Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Un'altra puntata della discarica Africa

Un'altra puntata della discarica Africa

di Simone Santini - 25/02/2009





africarifiuti

La notizia arriva dalla Gran Bretagna. Una inchiesta giornalistica condotta dal quotidiano The Independent, da Sky News, e dall'associazione ambientalista Greenpeace, ha portato alla scoperta di un colossale traffico illegale per lo smaltimento di rifiuti pericolosi tra Regno Unito e Nigeria.





Secondo la legge inglese esistono precise norme per smaltire o riciclare elettrodomestici e apparecchiature elettroniche che possono contenere materiali e componenti pericolosi per l'ambiente e che necessitano quindi di speciali trattamenti. Da circa due anni, come recepimento di una direttiva comunitaria, sono nati presso i comuni inglesi dei centri per la raccolta e lo smaltimenti di televisori, computer, stampanti, telefonini, lavatrici, frigoriferi e quant'altro venga dismesso dalle famiglie britanniche perché rotto o semplicemente vecchio.
Questi centri dovrebbero verificare se le apparecchiature sono da buttare o possono in qualche modo essere riutilizzate come materiale usato, o almeno in qualche loro componente.
E qui la legge consente una scappatoia lucrosa: se l'apparecchio è ormai semplice rifiuto, deve essere smaltito in Gran Bretagna con protocolli appositi che evitino inquinamento e dispersione ambientale, e si tratta di procedure spesso costose. Ma, se l'apparecchio è ancora utilizzabile, può essere esportato e venduto all'estero.
toxic-africaAccade così che società di intermediazione acquistino in blocco i rifiuti, e senza distinzione tra materiale da smaltire o materiale di recupero, lo vendano e trasportino nel Terzo Mondo dove finisce in minima parte in qualche mercato locale, o dove, per lo più, viene smaltito senza alcun controllo ambientale.
Gli autori dell'inchiesta giornalistica hanno voluto toccare con mano il meccanismo. Hanno così seguito l'intero tragitto di un vecchio televisore del tutto inutilizzabile ma al cui interno avevano inserito un trasmettitore satellitare GPS. La televisione-spia è così passata da un centro di raccolta dello Hampshire, al porto inglese di Tilbury, da qui messo in un container e portato a Lagos, in Nigeria, dove ogni giorno arrivano una quindicina di container carichi di ogni tipo di residuo elettronico industriale. Qui gli autori dell'inchiesta si sono premuniti di riacquistare il loro televisore prima che facesse la fine di tanto altro materiale: buttato senza precauzioni in discariche a cielo aperto, immensi cimiteri di apparecchi elettronici.
Queste discariche sono la piccola fortuna di milioni di diseredati (che a Lagos vivono di ogni espediente, così come nei sobborghi di tutte le grandi città africane come nel resto del sud del mondo) che cercano di riciclare tutto il possibile: soprattutto rame, piombo, coltan. Ma pagano caro il prezzo di frugare tra le antiche ricchezze dell'opulente occidente. In queste apparecchiature sono contenuti materiali altamente nocivi per la salute, come ad esempio il mercurio che attacca reni e sistema nervoso, o il bario letale per apparato digerente e polmoni, o i tanti materiali plastici e di rivestimento che devono essere bruciati per prelevare i metalli e che sprigionano diossina e tossine cancerogene.
Si è calcolato che dalla sola Gran Bretagna siano arrivati in Africa 10mila tonnellate di televisori e 23mila tonnellate di computer classificati come rifiuti pericolosi, e che, più in generale, il 47% di tutte le scorie prodotte in Europa, Italia compresa, vengano spedite nei Paesi in via di sviluppo. I due paesi che godono maggiormente di tale fortuna sono appunto la Nigeria e la Somalia.
È possibile ritenere che questa inchiesta abbia semplicemente portato alla luce traffici di gente senza scrupoli o che sia l'intero sistema della produzione industriale occidentale predisposto per tale esito? Vogliamo qui ricordare, come fatto altrove (si veda, ad esempio, il nostro precedente A volte ritornano: Lawrence Summers e la discarica Africa ) ciò che scriveva Lawrence Summers nel 1991 quando ricopriva il ruolo di alto funzionario della Banca Mondiale, prima di diventare segretario del Tesoro americano dell'amministrazione Clinton, rettore di Harvard (ovvero la più prestigiosa università americana) ed essere recentemente nominato da Barak Obama direttore del Consiglio Nazionale dell'Economia statunitense.
Questo uomo, esempio di massimo livello della leadership occidentale, scriveva dunque quanto segue in un memorandum riservato della Banca Mondiale. Ai lettori di trarre le necessarie conseguenze:

"Vi sono [...] validi motivi per cui la Banca Mondiale dovrebbe incoraggiare un più intenso trasferimento delle industrie inquinanti verso i Paesi meno sviluppati: [...] una certa quantità di inquinamento dovrebbe venire prodotta nei Paesi con i costi minori, ovvero nei Paesi con i salari più bassi. Credo che la logica economica a sostegno dello smaltimento dei rifiuti tossici nei Paesi più poveri sia impeccabile e che noi dobbiamo accettarla. [...] Ho sempre pensato che i Paesi poco densamente popolati dell'Africa siano decisamente sotto-inquinati, paragonati a metropoli come Los Angeles o Mexico City. Solo il deplorevole fatto che la maggior parte dell'inquinamento sia generato da industrie nazionali e quindi non trasferibili (trasporti, produzione di elettricità, ecc.) e che le spese per il trasporto dei rifiuti solidi siano così alte, impedisce alle società mondiali di intensificare il "trasferimento" dell'inquinamento dell'aria e dei rifiuti. La richiesta di un ambiente pulito per motivi estetici e di salute è direttamente proporzionale al reddito di una nazione. La preoccupazione riguardo un agente inquinante che aumenti di una su un milione le probabilità di venire colpiti dal cancro, ad esempio alla prostata, sarà ovviamente molto maggiore in un Paese dove la popolazione raggiunge un'età in cui si possa sviluppare tale tipo di tumore, piuttosto che in un Paese dove la percentuale di mortalità infantile sia intorno al 200 per mille. Ricordiamo che la produzione industriale è mobile, mentre il consumo di aria pura non è commerciabile".