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"Libero mercato" uguale a "legge della giungla"

di Carmelo R. Viola - 23/02/2009

Lettera aperta al dr. Antonio Catricalà, Presidente dell'Antitrust

 

Egregio Signore, davvero mi sorprende - e mi addolora - che persone indubbiamente
intelligenti ed oneste come Lei, in tutta buona fede non vedano la realtà che ci
circonda e siano preposte ad un servizio di controllo di ordine sociologico per una
società giusta che non esiste, e in istato, mi perdoni, di involontaria totale
ignoranza del concetto, scientifico di fisiologicità di una società che, in quanto
tale, è un organismo vivente sui generis.

Ella confonde - non certo volutamente - tale organismo vivente con la giungla,
dominata dalla dinamica della predazione ma anche di istintivi rapporti di
autocontenimento che consentono la conservazione delle varie specie ovvero della
diversità biologica mentre il capitalismo sta "suicidando" progressivamente la
nostra unica specie!

Ella, inconsciamente, traduce la predazione con competitività e l'affida
all'imprenditorialità, alias alle imprese o industrie, come dire agli uomini di
affari, i quali, appunto perché tali, sono interessati solo ai propri profitti -
naturalmente parassitari, in quanto ricavati da lavoro altrui - attribuendosi come
merito (sociale!) la necessità di "comprare lavoro" (che dicono "dare lavoro"!) e
nascondendosi dietro il paravento del bene del Paese.

L'uomo di affari investe - cioè impiega dieci per ricavare dodici e più - e per meglio
investire, ricorre a quella panacea, che Lei chiama competitività o concorrenza, la
quale ha bisogno di convincere i consumatori - vittime finali dell'affarismo - a
consumare quanto più possibile: unica condizione perché i profitti parassitari
lievitino a getto continuo e consentano all'encomiabile predatore di comprarsi
villini, yacht, aereo personale, azioni in borsa ed ogni bendiddio e trasformare il
mondo in una specie di cortile di casa! E' la meritocrazia, signor Catricalà?! Finché
la "trottola" (o impresa) gira a velocità costante (possibilmente maggiore) tutto
va bene secondo i parametri ufficiali del "padronato" (povertà, disoccupazione,
disagio civile e delinquenza da sistema, essendo dettagli trascurabili: quando la
"trottola" perde d'inerzia e s'inclina, anche di poco, è la crisi! Ma la vera crisi è il
capitalismo comunque condito e corretto!

E' davvero strano come si possa pensare che dalla casualità degli affari dei maggiori
predatori possa derivare un'armonia di rapporti ovvero quella fisiologia propria
dell'organismo vivente, di cui dicevo più sopra, più precisamente la distribuzione
equa e secondo bisogno di beni e servizi a tutti i cittadini, nessuno escluso, voglio
dire una società umana e giusta! Questo sì che sarebbe un miracolo e che è quindi la vera
totale utopia!

Seguono alcune domande e di constatazioni ovvie per concludere con l'invito - che
anticipo - nient'affatto odioso, di cambiare mestiere, così solo facendo del Suo
meglio per i Suoi simili, che non hanno bisogno di qualche rara pena pecuniaria per
uscire dalla giungla antropomorfa in cui vivono.

1 - E'semplicemente assurdo parlare di concorrenza laddove non esiste - perché non
può esistere - la superdecantata "legge della domanda e dell'offerta", la domanda
essendo spesso predeterminata da quella pratica - sleale e criminale - che è la
pubblicità consumistica: sleale perché è un'arma impari per contendenti impari:
più forte è il soggetto, più potente è l'arma pubblicitaria, più predeterminata è la
domanda. Mi pare che si tratti di semplici constatazioni di logica aritmetica
elementari e nient'affatto opinabili E' criminale perché la sola ripetitività
dell'immagine e del messaggio - come ci dice la psicologia - finisce per raggiungere
il livello subliminale producendo la "persuasione occulta", che è un vero atto di
violenza psicomentale (come la catechesi infantile), quindi un vero reato, che il
nostro codice penale non persegue perché fatto per uso e consumo di un sistema
criminoso e non secondo scienza e coscienza.

2 - E' impossibile la competitività fra impari come tutte le discipline sportive ci
insegnano. La società del libero mercato - così caro a Lei! - produce impari per
nascita e quindi soggetti inabilitati ad esercitare lealmente la competitività
affaristica. Ne consegue che i più forti "fagocitano " i meno forti, come la cronaca
quotidiana ci conferma. Non mi dirà che il figlio di un "berlusconi" sia pari ad un nato
di un povero cristo di disoccupato e che questi sia in grado di competere
ragionevolmente con il primo essendo sconfitto in partenza!

