara alle tigri (ma non le ammazza perche’ lui e’ forte ma buono) , mentre aiuta i pompieri a tirar fuori un camion dal fango, mentre pesca a torso nudo (che in Russia e’ credibile un sacco, a settembre. ) eccetera. La media dei dittatori di questo tipo sale al potere da giovane.

E’ possibile chiedersi che cosa spaventi la popolazione. La paura puo’ manifestarsi in diversi modi: il primo e’ una materializzazione del nemico reale. Arriva il banchiere, ti punta una pistola addosso e ti toglie i soldi. Allora hai paura che questo tizio arrivi.

Il secondo modo, se la finanza (o altro) ti colpiscono per vie indirette, e’ la creazione di quello che definirei un “avatar semantico”, cioe’ una manifestazione del pericolo verbalmente coerente, ma rivolta ad un soggetto diverso dal pericolo vero. Insomma, la realta’ e’ che un potere straniero sta distruggendo cio’ che abbiamo. Adesso prendiamo questa frase ed analizziamo i termini principali: “straniero”, “abbiamo”, “distruttivo”.

E’ abbastanza ovvo che lo stupratore straniero sia un ottimo avatar per quanto sta succedendo: e’ difficile per l’uomo comune rappresentare un potere finanziario che agendo su una crisi di liquidita’ mediante astrusi meccanismi di rating gli peggiori la vita materiale. E’ facile rappresentare , mediante il meccanismo del transfert , un generico straniero che vuole stuprare la donna cui tieni. Semplice.

Cosi’, la pressione mediatica si accanisce, tra le centinaia di stupri , su quelli commessi da stranieri su donne sposate, contro coppie, eccetera.

E’ incredibilmente eloquente l’immagine della coppia di fidanzati aggrediti nel buio, lui immobilizzato e lei violentata a pochi metri: rappresenta un transfert incredibilmente efficace per il cittadino impotente mentre un potere straniero distrugge cio’ che ha. “Cio’ che ha” e’ un particolare importantissimo, per cui ad essere enfatizzati saranno le violenze sessuali contro donne che hanno compagni o mariti.Si tratta di un processo di  transfert, col quale si crea un avatar ,una manifestazione di un processo piu’ profondo, di una paura piu’ forte.

I soggetti materiali che impersonano questa paura sono ovviamente dei criminali, ma su 60 milioni di persone, con 4 milioni di stranieri, succedera’ comunque un certo numero di stupri: il trasferimento, pero’, e’quello di rappresentare con lo stupro lo straniero che ti toglie qualcosa di tuo.

Questo meccanismo mediatico e’ irreparabile nella misura in cui il cittadino comune ne ha bisogno: di fronte ad una crisi che lo impoverisce, a leggi sul lavoro che lo impoveriscono, tutte giustificate da accordi internazionali e dalla congiuntura mondiale, l’uomo comune non riesce a partorire una risposta abbastanza articolata. Se pero’ rappresentiamo la stessa crisi come l’uomo straniero che violenta la donna di un italiano, otteniamo un trasfer , una riduzione al quotidiano che permette all’uomo comune di partorire una risposta.

Non illudetevi: la furia e larabbia che si stanno sfogando contro gli stranieri contiene anche la rabbia per un’economia ed una finanza globalizzata che producono disastri in patria. Cosi’ come lo e’ stata la manifestazione inglese contro gli operai italiani: con ogni probabilita’ i cognomi dei manifestanti “inglesi” erano italiani in parte consistente, come lo sono molti operai della Bayer di  Colonia. Ma la cosa contro cui manifestano e’ un avatar che la massa si costruisce, basandosi su una realta’ quotidiana assimilabile, per rappresentare una realta’ non assimilabile perche’ troppo complessa.

I giornali, quindi, selezioneranno tra la cronaca cio’ che la gente vuole sentire per dare alla paura un volto , una fisicita’ che sia possibile combattere con la forza. Un bersaglio materiale.(4)

Dicevo, il meccanismo di transfer e’ in atto, e non si potra’ fermare: esso non solo permette di materializzare l’oggetto della paura, cioe’ lo straniero che distrugge cio’ che e’ tuo , ma e’ un “ponte” verso il problema reale: il romeno e’ qui perche’ ci sono i trattati , che l’uomo comune intuisce essere alla base delle sue paure verso il futuro, ma non riesce ad accusare se non legandoli all’avatar.

