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Un mese di amministrazione Obama

di Patrick Martin - 25/02/2009

 

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23 febbraio 2009


Un mese fa Barack Obama si è insediato come 44° presidente degli Stati Uniti. Il senatore democratico ha ottenuto una convincente vittoria elettorale dopo una campagna nella quale si è presentato come la personificazione del "cambiamento" e si è appellato all'opposizione di massa alla guerra in Iraq, alla rabbia per le ripetute violazioni della Costituzione e dei diritti democratici da parte dell'amministrazione Bush ed alla crescente preoccupazione sulle dimensioni della crisi economica e finanziaria. All'incirca trenta giorni dopo che Obama è entrato alla Casa Bianca, è appropriato redigere un bilancio preliminare.

Obama è entrato in carica durante una crescente crisi finanziaria ed economica mondiale. Le sue politiche economiche, l'epicentro principale dei suoi primi 30 giorni in carica, consistono in una serie di iniziative mirate a puntellare il sistema del profitto e a salvaguardare il dominio economico delle gigantesche banche e degli investitori miliardari, a spese della gente che lavora:

• La legislazione di stimolo economico, una misura da soluzione provvisoria di $787 miliardi per impedire un crollo completo della spesa dei consumatori e del governo statale e locale. Mentre le imprese beneficiano di tagli fiscali e di contratti per le infrastrutture e una grande fascia di famiglie ad alto reddito ottiene l'esenzione dall'Imposta Minima Alternativa (che vale più di $2.000 per ciascuna), la maggior parte dei lavoratori riceverà un minuscolo taglio fiscale di $400

• Il secondo turno del salvataggio bancario decretato lo scorso autunno dalla Camera e dal Senato (compreso il voto di Obama), che prevede altri $350 miliardi per l'elite finanziaria. Di questo, la gran parte sarà utilizzata in un altro giro di donazioni di contante a banche, hedge fund e ad altri istituti di prestito, incluso il lancio di un Term Asset-Backed Securities Loan Facility, o TALF, che assicurerà un trilione di dollari in prestiti a basso costo ai principali hedge fund e ad altri speculatori

• Il salvataggio del settore auto (utilizzando fondi del salvataggio bancario), che richiederà, come condizione per un nuovo prestito alla GM ed alla Chrysler, la distruzione degli standard di vita per i quali hanno combattuto generazioni di lavoratori del settore auto. Salari, pensioni e benefici sanitari saranno svuotati, mentre il sindacato United Auto Workers sarà impiegato come una forza di polizia diretta contro la massa dei lavoratori dell'auto.

• Il salvataggio del settore immobiliare, annunciato da Obama il 18 febbraio, che prevede assistenza a relativamente pochi dei milioni che ora o presto affronteranno la minaccia di pignoramento. La misura è costruita così attentamente da salvaguardare gli interessi di profitto dell'industria dei prestiti ipotecari che la rivista BusinessWeek ha intitolato il suo rapporto "Un soccorso al mutuo che può piacere alle banche".

Un fatto chiarisce la vera lealtà di classe della nuova amministrazione, mascherata dalle retoriche espressioni di comprensione per i lavoratori di Obama. Gli assistenti di Obama si sono opposti con veemenza a misure che limitino le paghe ed i premi per gli alti dirigenti di Wall Street ed i banchieri le cui ditte hanno ottenuto salvataggi governativi. Dopo che il Congresso ha inserito un modesto coperchio ai premi nella legge dello stimolo, la Casa Bianca ha indicato che avrebbe chiesto la sua abrogazione. Nel frattempo, l'amministrazione ha insistito sul massiccio taglio dei salari e dei benefici per la massa dei lavoratori come parte del salvataggio dell'industria dell'auto.

Nella sua politica estera, la subentrante amministrazione è sempre stata impegnata alla continuazione delle politiche aggressive e militariste dell'amministrazione Bush. L'atto più rilevante dei quali è stato la scorsa settimana l'ordine di Obama per un incremento di 17.000 truppe USA in Afghanistan, parte di un'intensificazione che potrebbe raddoppiare il totale complessivo della forza militare degli USA che fa la guerra in quel paese. I militari USA hanno continuato i loro provocatorii attacchi missilistici al confinante Pakistan, dotato di armi nucleari, che sta pagando un prezzo crescente in termini di vite umane.

Nel frattempo, non vi è stato nessun atto riguardo alle promesse di Obama dell'anno elettorale di tirare fuori dall'Iraq le truppe da combattimento USA. Entro poche settimane dal voto del 4 novembre, Obama ha comunicato la propria intenzione di mantenere l'occupazione USA trattenendo il segretario alla difesa Robert Gates, l'architetto della politica di "aumento d'intensità" dell'amministrazione Bush in Iraq. Non è stato ritirato nessun militare USA ed gli ufficiali, incluso il comandante supremo in Iraq, generale Raymond Odierno, hanno respinto come inattuabile la promessa di Obama di ritirare in 16 mesi tutte le truppe da combattimento.

