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Anche Obama vede nero

di Andrea Angelini - 05/03/2009

 

Anche Obama vede nero



Dallo studio ovale della Casa Bianca, Barack Obama non è stato in grado di rassicurare i suoi connazionali che il peggio è finito e che la ripresa è vicina. Anzi.
Il presidente degli Stati Uniti, che pure ha impostato un deciso e “ambizioso” piano di sostegno all’economia e un analogo piano di salvataggio per i pescecane dell’Alta Finanza che hanno versato una barca di quattrini per farlo eleggere, ha dovuto ammettere che la crisi economica colpirà gli Stati Uniti anche nel primo trimestre del 2009. Ci sono, ha spiegato, ben poche possibilità di miglioramenti nel breve termine.
“Voglio parlare in modo molto forte e chiaro” ha ammonito Obama richiamando un noto intercalare americano e ricordando che il risultato dell’economia nell’ultimo trimestre del 2008 è stata il peggiore in oltre 25 anni. E poi, ha aggiunto, i primi tre mesi di quest’anno mostrano pochi segnali tali da far sperare in risultati migliori.
L’intervento di Obama è arrivato dopo giorni di ripetute e consistenti perdite registrate dai mercati finanziari di tutto il mondo. Ma anche dopo che i dati ufficiali hanno dovuto prendere atto di un calo del 6,2% dell’economia Usa nel quarto trimestre del 2008, decisamente peggiore del previsto. La Casa Bianca è quindi intenzionata ad affrontare con decisione la sfida che attende gli Stati Uniti. Una sfida che avrà per teatro Wall Street e le Main Street delle città, per arrivare anche sul tavolo della cucina delle famiglie americane. Per Obama la sfida è chiara: è necessario incrementare i prestiti alle imprese e alle famiglie in modo che possano finanziare l’acquisto di tutto ciò che è necessario. Dalle scorte di magazzino agli stipendi, all’acquisto di una casa, di una macchina, ai soldi per il college dei figli.
Vede nero anche Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve. A suo avviso cui sarà ancora molto da fare per stabilizzare il sistema finanziario. Bernanke, nel corso di una audizione alla commissione bilancio del Senato Usa, ha confermato che sul breve termine le prospettive a restano molto difficili e nessuna ripresa è possibile se permane la crisi nei mercati finanziari, che sono “ancora soggetti a stress persistenti”. Una maniera elegante per dire che gli speculatori non riescono a muoversi indisturbati come in passato con le loro speculazioni ed anche che il mercato cosiddetto “sano”, quello che agiva a rimorchio della speculazione, deve ancora prendere le misure della nuova realtà. Così Bernanke ha dovuto confermare il suo allineamento alla linea Bush e a quella di Obama: salviamo le banche che hanno speculato. Nel breve termine, ha spiegato, non resta che continuare “in maniera coraggiosa” con dosi massicce di aiuti pubblici. Favorire la ripresa è un imperativo categorico e questo “anche se il deficit federale dovesse continuare a salire”. Tanto i titoli pubblici Usa, è il suo ragionamento implicito, continuerebbero a trovare acquirenti, negli Usa come in Asia e in Europa. La situazione del mercato del lavoro, ha aggiunto, è peggiorata nelle ultime settimane e per favorire gli investimenti e l’occupazione i tassi di interesse rimarranno bassi ancora per diverso tempo. Bernanke, pressato dai senatori che nel weekend dovranno rendere conto del proprio operato agli elettori del loro Stato, ha cercato di difendere il salvataggio del colosso assicurativo AIG che proprio venerdì scorso ha incamerato altri 30 miliardi di dollari di aiuti che hanno portato il totale a 163 miliardi. Versamenti necessari, si è difeso, per evitare di portare i libri in tribunale e fare fallire la società il cui disastro, ha ammesso, ha evidenziato l’insufficienza delle regole esistenti ad evitare che il gruppo potesse mettere in atto le proprie speculazioni ed esserne travolto. Bernanke ha ammesso di condividere il disappunto dei senatori e ovviamente, ma non lo ha detto, la rabbia dei cittadini costretti a tirare giornalmente la cinghia e che ancora una volta hanno vista premiata la speculazione. Ma la Federal Reserve e le amministrazioni Bush e Obama non avevano nemmeno i requisiti legali per fare chiudere e fallire AIG. La speranza di Bernanke è che i regali di Stato siano riusciti a stabilizzarla. E per favorire tale traguardo AIG dovrà vendere le attività “non strategiche”.
Quelle non strettamente legate alla sua attività assicurativa.