3 - E' proprio la concorrenza, mirata a tenere in piedi l'impresa o l'industria,
attraverso il consumo - anzi il consumismo - che ha prodotto le più varie "patologie
consumistiche" come l'acquisto per l'acquisto, la ricerca del nuovo per il nuovo, il
lusso per il lusso, la smania per i capi firmati, la voglia di nascondere il proprio
essere dietro l'apparire eppoi la farmacofagia (non Le dice niente la crescente
pubblicità dei farmaci?), l'automania, il tifo sportivo, tanto per accennare ad
alcuni sintomi della "consumodipendenza" su cui gli affaristi - detti
eufemisticamente imprenditori e perfino "datori di lavoro" (sic), talora fatti
perfino "cavalieri del lavoro"!!!- puntano la loro sfida per il solo piacere di stare
bene, possibilmente sempre meglio incuranti di chi nasce vinto, di chi perde e cade,
di chi arranca, di chi non ha niente, di chi si suicida per fame, ma contenti di potere
tacitare la propria coscienza (semmai ne abbiano una) con la pratica (abominevole,
oggi) della carità, strumento per non risolvere le differenze ma per legittimarle!

4 - Quello del "libero mercato, egregio signor Incompetente, è il peggiore dei
possibili mondi perché non poggia su nessun caposaldo di giustizia cominciando
anzitutto dalla "uguaglianza alla nascita": primo assoluto dei diritti naturali
"scoperti" nel 1789!

5 - Evidentemente, Lei, da quel bravo Ignaro che è, e che tuttavia, esprime giudizi
categorici e rassicuranti su materie che evidentemente non conosce, non sa che
laddove la condizione diciamo economica (nel senso di potere di sussistenza)
oscilla dallo zero assoluto a valori senza limite, il primo fattore criminale e
criminogeno è la macchina dello Stato, il secondo è quello dell'affarismo legale, il
terzo quello della criminalità di risposta ovvero per bisogno o per emulazione (il
desiderio legittimo all'uguaglianza): donde la corruzione e le varie mafie,
dimensioni strutturali della società capitalista - oggi liberista, cioè
integralmente capitalista. Lei non sa che l'affarismo imprenditoriale, legale e
paralegale, è il corrispettivo antropico della predazione animale della giungla
senza le pulsioni di autocontenimento, impossibile nell'uomo-animale
(antropozoo), che usa la ragione non per "amare il prossimo" (secondo il
comandamento cristiano) ma per gestire il proprio istinto predatorio non ancora
rimosso verso vette senza limite (vedi i vari "berlusconi", così ferocemente,
quanto a ragione, arrabbiati contro l'economia pi
anificata del socialismo). Lei non sa che la corsa alla predazione come ricerca della
risposta al proprio diritto di esistere, si riflette in tutte i rapporti
interpersonali e soprattutto nell'istinto sessuale, specie negli sbandati e nei
vinti, i quali praticano sempre più lo stupro (predazione sessuale) ma anche nei
benestanti debosciati, che praticano il cosiddetto turismo sessuale (con vittime
povere indifese creature di pochi anni!). Non sa che la caccia ai profitti è la genesi
psicologica di un numero incalcolabile di imbrogli, di mistificazioni a tutti i
livelli ovvero in tutti i giochi del sistema affaristico, da quello del semplice
commercio al sofisticatissimo mercato monetario (bancario od usuraio).

6 Non sa che le case di pena - dette carceri - che non rieducano, sono il corollario di
questa società-giungla, basata sul libero mercato - cioè sulla libera predazione,
purché esercitata nel rispetto di certe regole - che Lei difende a spada tratta - e che
altri difendono con altre regole perché se un crimine è comunque legittimato tutti i
mezzi sono riconosciuti leciti per conseguirlo. In tali case di pena ci sono molti
capri espiatori a copertura dei molti criminali che stanno fuori!

7 Non sa che il debito pubblico è una storiella tragico-comica di uno Stato privo di
sovranità monetaria per legittimare le differenze abissali di quest'accozzaglia
di antropozoi, gli uni contro l'altro armati come vuole la concorrenza a Lei così
cara!

Stando così le cose, cerchi almeno di comprendere che se l'unica utopia è la
perfezione, unica possibilità di uscita da questa società antropozoica è quella di
uno Stato-padre che consideri tutti i cittadini sin dalla nascita - nessuno escluso -
come figli da accudire senza distinzione di sorta. Non si tratta né di interventismo
(così ridicolo e disonesto!) né di assistenzialismo elemosiniere, ma
dell'applicazione della vera scienza economica ad una collettività di soggetti
umani, autocoscienti e responsabili (sia pure in prospettiva evolutiva e
rieducativa) e quindi consapevoli in fieri che solo dove c'è uguaglianza -
economica, s'intende - là c'è possibilità di giustizia, là solo l'eventuale crimine
è un residuo che va riportato ad una patologia da curare in opportuni centri di
psichiatria criminale.

Si dimetta, signor Catricalà. Con l'augurio di ogni bene da parte dell'80enne