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I Palestinesi in Libano

di Ali Faisal - Dagoberto Husyn Bellucci - 08/03/2009



Il dr. Ali Faisal ci ha accolto negli uffici del Fronte Democratico per la
Liberazione della Palestina all'interno del campo profughi di Mar Elias nel
cuore della capitale libanese. Una lunga intervista per fare il punto della
situazione dei palestinesi nel paese dei cedri a quasi due anni dai tragici
fatti di Nahr el Bared e dell'insurrezione jihaidista del gruppo di Fatah al
Islam che , per oltre tre mesi, ha tenuto militarmente impegnato l'esercito
libanese occupando il campo profughi a nord di Beirut e attorno alla regione
settentrionale di Tripoli. La presente intervista, rilasciata ai primi di
settembre 2008 e integrata da alcune domande nel febbraio 2009 dopo i tragici
eventi di Gaza, è stata realizzata in lingua francese.


1) D - Dr Faisal facciamo il punto della situazione generale dei palestinesi
in Libano: qual'é attualmente il rapporto con le Istituzioni libanesi dopo i
fatti di Nahr el Bared?

1) R: "Voi sapete perfettamente che la situazione per i palestinesi del
Libano non è delle migliori un pò come tutti i profughi palestinesi della
diaspora. In Libano vivono circa 400.000 palestinesi che formano il 10% della
popolazione di questo paese. Pur conoscendo il nostro status di rifugiati
politici e le vicende storiche del recente passato i palestinesi hanno cercato
di mantenere i migliori rapporti possibili con le autorità libanesi ma ancora
c'é molto lavoro da fare per quanto riguarda i diritti civili del nostro
popolo.
In Libano non abbiamo diritti civili e molte sono le limitazioni che la legge
libanese ha imposto relegandoci spesso a cittadini di seconda categoria. Ai
palestinesi a tutt'oggi non è concesso l'acquisto di beni mobili (recentemente
è stata varata una legge che vieta anche i passaggi di proprietà ai
palestinesi) il che costringe i più a vivere relegati nei campi profughi, oltre
73 professioni ci sono precluse, non ci sono diritti neanche nel settore
dell'istruzione pubblica, nè quelli legati all'assistenza medica che - in
massima parte - è gestita da organizzazioni non governative straniere che
lavorano in stretto contatto con i principali gruppi politici che hanno la
responsabilità dei campi profughi come assicurato dalla legge nazionale del 67
che ci autorizza a gestire autonomamente i 12 campi sparsi per tutto il paese.
Possiamo dire che probabilmente in Libano i palestinesi vivono una situazione
di perenne precarietà: si sopravvive soprattutto attraverso gli aiuti umanitari
che arrivano attraverso la mediazione dell'UNRWA (United Nations Relief and
Works Agency ndr), alle rimesse delle famiglie palestinesi stanziate
all'estero e appunto all'attività autonoma di o.n.g. Dovete inoltre tener
presente che ai palestinesi in Libano risulta difficile anche poter emigrare.
Da un lato ci è stato precluso il diritto al ritorno in Palestina , sancito
dalla risoluzione 194 delle Nazioni Unite del 1948, anche se il governo
libanese continua a considerare la nostra sistemazione come temporanea;
dall'altro lato ottenere visti presso qualunque ambasciata straniera è
praticamente impossibile per la maggior parte dei palestinesi che hanno
passaporto da rifugiati e sono costretti a vivere giuridicamente in una
condizione di semi-apolidità."


2) D - Il campo di Mar Elias , nella quale avete i vostri uffici politici, è
uno dei più piccoli del Libano e si trova situato quasi al centro della
capitale Beirut. Quali sono i problemi più urgenti per voi che vivete in questo
campo-profughi, come avete vissuto i fatti di Nahr el Bared dell'estate 2007 e
qual'è la vostra opinione sull'attività del governo libanese rispetto ai
problemi dei profughi in generale?

