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Africa: la discarica dell’Occidente

di Francesca Dessì - 21/02/2009

 

 




Ogni giorno in Gran Bretagna tonnellate di vecchi televisori, computer, congegni elettronici ed elettrodomestici dimessi vengono raccolte nelle discariche comunali, messe in container e spedite in Ghana e Nigeria, violando così gli accordi internazionali a tutela dell’ambiente. Secondo l’intesa, firmata anche dal Regno Unito, i rifiuti tossici dovrebbero essere smantellati e riciclati da ditte specializzate senza lasciare il loro Paese d’origine. Ma il viaggio della vergogna non finisce qui: i container, una volta arrivati a destinazione, sono abbandonati in immensi immondezzai, le cosiddette “discariche del lavoro”, dove migliaia di ragazzi e bambini, immersi in vapori cancerogeni, smantellano, fondono e recuperano le preziose materie prime contenute negli elettrodomestici occidentali per rivenderle in seguito sul mercato locale. Un giro d’affari mondiale svelato da un’inchiesta congiunta del quotidiano britannico The Indipendent, l’emittente televisiva Sky News e l’associazione ambientalista Greenpeace Uk, che, nascondendo in un televisore danneggiato un trasmettitore satellitare Gps, hanno smascherato il traffico illecito. Grazie soprattutto al sistema Gps, hanno potuto seguire, dall’inizio alla fine, il vergognoso viaggio del televisore, che ha dell’incredibile: l’apparecchio televisivo, acquistato da un rivenditore di elettrodomestici usati di Londra, è stato raccolto dal servizio di riciclaggio dell’azienda BJ Electronics, gestito dal consiglio provinciale dell’Hampshire, messo in un container, portato al porto di Tilbury, caricato su una nave diretta a Lagos - dove ogni giorno arrivano circa 15 container zeppi di apparecchiature elettroniche usate provenienti dall’Europa e dall’Asia- e rimesso in vendita nel mercato di elettronici di Alaba, centro nevralgico dell’industria dell’usato nigeriana. La televisione cimice è stata poi prontamente riacquistata dagli autori dell’inchiesta, evitando così che finisse nella discarica a cielo aperto, regno incontrastato dei bimbi perduti della Nigeria.
Tuttavia, nonostante nell’occhio del ciclone ci sia caduto solo la Gran Bretagna, si calcola che il 47% delle scorie europee, compresa l’Italia, viene spedito per mare ai Paesi in via di sviluppo, principalmente Nigeria e Somalia.
Vi è infatti una convenienza economica e ambientale nello spedire fuori i rifiuti elettronici e radioattivi. Secondo le direttive europee, decontaminare e disporre dei residui tossici costa oltre mille dollari alla tonnellata. Un costo troppo elevato per i Paesi ricchi che hanno trovato nell’economica Africa, già martoriata dalla povertà, dalla fame, dalle malattie e dalla guerra, la discarica perfetta per gettare la loro “scomoda” spazzatura. Per l’ennesima volta, il continente nero viene strumentalizzato per gli “affari sporchi” dell’Occidente.