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La Generazione F e il figlio dottore

di Debora Billi - 25/02/2009

Fonte: crisis

 
 
Qualche giorno fa, sul forum, ci si preoccupava per gli studi dei figli. "Rimango disoccupata" diceva Maria "ma mia figlia dovrà proseguire gli studi come si deve! Ne va del suo futuro!"

Jay Hansen, il creatore dell'ormai mitico dieoff.com, pionere del peakoil e uno dei più estremi catastrofisti in giro per la Rete, ha affermato: Se sei nato dopo il 1960, probabilmente morirai violentemente, o di fame, o di malattia contagiosa. Ve l'ho detto, che è un catastrofista. Le generazioni successive ai boomers sono state poi chiamate la X generation, la Y generation, e la differenza tra l'una e l'altra consisteva sostanzialmente in consumi diversi, gli uni il cellulare gli altri l'iPod. Ma chi è nato intorno al 2000 fa parte di quella che più di qualcuno oggi chiama la "F Generation", la Generazione F, dove la F sta per fucked... ovvero fottuta.

E' una generazione che ha fatto in tempo a crescere con lussi, comodità, tecnologia, consumi e sprechi. Ma non ne godrà. Ha senso allora preoccuparci del futuro dei nostri figli nello stesso modo in cui l'abbiamo fatto finora, o l'hanno fatto le generazioni precedenti? Ha senso, tanto per fare un esempio, progettare corsi universitari, master all'estero, corsi di lingue, per un ragazzino tredicenne? "Devo offrirgli delle opportunità!" per carità: sacrosanto. Ma siamo certi che esisterà ancora il luxury designer, o il marketing dei mercati emergenti, il senior finance analyst, l'esperto di macchinari diagnostici ospedalieri ad alta tecnologia, siamo sicuri che il mercato del lavoro tra dieci o quindici anni si baserà ancora su master internazionali, conoscenze multilingue e multitecnologie?

Dieci o quindici anni. Non so quanto sia salutare abbandonarsi a sogni automatici, immaginare il pargolo ormai cresciuto che salta su un aereo per un meeting a Singapore sulla penetrazione nel mercato coreano della lingerie d'autore francese, e mamma che saluta commossa al check-in. Oppure, più deprimente, raffigurarsi il figliolo trilingue che con due master in tasca fa la fila per un posto al call center... ci saranno ancora, i call center, tra 15 anni?

Un momento: lungi da me affermare che non serve studiare. Per carità, non sto suggerendo di instradare i figli all'antica arte del maniscalco o del norcino. La cultura ci servirà più che mai, in futuro... se non altro per farsi prendere un po' meno per i fondelli. Quello che voglio discutere, invece, è il togliersi il pane di bocca per programmare un percorso di studi da mondo globalizzato e in perenne crescita là dove non ha più alcun senso. Creando inoltre assurde aspettative in ragazzini a cui dovrebbe essere invece insegnato un po' di sano realismo.

Il curriculum del 21° secolo sarà molto diverso dal nostro, meglio mettercelo in testa. Ben venga allora il figlio dottore, se sa fare una diagnosi senza l'aiuto di 2 faldoni di analisi con macchinari elettronici e sa aprire e richiudere una pancia senza laser e microtelecamere.

Ne riparleremo.