2) R: "Mar Elias è sicuramente uno dei campi profughi più piccoli e quindi
anche più facilmente controllabili da infiltrazioni di elementi che - come
avvenuto a Nahr el Bared - hanno pensato di utilizzare la carta palestinese per
destabilizzare ulteriormente il Libano. Noi del FDLP come tutti gli altri
dirigenti politici delle diverse organizzazioni della Resistenza ci siamo
opposti fin dall'inizio a qualsiasi tentativo di strumentalizzazione della
questione palestinese e abbiamo sempre dichiarato che i palestinesi del Libano
non avrebbero preso parte alcuna alle diatribe politiche interne. A Mar Elias
vivono circa 9000 persone la maggioranza sono anziani e bambini. Come avrete
visto visitando il campo molti sono i problemi che ci troviamo ad affrontare
nella quotidianità: dalla mancanza di energia elettrica alle risorse idriche
spesso scarse passando per la distribuzione degli aiuti umanitari e finendo con
quelli relativi all'istruzione per l'infanzia. L'UNRWA a creato scuole primarie
destinate alla scolarizzazione dei bambini ma , rispetto alle scuole pubbliche
libanesi, soffriamo di sovrannumero: spesso anche 60 bambini per classe. E il
problema si pone ancor più nettamente a livello di scuola secondaria. Le
conseguenze di questa situazione sono quotidianamente vissute sulla pelle da
ogni singolo appartenente alla comunità palestinese che spesso si ritrova, come
dicevo prima, a vivere una condizione di costante precarietà e ghettizzazione
in seno alla società libanese: i salari , che sono già bassi per molti
libanesi, sono ridotti ai minimi e i lavoratori palestinesi spesso devono
accettare qualsiasi condizione se vogliono trovare un impiego. Per questo
motivo il tasso di disoccupazione tra i palestinesi è elevato. Per quanto
riguarda direttamente l'attività dell'esecutivo libanese noi abbiamo sempre
cercato di trovare punti d'intesa su qualsiasi questione affrontando i diversi
problemi con spirito di collaborazione costruttiva. Va detto che la rivolta di
Nahr el Bared di un'anno e mezzo fa non ha aiutato i cittadini palestinesi nè
la nostra causa provocando notevole apprensione nell'opinione pubblica
libanese. Le organizzazioni politiche palestinesi hanno fin dall'inizio preso
posizione contro le violenze e gli atti di terrorismo commessi da Fatah al
Islam cercando di mediare tra le autorità di Beirut, l'esercito libanese da una
parte e la necessità di evacuare i civili palestinesi rimasti intrappolati
all'interno del campo e di fatto prigionieri di una situazione che ha rischiato
di aprire scenari davvero tragici per i palestinesi in Libano."

3) D - Parliamo adesso della situazione di Nahr el Bared oggi: a distanza di
un anno e mezzo quale dr. Faisal la vostra opinione su quella rivolta e
soprattutto cosa pensate dei rallentamenti che finora hanno impedito ai
profughi di far ritorno alle loro case?

