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Meno volontariato? Più parlamentari

di Gian Antonio Stella - 04/03/2009

 


Valorizzare il territorio ed i poteri locali, frenare ogni vocazione centralistica, contrastare la tendenza ad espandersi della partitocrazia». E questo, scrive l`agenzia «Sicilia Domani», sotto lo squillante titolo «Una bella pagina di storia», l`obiettivo del MpA di Raffaele Lombardo. E chi aiuta finanziariamente l`agenzia diretta dall`onorevole Vito Scalia, che porta il nome d`un ministro del giurassico dc e osanna il Congresso del Movimento «che ha costituito il vero e proprio predellino di lancio, di un`Organizzazione nazionale federativa»? C`è scritto a piè di pagina: «Con il contributo dell`Assessorato Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione» della Regione Sicilia. E chi è il presidente della Sicilia? Il fondatore dell`MpA, Lombardo, in lotta contro la partitocrazia. Negli stessi giorni l`Assemblea Regionale Siciliana lanciava un altro segnale: la bocciatura, da parte della commissione speciale per la revisione e l`attuazione dello Statuto dell` Ars, del disegno di legge presentato dal deputato del Pd Giovanni Barbagallo che proponeva di ridurre i parlamentari regionali (guai a chiamarli consiglieri: la considerano un`offesa sanguinosa) da 90 a 70: «il dato siciliano (un deputato ogni 55.746 abitanti) è in stridente contrasto con altre regioni, come, ad esempio, la Lombardia, regione nella quale vi è un consigliere ogni 118.440 abitanti». Risparmio previsto: almeno 6.220. 807,20 euro. Quasi il doppio di quanto lo Stato italiano ha distribuito a tutte le associazioni non profit messe insieme con il ricavato (depennato dei soldi usati per abolire l`Ici) dell`8 per mille. No, ha risposto la commissione. Anzi, non vale neanche la pena di parlarne in Aula. Tutto si può dire, perciò, tranne che la notizia che alla buvette del Senato avevano deciso di abbassare i prezzi sia arrivata inaspettata. Non bastasse, Carmelo Lopapa scriveva su Repubblica che i senatori questori si erano affrettati a spiegare che, per carità, allo sconto del 20 per cento sugli scontrini precedenti «non corrisponderà un aggravio per le casse pubbliche» perché è la nuova gestione dell`elegante caffetteria di Palazzo Madama che, grazie a una bella razionalizzazione, consente un taglio. Scandalo. Ma come:i cittadini italiani integrano con 30 mila euro al mese i costi della «buvette» che con quei prezzi politici (pasta al ragù un curo e 80 centesimi, roast-beef due euro e 50, caffè 50 cent...) è destinata a chiudere in perdita per l`eternità e appena arriva la possibilità di risparmiare qualcosa fanno lo sconto non ai cittadini italiani ma ai senatori? E proprio in questi tempi di magra? Nel pomeriggio arriverà la retromarcia. In attesa magari di riprovarci la prossima volta. Scrive Marco Follini, sul Riformista, che su questi temi un  tempo cavalcati dalla destra e oggi dalla stessa destra totalmente rimossi Dario Franceschini dovrebbe dare battaglia («E pazienza se gli daranno del chierichetto») proponendo un taglio dei rimborsi elettorali e lanciando una campagna di sobrietà perché ci sono «tributi che una classe dirigente degna del nome paga alle avversità della crisi economica e allo spirito del tempo» e «a un certo punto arriva il momento in cui non si può più decentemente tirare avanti come se nulla fosse». Ha ragione. Totalmente ragione. Ma quanti sono, anche a sinistra, i sordi che non vogliono sentire?