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Siamo in guerra

di Marco Francesco De Marco - 21/02/2009

 
 
Siamo in guerra. Una guerra sporca che non ha nulla di antico ed ascetico. Nessuno può mostrare il suo valore o il coraggio degli Eroi. Il nemico è invisibile e pertanto non si può combattere, almeno non con i metodi tradizionali.
E’ un Sistema tecnocratico, fatto di apparati e procedure, dietro le quali si nascondono uomini freddi e spietati. Il loro obiettivo, attraverso la creazione a tavolino di questa cosiddetta “crisi”, è l’impoverimento di Stati, aziende e cittadini. Dalla tempesta che ci attende ricaveranno una ricchezza incalcolabile. Essi tendono al controllo di tutto, ed il dominio parziale del quale oggi dispongono è poca cosa per il loro desiderio di potere assoluto.
Vogliono tutto il pianeta più il cinque per cento, come dice Bankestein. Nei giorni scorsi il loro piano è stato ben descritto su questo blog dagli articoli di Marco Della Luna e di Marco Milioni. Il prezzo di questo dramma sociale sarà pagato con le parole che scandiscono le tragedie: espropri, pignoramenti, fallimenti, sfratti, licenziamenti. Le angosce, le nevrosi, le ansie, la disperazione di tutti coloro i quali dovranno subire il piano di impoverimento e demonetizzazione, sono il prezzo dell’aggressione, della loro sporca guerra invisibile che attenta al nostro cervello ed al nostro equilibrio psichico. Il piano bellico è pronto; hanno preparato il terreno con la propaganda e la pressione psicologica.
Tutti attendono la crisi, quella vera, quella che produrrà la catastrofe esistenziale di milioni di italiani. Le pecore ipnotizzate sono pronte per essere tosate e macellate. L’esercito di collaboratori passivi, e tutto sommato individualmente non responsabili delle attività criminose che il Sistema ha posto in essere per impoverirci e farci disperare, è già pronto.
Ufficiali giudiziari, finanzieri, funzionari di banca: tutti con le armi affilate. “Lei mi deve capire, io eseguo solo degli ordini”, “se lei ha preso un impegno che è diventato di seicentocinquanta euro al mese, deve mantenerlo, altrimenti cerchi una casa più piccola”. Dietro le divise, l’impersonalità, l’incolpevolezza individuale, esigono danaro che non hanno il diritto di esigere, chiedono la restituzione di soldi che non ci hanno mai prestato, se non virtualmente; pretendono il pagamento di tasse frutto dell’usura che lo Stato subisce dalle Banche Centrali. Perdere il lavoro a cinquant’anni, chiudere il negozio che non regge il confronto con gli ipermercati, per poi emigrare, o trovare un lavoro precario. Questo è quello che hanno pianificato ai nostri danni, e continuano a dirci che la colpa è della crisi, una specie di carestia dovuta alla siccità. Mentre ci sodomizzano sussurrano all’orecchio “la colpa è tua, ti sei piegato senza guardarti dietro”. E la nostra classe politica accetta ogni evento senza reagire, con il Ministro delle Finanze che con disinvoltura scappa di fronte alle domande di un giornalista per poi parlare di un Nuovo Ordine Mondiale, ed il suo Premier favorisce le solite imprese che danno lavoro a centomila persone, ignorando tutte le altre che ne fanno campare dieci milioni. Dall’altra parte il fronte socialdemocratico serve con lingua altrettanto lunga i signori della finanza internazionale, i cui editti vengono pubblicati sui loro giornali a firma diretta dei padroni del vapore (George Soros in prima pagina su Repubblica). I media ci propongono finte liti, finte questioni di principio, finti rivoluzionari; i finti capipopolo attirano le attenzioni su problemi di terz’ordine, i giornali li sostengono, gli intellettuali si accodano, il popolo bue si coinvolge e si schiera a destra o sinistra.
Il fatto che pochi sappiano che una guerra è in atto, non vuol dire che non ci si trovi in guerra. Noi abbiamo tutto il diritto di difendere la nostra esistenza e di sottrarla alla schiavitù tecnofinanziaria voluta per noi dalla dittatura bancaria. Diffondiamo questa verità, prepariamoci ad iniziative clamorose, forti, di grande impatto mediatico. Occupazioni, banchetti, conferenze, militanza itinerante. Manifesti, volantini, appelli. Formiamo un coordinamento con tutti coloro i quali condividono le nostre consapevolezze. Cattolici ed atei, fascisti e comunisti, ed ogni altra categoria che vi verrà in mente. Sono tutti ben accetti. Riprenderemo a litigare dopo la caduta della dittatura bancaria. Per ora è importante che lo stagno putrido di silenzio e passività venga rotto, e che un vento rivoluzionario inarrestabile caratterizzi la nostra azione e la nostra esistenza.
Bisogna portare lo scontro al centro della nostro progetto metapolitico, per rompere il muro di silenzio e complicità che copre la guerra in atto. Scontro ideale, culturale e se necessario anche fisico. Ci vorranno atti di coraggio,  si correranno rischi, ma la nostra libertà vale qualsiasi prezzo da pagare. Chi pensava che la nostra funzione fosse quella di essere rivoluzionari solo nel mondo virtuale di internet si sbagliava. Erano le premesse, il momento formativo, ma MZ è altro e chi pensa che la lotta che propongo sia troppo rischiosa per sé, lo dica subito e si sottragga. Potrà forse apparire superfluo ricordare che Ezra Pound diceva che “chi non è disposto a correre dei rischi per le sue idee o non vale niente o non valgono niente le sue idee”. O forse no.