In altre aree della politica estera, l'amministrazione Obama ha echeggiato il suo predecessore con discorsi bellicosi in relazione alla Corea del Nord ed all'Iran e con accanito appoggio per la violenza dei militari israeliani a Gaza ed in Cisgiordania.

Riguardo ai diritti democratici, Obama ha emanato un ben pubblicizzato ordine entro pochi giorni dall'assunzione della carica, ordinando ai militari di chiudere il campo di prigionia della Baia di Guantanamo per la fine di quest'anno. Comunque, da allora una serie di atti hanno dimostrato che la nuova amministrazione accetta l'ordinamento fondamentale istituito da Bush e Cheney--che qualsiasi attacco ai diritti costituzionali possa essere giustificato nel nome della lotta al "terrorismo".

Degli ordini esecutivi hanno autorizzato la CIA a continuare la pratica della "deportazione", con la quale degli individui vengono sequestrati all'estero dai servizi segreti USA e quindi trasportati, in violazione del diritto internazionale, in paesi terzi dove possano essere "interrogati"—cioè torturati.

Nei primi tre casi dall'inaugurazione dove le politiche dell'amministrazione Bush nella "guerra al terrore" hanno affrontato la sfida del tribunale, l'amministrazione Obama ha difeso le pratiche correnti, appoggiando la pretesa di "segreti di stato" in due casi in California, esortando poi un tribunale a respingere un appello di prigionieri detenuti senza processo o accuse alla base USA di Bagram, Afghanistan, in condizioni a quel che si suppone peggiori che a Guantanamo.

Aggiunta a questo vi è stata una politica della linea dura verso gli immigrati dai Caraibi, più di recente riflessa in una crudele decisione di deportare migliaia di rifugiati haitiani rimossi lo scorso anno dalle loro case da una serie di uragani. (Proprio come significativo, la nuova amministrazione non ha proposto un centesimo di spesa addizionale di assistenza per le vittime della Costa del Golfo dell'uragano Katrina e dell'uragano Rita).

Nella sua squadra di comando, l'amministrazione Obama ha fatto ricorso agli stessi strati sociali rappresentati nell'amministrazione Bush, particolarmente quei settori dell'elite finanziaria più strettamente legati alla mania speculativa di Wall Street. E' arrivata al punto di mantenere individui direttamente implicati nel crollo finanziario, come Timothy Geithner, capo della Federal Reserve Bank di New York e personaggio chiave nei falliti salvataggi lo scorso anno sotto l'amministrazione Bush, ora segretario al tesoro di Obama.

Mentre godeva dell'appoggio di una parte significativa dei miliardari americani—Warren Buffett, George Soros, le famiglie Pritzker e Crown di Chicago e di molti altri—Obama ha adottato una prospettiva populista durante la campagna per le primarie dei democratici e poi durante le elezioni generali, facendo uso del suo sfondo multiculturale per lasciar intendere che sarebbe stato sensibile ai bisogni dei lavoratori, dei giovani e dei gruppi di minoranza oppressi.

E' degno di nota comunque che Obama non ha portato nel proprio ufficio una singola persona che poteva essere presentata credibilmente come un rappresentante dello scontento popolare. Il suo gabinetto è tratto interamente dall'establishment politico. All'opposto da qualsiasi pretesa populista, l'amministrazione è impegnata nell'incessante perseguimento del "bipartitismo", compresa la nomina di repubblicani nel gabinetto ed i tentativi di coinvolgere gli avanzi screditati dell'ultra-destra in tutto, dalle cerimonie inaugurali alla formulazione del pacchetto di stimolo.

Questi fatti fanno a pezzi i continui tentativi di liberali come la rivista Nation di presentare il nuovo governo come espressione dell'opposizione popolare a Bush ed alla destra. L'amministrazione Obama costituisce un tentativo, da parte di settori importanti della classe dominante, scossa dai fallimenti dell'amministrazione Bush e dal disastro finanziario, di ingannare il popolo americano con vaga retorica mentre vengono fatti gli sforzi più intensi per salvaguardare la posizione dell'oligarchia finanziaria, sia all'interno che all'estero.

L'amministrazione Obama dimostra l'impossibilità di realizzare qualsiasi cambiamento significativo entro le esistenti istituzioni politiche ed il sistema a due partiti. Questi sono totalmente dominati da due forze: l'apparato militare e di intelligence ed i grandi interessi finanziari.

I lavoratori ed i giovani che cercano un'autentica alternativa alla camicia di forza della politica capitalista dovrebbero raccogliersi a sostegno del Socialist Equality Party e costruire il SEP come il partito politico indipendente della classe lavoratrice, per mobilitare l'opposizione di massa al sistema del profitto sulla base di un programma socialista ed internazionalista.

Articolo originale:
http://www.wsws.org/articles/2009/feb2009/pers-f23.shtml

Traduzione di Freebooter