Quindi abbiamo un avatar perfetto: vogliamo accusare un potere straniero di stare distruggendo cio’ che abbiamo. Sappiamo che questo potere si manifesta mediante trattati vincolanti che tolgono sovranita’ allo stato, e quindi potere politico al cittadino. Prendiamo adesso uno straniero che sia qui per colpa di quei trattati e ne facciamo l’avatar di questa paura. In questo modo, colpendo lo straniero, potremmo affrontare anche i trattati che gli permettono di essere qui. E di conseguenza, potremo chiedere all’uomo forte di rivederli.

L’avatar e’ perfetto, e con ogni probabilita’ funzionera’ sino alla fine. Non lo vedo come un fattore di razzismo, per la ragione che l’avatar e’ straniero perche’ cosi’ richiede la situazione, la congiuntura. Mi e’ capitato, in un taxi milanese, di essere apostrofato da un tassista con affermazioni circa gli abusivi , una cosa come “quegli africani li’ vengono qui e vogliono comandare loro”. Alla mia risposta (con accento bolognese) “eh, abbiamo iniziato a lasciar entrare i terroni e per questo adesso ci troviamo coi negri”, data per mettere in crisi il suo sistema di idee, non ha saputo come reagire. Chi costruisce una teoria della razza di solito ha un modello che spiega il ruolo ed il comportamento di ogni “razza”: il problema e’ che questa fobia non nasce dal razzismo, ma da un processo di transfer  molto piu’ sofisticato.

In definitiva, il processo di trasformazione della societa’ e’ iniziato, e non credo siareversibile. Anzi: partiti che fanno della moderazione un punto di forza , come quello di Weltroni, vanno a scomparire disintegrandosi, come e’ successo in Russia. La gente vuole qualcuno che vada al potere , cacci a calci lo straniero che stupra la mia donna e prenda a pugni lo straniero che distrugge le mie finanze. E non solo: siccome entrambe le cose avvengono per via di trattati, degli stessi trattati, guarda caso ad ogni livello (se c’e’ comprensione dei temi economici tuoni contro Lehman, se non ce l’hai tuoni contro lo stupratore) rimane indispensabile rivedere i trattati che permettono questa cosa.

Oltre al dittatore, la cui avanzata e’ rapidissima e quindi spunta all’ultimo minuto, ci sono diverse altre condizioni perche’ la cosa si realizzi, ma stanno andando tutte al posto giusto.Abbiamo gia’ la crisi economica, con tutte le paure che produce (e relativi avatar) e l’impotenza dei governi rispetto ai soggetti della finanza, nonche’ la fase di comando dei “boiari” che indeboliscono il diritto onde fare i propri porci comodi. vediamo cosa manca, o meglio, cosa sta arrivando.

Per prima cosa, tutto il potere economico e politico (e spesso sociale ) e’detenuto da vecchi, o da loro gregari giovani, cioe’ dai loro delfini. Il fatto che stiamo parlando di una generazione di vecchi deve farci pensare in termini culturali: ogni generazione e’ portatrice di una precisa istanza culturale, di un preciso bagaglio culturale, che forma la loro visione ed il loro comportamento.

Il fatto che questa classe sia fatta da persone anziane pone il potere nelle condizioni di temere la scomparsa della cultura che rappresenta, dei “valori”. Tutti questi vecchi si guardano e dicono “stiamo scomparendo. E con noi scompare la cultura che e’ in noi. Dobbiamo salvarla”.

Ovviamente, ogni processo molto complesso si rappresenta mediante un avatar sociale, cioe’ mediante il meccanismo del transfer, e quindi occorre trovare qualcosa che minacci i valori della classe dirigente (intesi come i valori di tutti) , e che possa essere combattuto.

Ci sono diversi avatar gia’ pronti per l’uso: uno l’intellettuale  rivoluzionario/cosmopolita che e’ troppo “aperto” e finira’ col distruggere i valori “nostri”.  L’altro e’ il “giovane di oggi” che e’ troppo libero o troppo plasmato da ideali “moderni”, intesi come disgreganti dei valori attuali.(5) Infine, lo straniero che porta una cultura e dei valori “diversi”, “lontani” , i quali distruggono “i nostri”.

Il processo e’ questo: la classe dirigente di vecchi ha paura che, dopo di loro, muoiano i loro valori. Essa trasmette questa paura alla societa’ mediante un’istanza conservatrice che si dirige verso  gli intellettuali, gli stranieri e i giovani. L’odio verso uno di questi tre fattori esplode, a seconda delle circostanze.