3) R: "Nahr el Bared rappresenta una ferita ancora aperta nei rapporti tra
esecutivo e società libanese e palestinesi in Libano. Ancora non è chiaro quale
sarà il futuro per i circa 30mila civili palestinesi sfollati durante gli
scontri ed esistono molti punti oscuri sul futuro di questo campo profughi. A
distanza di un anno dalla fine dei combattimenti non sono ancora cominciati i
lavori di ricostruzione e le stesse agenzie internazionali che si occupano
della situazione hanno espresso i loro timori sulla reale volontà delle
autorità libanesi di autorizzare la ricostruzione e il ritorno dei profughi
nelle loro case. I timori in questo senso esistono ed è necessario che siano
intrapresi tutti i passi necessari per accelerar
e i lavori: c'é il rischio che
si possa ripetere una nuova Taal el Zaatar. Il governo libanese aveva
assicurato lo stanziamento di 44 milioni di dollari per la ricostruzione ma
ancora non si è visto niente. Inoltre dobbiamo sottolineare che se da un lato
c'è stato un notevole sforzo per lanciare appelli alle organizzazioni
internazionali è anche vero che è mancato un coordinamento tra tutte queste
iniziative e la stessa UNRWA ha escluso quei gruppi non collegati alle Nazioni
Unite. Per quanto riguarda poi il campo a Nahr el Bared ci sono ancora
stanziati reparti dell'esercito libanese , poche sono le famiglie che hanno
avuto l'autorizzazione a rientrare e tra queste chi è tornato ha soltanto
potuto constatare i danni prodotti dai combattimenti alle proprie case e far
ritorno all'altro campo di Beddawi dove sono attualmente stanziati. Beddawi con
i suoi 15mila profughi è dall'estate 2007 al limite della capienza e la
situazione sia per quanto riguarda i servizi sanitari che per tutte le altre
questioni pratiche è precaria. A Beddawi i profughi vivono in condizioni spesso
disumane: costretti a dormire per terra o a trovare un posto-letto dov'é
possibile, con servizi al limite del tollerabile. Anche i progetti
internazionali che sono stati proposti trovano difficoltà di applicazione sia
per la situazione reale che per impedimenti burocratici. Il premier Siniora ha
assicurato che la ricostruzione di Nahr el Bared verrà ultimata anche se non si
capisce esattamente nè quando nè come: sono previsti una serie di interventi
mirati che dovrebbero assicurare il ritorno completo e l'efficienza abitativa
del campo entro il 2010 ma i dubbi che ciò sia realizzabile entro quella data
rimangono."


4) D - Tornando alla situazione interna al panorama politico palestinese in
Libano qual'è la vostra opinione sui fatti di Gaza, quale ripercussione hanno
avuto e com'é stata vissuta la recente aggressione contro la striscia di Gaza
dai palestinesi del Libano?

4) R: "Abbiamo sempre affermato noi del Fronte Democratico per la Liberazione
della Palestina di agire esclusivamente per l'interesse generale della
Palestina e al di là dei singoli interessi di fazione. Come organizzazione
laica della Resistenza il FDLP ha sempre cercato di mediare qualsiasi
divergenza sorta all'interno dell'Autorità Nazionale Palestinese tra i diversi
partiti politici che compongono quest'organismo direttivo. In Libano i recenti
fatti di Gaza, l'aggressione sionista contro i nostri fratelli palestinesi che
vivono in quella situazione, sono stati vissuti con profondo dolore e
partecipazione: sono state organizzate manifestazioni e iniziative di ogni
genere per sostenere la Resistenza e i civili che fuggivano dai combattimenti.
Abbiamo visto sostanzialmente riproporsi la stessa situazione vissuta in Libano
due anni e mezzo fa , lo stesso scenario, le stesse vittime civili colpite
barbaramente dall'attacco israeliano. Noi , come gruppo della Resistenza, ci
siamo sempre appellati alle risoluzioni delle Nazioni Unite per rivendicare la
nascita di uno Stato autonomo palestinese e continueremo a farlo sulla base del
diritto internazionale che tutela i popoli oppressi e le minoranze aggredite.
Quella lanciata dagli israeliani è l'ennesima aggressione contro una parte del
nostro popolo ed è normale che il FDLP così come tutte le altre formazioni
della Resistenza palestinese in Libano si siano espresse in favore dei
miliziani e dei civili intrappolati nella Striscia di Gaza. La nostra posizione
è chiara: se sarà possibile applicarle esistono delle precise risoluzioni delle
Nazioni Unite che espressamente obbligano Israele ad abbandonare i territori
occupati. Altrimenti è diritto dei palestinesi e di qualsiasi formazione della
Resistenza palestinese di continuare a opporsi a queste ingiustizie consumate
oramai da oltre sessant'anni nell'indifferenza generale dai dirigenti dello
stato ebraico."


*Direttore Responsabile Agenzia Stampa "Islam Italia"
da Haret Hreik , Beirut sud - Libano