Ovviamente, esplode quello verso lo straniero: per la semplice ragione che esso e’ sinergico all’altro avatar gia’ in essere. Cosi’, lo straniero distrugge qualcosa che e’ nostro. In questo caso, i preziosi “valori”, qualsiasi cosa siano.

E’ da notare come il giovane dittatore, per mettere insieme il consenso di cui ha bisogno, si proporra’ come il continuatore dei valori della vecchia classe dirigente. Convinta la fascia di eta’ adulta che lui proteggera’ gli interessi economici del paese (e le donne che li simboleggiano) , convinti gli anziani del fatto che lui ricevera’ da loro la staffetta dei preziosi valori che altrimenti morirebbero con loro, rimangono da persuadere i giovani.

In un periodo di difficolta’ economiche e’ difficile offrire loro la figa o la ricchezza, quindi rimane solo il vecchio, universale piacere primordiale di ogni giovane maschio: battersi con qualcuno. Cosi’, il nostro dittatore completera’ il proprio consenso promettendo “azione”, azione in senso fisico, glorificando le forze armate, mostrando i muscoli, eccetera.

Ottenuta un’adesione entusiastica dei giovani verso l’idea di avere “un po’ di azione”, siano ronde armate, squadrismo, esercito, eccetera, il dittatore ha tutto il consenso che gli serve, e le elezioni non lo possono fermare.

In genere, la classe dirigente dell’opposizione si accorge di questo, ma nelle fasi storiche in questione essa e’ litigiosa, narcisista e divisa(6), per cui e’ destinata a perdere consenso e non potra’ opporsi degnamente.

Tutte queste condizioni si stanno verificando oggi, con la sola clausola che siamo alla vigilia della loro completa realizzazione: occorre che visia un “melting pot”, cioe’ un partito che metta insieme contemporaneamente tutte queste istanze. Questa e’ la fase che ancora manca.

La metteremo in conto, come successe nel 1929, ai signori di Wall Street.



(1) La ricchezza e’ percepita come iniqua nella misura in cui il medesimo gruppo umano soffre di episodi di poverta’. Per questa ragione chi frequenta solo ricchi non ha percezione delle richieste di tipo sociale: non riesce a percepire la ragione dell’iniquita’, cioe’ non vede gli episodi di poverta’.A questo si unisca la morale protestante, per la quale se sei povero e’ perche’ il Grande OtorinoLaringoiatra ti ha portato il carbone siccome sei stato cattivo, mentre se tu fossi stato buono saresti il CEO di Goldman Sachs.

(2) Dare una casa in testa a tutti , un lavoro e un futuro ai giovani non e’ solo un impegno economico, e’ un impegno civile, visto che alla fine e’ la creazione delle condizioni minime di vita perche’ la civis sopravviva. A costo di sequestrare i beni del rappresentante sulla terra del Grande Fisiokinesiterapista dell’ Universo.

(3) Kasparov sara’ stato un bravo scacchista, ma politicamente ha meno capacita’ di mia figlia quando aveva 1 anno. Il suo partito conta qualche centinaio di iscritti, e non avrebbe speranza di vincere nemmeno a San Marino.

II parte

(1) Sbrigatevi a comprare casa a MIlano, se proprio dovete: l’aumento di immobili ipotecati per debiti (e quindi ritirati dal mercato) sta per produrre un aumento di prezzi limitato geograficamente, temporaneo ma consistente.

(2) La sinistra e’ semplicemente inesistente. Non la considero parte del gioco politico perche’ non lo e’. Forse sta sui giornali come se fosse una fazione politica: poiche’ non fapolitica, tuttavia, non e’ un attore della politica. In questo momento i partiti sono il PDL, la Lega, i cespugli democristiani e Di Pietro.

(3) La spinta al cambiamento arriva sempre dalle classi medie. I dominanti ovviamente sono conservatori, i proletari da soli sono inconcludenti, inutilmente violenti e troppo litigiosi.

(4) Il fatto che i bersagli siano difficili da giustificare non e’ casuale: la condanna contro i gprocessi che impoveriscono le masse deve essere scontata quanto la condanna contro un reo confesso di stupro.

(5) Non importa che siano tradizionali. Sono quelli della generazione al tramonto al momento dell’analisi.

(6) Niki Vendola ha formato un partito , scissione di un partito scissionista, che viene dalla scissione di un altro. Appena posso vi comunico lo spin del partito, e provero’ a dimostrare che abbia una massa (se ce l’ha). Le particelle subatomiche ormai sono cosi’ tante, che la scopera del “radicalchiccone beta” non stupira’ nessuno.